XV
DOM. T.O.
Ascoltando
Gesù mentre racconta questa parabola, ci accorgiamo che sta parlando
di sé: è Lui il seminatore che cammina per le strade della
Palestina per annunciare alle “pecore senza pastore” la buona
notizia di Dio; è
Lui la “luce
vera, quella che illumina ogni uomo”
(Gv 1,9).
Ci
stupisce che
usi
immagini che possono comprendere solo
coloro che vivono lavorando la terra, il popolo più semplice, ma
proprio domenica scorsa Gesù stesso ha detto: “Ti
rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli” (Mt
11,25). Gesù
parla a coloro ai quali non parlava nessuno; quelli che non contavano
niente, ma che, paradossalmente comprendono meglio degli altri.
Rimaniamo
sorpresi dalla
quantità di seme gettato dal seminatore, e chi non sa che in
Palestina prima si seminava e poi si arava per seppellire il seme,
potrebbe pensare a un contadino sbadato! Invece il seme è abbondante
perché abbondante è la parola di Dio, che deve essere seminata,
gettata senza parsimonia. Colui
che
annuncia sa che ci sono ascoltatori e
ascoltatori, ma
non per questo deve arrendersi:
-
alcuni
sentono
risuonare la
Parola,
ma non l’ascoltano;
superficiali,
senza grande interesse né passione, non le fanno spazio nel loro
cuore e non
la lasciano agire;
-
altri
si
lasciano entusiasmare,
ma non hanno vita interiore,
il loro cuore non è profondo, non offre condizioni per farla
crescere: qualcosa germoglia per un po’ ma, non nutrito, subito si
secca e muore. E’
un’occasione per le emozioni, ma non per la vita nuova;
-
altri
ancora
avrebbero
tutte le possibilità
di essere fecondi; accolgono la Parola, la custodiscono, sentono che
ferisce il loro cuore, ma
sono
dominati
e
distratti da
altro;
-
in
fine c’è chi accoglie
la Parola,
la pensa, la interpreta, la medita, la prega e la realizza nella
propria vita.
E’
evidente: noi siamo quei terreni; piuttosto
che dividere il mondo dei credenti in quattro categorie, mi pare di
poter dire che, nella nostra storia siamo stati un po’ tutti
terreno sassoso, pieno di rovi, ma anche fertile. E’
difficile che uno sia sempre e solo in un modo o nell’altro. E’
vero che abbiamo perso tante occasioni: quanti ritiri spirituali,
catechesi, prediche, ecc … sono passate senza lasciare il segno, ma
misteriosamente qualcosa è penetrato nel profondo, germogliando in
tempi non sospetti. E’ bellissima la consapevolezza che, nonostante
noi: “Come
... la pioggia e la neve scend no dal cielo e non vi ritornano senza
avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà
della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza
effetto, senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 9s).
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 9s).
L’altra
BUONA
NOTIZIA è che il Signore non ci incasella, dandoci definitivamente
per persi. In Paradiso non c’è un ufficio retto da un angelo che
tiene i contatti con in
ostri
angeli custodi, per raccogliere informazioni e poi schedarci. Questo
lo facciamo noi: quante persone sono state MARCHIATE e ROVINATE a
causa di errori, anche gravi, commessi nel passato e per i quali
sembra non esserci più appello.
Come
dicevamo, Gesù è quel seminatore che sparge il seme della Sua
parola e così fa germogliare la terra di Zaccheo il pubblicano;
dell’adultera; di
tutti quei pubblicani e peccatori che si sono recati da Lui, quando
si sono accorti che non li teneva a distanza
e, perfino dei suoi apostoli che, prima di
risultare
fecondi di frutti secondo il cuore di Dio, sono stati terra sassosa –
tanti entusiasmi, ma poca tenuta -. Dove erano tutti loro mentre
Gesù veniva
processato, torturato e ucciso? L’errore
di Giuda sta nel fatto di essersi dimenticato che, pur essendo terra
arida, il Signore avrebbe potuto farlo prima o poi germogliare.
Scrive
don Fabio Rosini: “Noi
viviamo tutti della seconda possibilità che Dio ci da’ e poi la
terza, quarta, millesima. … bisogna
stare attenti a dire: basta, non ti do più una possibilità” (Solo
l’amore crea,
169).
Se
Dio non fosse così il mondo sarebbe pieno di disperati, uomini e
donne senza speranza, per i quali la vita non sarebbe altro che un
interminabile punizione.
Ti
ringraziamo Padre, perché attraverso tuo Figlio Gesù ci hai
mostrato il Tuo vero volto; senza di Lui, saremmo angosciati –
rimanda al termine angolo,
luogo senza uscita -; non vogliamo sentirci scusati nei nostri
ritardi, ma sappiamo che per Te c’è sempre ancora un’altra
opportunita, almeno finché esaleremo l’ultimo respiro.
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