Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 12 luglio 2020

Non passare oltre, Signore

XV DOM. T.O.

Ascoltando Gesù mentre racconta questa parabola, ci accorgiamo che sta parlando di sé: è Lui il seminatore che cammina per le strade della Palestina per annunciare alle “pecore senza pastore” la buona notizia di Dio; è Lui la “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Ci stupisce che usi immagini che possono comprendere solo coloro che vivono lavorando la terra, il popolo più semplice, ma proprio domenica scorsa Gesù stesso ha detto: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli(Mt 11,25). Gesù parla a coloro ai quali non parlava nessuno; quelli che non contavano niente, ma che, paradossalmente comprendono meglio degli altri.

Rimaniamo sorpresi dalla quantità di seme gettato dal seminatore, e chi non sa che in Palestina prima si seminava e poi si arava per seppellire il seme, potrebbe pensare a un contadino sbadato! Invece il seme è abbondante perché abbondante è la parola di Dio, che deve essere seminata, gettata senza parsimonia. Colui che annuncia sa che ci sono ascoltatori e ascoltatori, ma non per questo deve arrendersi:

- alcuni sentono risuonare la Parola, ma non l’ascoltano; superficiali, senza grande interesse né passione, non le fanno spazio nel loro cuore e non la lasciano agire;
- altri si lasciano entusiasmare, ma non hanno vita interiore, il loro cuore non è profondo, non offre condizioni per farla crescere: qualcosa germoglia per un po’ ma, non nutrito, subito si secca e muore. E’ un’occasione per le emozioni, ma non per la vita nuova;
- altri ancora avrebbero tutte le possibilità di essere fecondi; accolgono la Parola, la custodiscono, sentono che ferisce il loro cuore, ma sono dominati e distratti da altro;
- in fine c’è chi accoglie la Parola, la pensa, la interpreta, la medita, la prega e la realizza nella propria vita.

E’ evidente: noi siamo quei terreni; piuttosto che dividere il mondo dei credenti in quattro categorie, mi pare di poter dire che, nella nostra storia siamo stati un po’ tutti terreno sassoso, pieno di rovi, ma anche fertile. E’ difficile che uno sia sempre e solo in un modo o nell’altro. E’ vero che abbiamo perso tante occasioni: quanti ritiri spirituali, catechesi, prediche, ecc … sono passate senza lasciare il segno, ma misteriosamente qualcosa è penetrato nel profondo, germogliando in tempi non sospetti. E’ bellissima la consapevolezza che, nonostante noi: “Come ... la pioggia e la neve scend no dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”
(Is 55, 9s).

L’altra BUONA NOTIZIA è che il Signore non ci incasella, dandoci definitivamente per persi. In Paradiso non c’è un ufficio retto da un angelo che tiene i contatti con in ostri angeli custodi, per raccogliere informazioni e poi schedarci. Questo lo facciamo noi: quante persone sono state MARCHIATE e ROVINATE a causa di errori, anche gravi, commessi nel passato e per i quali sembra non esserci più appello.
Come dicevamo, Gesù è quel seminatore che sparge il seme della Sua parola e così fa germogliare la terra di Zaccheo il pubblicano; dell’adultera; di tutti quei pubblicani e peccatori che si sono recati da Lui, quando si sono accorti che non li teneva a distanza e, perfino dei suoi apostoli che, prima di risultare fecondi di frutti secondo il cuore di Dio, sono stati terra sassosa – tanti entusiasmi, ma poca tenuta -. Dove erano tutti loro mentre Gesù veniva processato, torturato e ucciso? L’errore di Giuda sta nel fatto di essersi dimenticato che, pur essendo terra arida, il Signore avrebbe potuto farlo prima o poi germogliare. Scrive don Fabio Rosini: “Noi viviamo tutti della seconda possibilità che Dio ci da’ e poi la terza, quarta, millesima. … bisogna stare attenti a dire: basta, non ti do più una possibilità” (Solo l’amore crea, 169).
Se Dio non fosse così il mondo sarebbe pieno di disperati, uomini e donne senza speranza, per i quali la vita non sarebbe altro che un interminabile punizione.
Ti ringraziamo Padre, perché attraverso tuo Figlio Gesù ci hai mostrato il Tuo vero volto; senza di Lui, saremmo angosciati – rimanda al termine angolo, luogo senza uscita -; non vogliamo sentirci scusati nei nostri ritardi, ma sappiamo che per Te c’è sempre ancora un’altra opportunita, almeno finché esaleremo l’ultimo respiro.

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