II DOM. AVV.
“Inizio del vangelo di Gesù, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Quante volte abbiamo usato questa parola vangelo, senza sapere bene cosa significhi. Si tratta di una parola composta da εὖ, "bene", e ἀγγέλλω "annunzio", e ha quindi il senso di "buona notizia". Pensate come siamo fortunati, ogni domenica, ma volendo ogni giorno, abbiamo il privilegio di ascoltare una buona notizia. Purtroppo spesso non ce ne rendiamo conto.
Proviamo ad ascoltare con attenzione e vediamo cosa ci vuol dire oggi Gesù, così che possiamo uscire da qui con il sorriso e il cuore più leggero.
L’evangelista, cioè colui che trasmette la buona notizia, ci parla di Giovanni Battista, il profeta austero che, battezza al fiume Giordano. Ascoltiamo cosa ci dice di lui un altro evangelista, Matteo: “ Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. ... colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,4ss). Vi pare una bella notizia questa tale da farci tornare a casa contenti? Dio avrebbe una scure in mano per tagliarci alla radice se non facciamo dei buoni frutti; e ci raccoglierebbe come si fa con lo scarto del frumento per buttarci nel fuoco.
Capite che, diventa molto difficile “preparare la via al Signore” (Mc 1,3); se Lui è così, conviene bloccare il Suo arrivo: scavare un fossato, preparare delle barricate e sbarrare le porte. Chi di noi aiuterebbe, chi vuole eliminarci?
Giovanni stesso si accorge a un certo punto che c’è un evidente contrasto tra ciò che aveva annunciato e ciò che si sta realizzando attraverso Gesù! Per queste ragioni Giovanni dal carcere manda alcuni suoi discepoli a interrogare Gesù stesso: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Gesù non risponde direttamente: “Sono io”, ma racconta ciò che sta facendo. Egli non è un giustiziere, un potente trionfante, ma uno che guarisce, fa il bene, consola: “Andate e annunciate a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo, la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo”.
Ecco la bella notizia: Gesù non viene per eliminarci, ma per guarirci; per cercarci, quando ci perdiamo; per ascoltarci, quando ci sentiamo soli: per consolarci, quando la disperazione si affaccia alla nostra porta, ecc … La conferma ci viene anche dal profeta Isaia: “Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità” (Is 42,2).
Egli rispetta il nostro limite, le nostre lentezze e ritardi; ci aspetta con pazienza, perché ciò che conta per Lui è che guariamo. Noi siamo più importanti dei risultati immediati. Gesù ci vuole santi, non supereroi.
Sembra strano, ma dopo 2000 anni di annuncio del Vangelo, ancora c'è bisogno di una voce che “gridi nel deserto”: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mc 1,3). Non possiamo nascondercelo, ancora oggi valgono le parole dell’evangelista, quando dice: “Non c’era posto per loro nell’albergo”.
Siamo immersi in tante cose; la vita ci chiede di correre; il rumore accompagna molte nostre giornate e così facciamo fatica a sentire la voce di Cristo che ci dice: “Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Come può il Signore, dirci una parola di consolazione, se siamo sempre altrove, se non ci fermiamo mai; se il cuore è sempre occupato?
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