XXIV DOM. T.O.
“Vi sono uomini che vivono, solo perché hanno incontrato
un amore tale da offrire loro una ragione di vita” (Benedetto
XVI, 365 Giorni con il Papa). Essere cercati,
significa esistere per qualcuno che si è accorto della nostra
assenza; è prendere coscienza di avere valore, perché solo ciò che
ha valore viene cercato, merita di perdere del tempo. Abbiamo tutti
bisogno di un amore che ci tiri fuori dall’abisso dell’anonimato.
Abbiamo bisogno di sguardi, parole e gesti che ci dicano “tu sei
prezioso ai miei occhi”.
Quando il Papa ci invita ad andare verso le periferie
esistenziali, credo intenda anche questo: andare in cerca di coloro
che si sono abituati a non essere più cercati che, si sono
assuefatti all’idea di essere materiale di scarto. Una società che
genera scarti umani, non è e non può definirsi cristiana. Scrive D.
Bonoheffer: “In una comunità cristiana la cosa più importante
è che ognuno sia un anello indispensabile di una catena. … Una
comunità che lasci inutilizzati alcuni suoi membri, troverà in
qusto la causa della sua rovina” (Vita comune,
72).
La Chiesa è chiamata da Dio, da sempre e per sempre, a essere
un’oasi di umanità; non dove tutti sono uguali, perché questa è
un’illusione, ma dove tutti sono preziosi, nonostante la loro
diversità. Questa vocazione nasce con Cristo, il “Pastore buono”
che va in cerca di ogni uomo e deve continuare attraverso ciascuno di
noi; nessuno può sentirsi esentato, anche se ognuno lo deve fare in
maniera diversa. Forse è proprio tua moglie quella “dracma” che
si è perduta o quel vicino di cui non conosci nemmeno il nome, dopo
anni di condivisione dello stesso spazio; o quella persona che siede
accanto a te nel banco in chiesa, ecc …
C’è poi un altro livello ed è quello di chi si perde a causa
degli errori della sua vita. Il meraviglioso messaggio di Gesù è
che la persona non perde la sua dignità a causa dei suoi errori e
peccati; la può insozzare, sminuire, danneggiare, ma non la perde,
perché è fatta a immagine e somiglianza di Dio.
“Se
un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla
voce né di suo padre né di sua madre e, benché l’abbiano
castigato, non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e
lo condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove
abita, e diranno agli anziani della città: “Questo nostro figlio è
testardo e ribelle; non vuole obbedire alla nostra voce, è un
ingordo e un ubriacone”. Allora tutti gli uomini della sua città
lo lapideranno ed egli morirà. Così estirperai da te il male, e
tutto Israele lo saprà e avrà timore”
(Dt 21,18ss). Questa è la
logica della ELIMINAZIONE che
è stata TOTALMENTE negata da Dio che, “non vuole la
morte del peccatore, ma che si converta e viva”.
La CONVERSIONE ha preso il
posto della ELIMINAZIONE; non una misericordia stucchevole che
permette all’uomo di rimanere ciò che è, facendosi del male, ma
un percorso risanante che, conduce dalle tenebre alla luce, dalla
banalità alla sapienza; dal vuoto alla pienezza; dalla sopravvivenza
alla vita.
Quale diversità tra Mosè che cerca
di convincere il Signore a non “divorare” il popolo infedele e
quel Padre che a tutti i costi vuole riaccogliere il figlio perduto e
ritrovato. E’ cambiato Dio? Si è convertito pure Lui? Macché. Dio
è riuscito solo a fatica a mostrare il Suo vero volto e solo in Gesù
lo possiamo davvero vedere.
Cercami Signore: non stancarTi,
nonostante io mi nasconda da Te. Fa di me un cercatore dei miei
fratelli e delle mie sorelle; nessuno si senta trasparente alla mia
presenza.
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