Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 13 gennaio 2010

CONSIGLI DI LETTURA

Oggi vi consiglio un'opera, che considero fondamentale nella mia esperienza di fede, si tratta di "Sequela" di Dietrich Bonhoeffer. Egli era un pastore luterano, vissuto durante la drammatica età nazista. Essendo un protestante, nel testo si riconoscono alcuni aspetti che contrastano con il cattolicesimo, ma ritengo che, nonostante questo, sia un testo da meditare.
Sequela è del 1937, e corrisponde al «secondo periodo» dell'opera e dell'impegno di Bonhoeffer. Avevano preceduto le grandi opere a livello accademico Sanctorum Communio ( 193°) e Atto ed essere (193 I) e poi la piccola opera così esemplare per il livello di serietà scientifica e allo stesso tempo di traduzione vitale per la vita cristiana Creazione e caduta (1933). E nel frattempo si era già aperta la grande decisione e la grande lotta, di Bonhoeffer: la scelta per la Chiesa confessante nell'opposizione al nazismo, all'anticristo; Bonhoeffer era già direttore (1935) del Seminario per pastori della Chiesa confessante a Finkenwalde. E fu la vita di Bonhoeffer, fu il senso profondo della sua decisione che determina la collocazione del «secondo periodo» che, dal punto di vista degli scritti, si apre con Sequela. Non si tratta più, di opere accademiche che trattano attraverso gli strumenti della filosofia e della sociologia, del senso essenziale della Chiesa, del suo essere proprio, della sua funzione rivelatrice; ora il grave problema è quello di annunciare fortemente alla Chiesa il senso concreto, immediato, dell'obbedienza della Chiesa nella confessione di fede nel momento in cui a essa viene proposto un altro Dio che è soltanto un idolo innanzi al quale essa rischia di cadere inconsapevolmente in adorazione. Ora è venuto il momento in cui non è in primo piano il conoscere il messaggio, ma è il viverlo. Non più la grazia «a poco prezzo», ma la «grazia a caro prezzo», quella che costa la decisione della vita, la 'sequela' immediata di Cristo nella realtà della vita, nell'obbedienza alla realtà voluta e proposta da Dio, in una esigenza di «salto radicale» dell'individuo che compie la propria scelta personale al di là di tutte le formulazioni e persino di quelle ecclesiali. Sequela diventa in tal modo un attacco fortissimo a una Chiesa di moltitudine, a una cristianità visibile, a una situazione disimpegnata: è un richiamo alla decisione suprema ed estrema che chiama il discepolo, cioè ogni credente, come dice Paolo, a essere il 'mimo' di Cristo. La fede non può essere una scusa religiosa per non obbedire immediatamente, ma è risposta effettiva, concreta, immediata, tradotta in scelte radicali e definitive nel tessuto stesso della realtà.

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