XXIII DOM. T.O.
“Una folla numerosa andava con lui” (Lc
14,24). Gesù potrebbe fare carte false per trattenere questa folla –
i grandi numeri fanno gola a
molti -
; basterebbe guarire
due o tre persone o sfoderare tutta la Sua straordinaria capacità
oratoria, invece manifesta
immediatamente che i “numeri” non sono il Suo problema né il
fine della Sua presenza. Del resto lo sappiamo bene, chi rimase
con Gesù quando dovette affrontare l’odio degli uomini: Sua Madre,
la sorella di Sua Madre, Maria
di Cleofa, Maria di Magdala e
Giovanni. Dove erano tutti
gli altri?
Vi dirò di più, nella storia della
Chiesa, molto spesso, i grandi numeri hanno portato con sé un
indebolimento della forza della fede e della passione. La
vita consacrata, nasce nel momento stesso
in cui il Cristianesimo non
più perseguitato, può esprimersi liberamente. Quando la fede
comincia a non “costare” più nulla, tanti aderiscono alla
Chiesa, ma senza l’antica
radicalità; ecco allora che alcuni uomini e donne, scelgono di non
adeguarsi e si ritirano nel deserto, per non arrendersi e continuare
a essere un fuoco che arde. Sono
quei singoli – Benedetto da Norcia, Antonio il grande; Francesco di
Assisi e tanti altri che, hanno segnato una svolta nella storia.
Gesù allora
non sta chiedendo a nessuno
di disprezzare gli affetti più cari – saremo
giudicati sull’amore che avremo portato agli uomini, quanto più ai
nostri cari -, ma di fare una
scelta di campo: o scegli Lui
o scegli altro. Questo non significa che tutti debbono diventare
monaci, frati o suore. La sequela di Gesù può avvenire in qualsiasi
condizione di vita. Ai religiosi è affidato il compito di profumare
di Cristo ed essere una
memoria viva della bellezza della vita evangelica che, poi ognuno
esprimerà a seconda della vocazione ricevuta. La
vita consacrata non è altro che un invito a seguire Cristo con
passione e radicalità.
Quando a dodici anni Gesù rimase al
tempio a discutere con gli scribi e i sacerdoti, a Sua Madre
che, insieme a Giuseppe Lo aveva cercato disperatamente, rispose:
“Non lo sapevate che devono occuparmi delle cose del
Padre mio?” (Lc 2,49). Ecco
cosa significa “odiare suo padre, sua madre ...”:
scegliere la via evangelica, ogni volta che la volontà degli uomini
e quella di Dio entrano in conflitto. “Non crediate che
io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non
pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre
e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici
dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mc
10,34).
Sostanzialmente Gesù
ci sta dicendo, si proprio a te e a me che, essere cristiani non
significa altro che essere di Cristo, andare dietro a Lui, imparando
da Lui a vivere in maniera nuova, lasciandoci rendere nuovi da Lui.
Sembra tutto così esagerato, ma “questa è la nostra fede, questa
è la fede della Chiesa”. I Santi sono qui con noi, per
ricordarcelo. Noi possiamo permetterci solo la progressività del
cammino, ma non le mezze misure, la mediocrità, la tiepidezza.
Allora comprendiamo il
senso del discorso della torre da costruire o della guerra da
combattere: la vita cristiana è una cosa seria che, richiede
consapevolezza e scelte molto concrete.
Forse se le nostre
chiese si stanno svuotando, è anche perché noi che le abitiamo, non
riusciamo a mostrare la passione che ci abita e che, ci brucia dentro
come un fuoco. Chi
ci vede, vuole riconoscere i gesti e le parole di Cristo.
Perdonami Signore, se
fin’ora mi sono accontentato, non permettendo allo Spirito Santo di
essere vento che muove le mie vele e mi conduce dove vuole il Padre;
di esser fuoco che brucia i miei peccati e scalda il cuore; di essere
acqua che dove giunge porta vita. Io so che il Vangelo è la Tua
sapienza che mi insegna a vivere come deve vivere un uomo, ma troppo
spesso non ho il coraggio di metterlo in pratica: forza le mie paure
e difese e guidami là dover Tu sei e vuoi che sia con Te.
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