RITI D’INGRESSO
“Lo scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’eucaristia” (PNMR 24).
Vediamo ora singolarmente ogni elemento:
- introito
- il saluto iniziale
- l’atto penitenziale
- il Kyrie
- il Gloria
- la colletta
– Introito
La Messa incomincia con l’entrata del sacerdote nel presbiterio. L’ingresso dovrebbe avvenire in forma processionale, con la croce e le candele che precedono i ministri e che significa che Cristo stesso presiederà la celebrazione. Insieme alla croce, dovrebbe essere portato in forma solenne l’Evangeliario, da collocare sull’altare, da lì dovrebbe essere tolto solo durante la liturgia della parola, per la proclamazione dell’Evangelo. Anche questo è un segno della presidenza eucaristica di Cristo.
La processione deve essere preferibilmente accompagnata da un canto, che ha una triplice funzione:
- dare inizio alla celebrazione
- favorire l’unione di mente e di cuore dei fedeli
- introdurre i fedeli nel mistero del tempo liturgico o della festività del giorno
Il fatto che l’assemblea canti o meno, già indica quale tipo di partecipazione è presente. Il canto è segno della gioia del cuore.
– Il segno della croce
Il gesto fondamentale della preghiera del cristiano è e resta il segno della croce. È una professione, espressa mediante il corpo, di fede in Cristo Crocifisso, secondo le parole programmatiche di san Paolo: «Noi annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor l,23s). E ancora: «Io non volli sapere tra di voi se non Cristo, e questi crocifisso» (2,2). Segnare se stessi con il segno della croce è un sì visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi; a Colui che nel corpo ha reso visibile l'amore di Dio fino all'estremo; al Dio che non governa mediante la distruzione, ma attraverso l'umiltà della sofferenza e dell'amore, che è più forte di tutta la potenza del mondo e più saggia di tutta l'intelligenza e di tutti i calcoli dell'uomo.
Il segno della croce è una professione di fede in Colui che ha sofferto per me e che è risorto; in Colui che ha trasformato il segno dello scandalo in un segno di speranza e dell'amore presente di Dio per noi. La professione di fede è una professione di speranza: crediamo in Colui che nella sua debolezza è l'Onnipotente; in Colui che, proprio nella apparente assenza ed estrema debolezza, può salvarci e ci salverà. Nel momento in cui noi ci segniamo con la croce, ci poniamo sotto la protezione della croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni delle nostre giornate e ci dà il coraggio per andare avanti.
La prendiamo come un segnale che ci indica la strada da seguire: «Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce su di sé e mi segua» (Mc 8,34). La croce ci mostra la strada della vita: la sequela di Cristo.
Noi leghiamo il segno della croce con la professione di fede nel Dio Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo. Esso diventa così ricordo del battesimo, in maniera ancor più chiara quando lo accompagniamo con l'uso dell'acqua benedetta. La croce è un segno della passione, ma è allo stesso tempo anche segno della resurrezione; essa è, per così dire, il bastone della salvezza che Dio ci porge, il ponte su cui superiamo l'abisso della morte e tutte le minacce del male e possiamo giungere fino a Lui. Essa è resa presente nel battesimo, nel quale diventiamo contemporanei alla croce e alla resurrezione di Cristo (Rm 6,1-14). Ogni volta che ci facciamo il segno della croce rinnoviamo il nostro battesimo; Cristo dalla croce ci attira fino a se stesso (Gv 12,32) e fin dentro la comunione con il Dio vivente. Poiché il battesimo e il segno della croce, che lo rappresenta e rinnova, sono soprattutto un evento di Dio: lo Spirito Santo ci conduce a Cristo, e Cristo ci apre la porta verso il Padre. Dio non è più il Dio sconosciuto; ha un nome. Possiamo chiamarlo, e Lui chiama noi.
Il segno della croce nel Nome della Trinità è una prima professione di fede. E’ l’espressione della consapevolezza di essere radunati dalla Trinità, presente con l’assemblea.
Il segno della croce è anche una sintesi del Vangelo, rappresentata dai suoi due bracci; quello verticale ci richiama il comandamento dell’amore a Dio: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Mt 22,37), mentre il braccio verticale il comandamento dell’amore al prossimo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Per questo scrive R. Guardini: “Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare”.
L’Amen dell’assemblea che lo sigilla e lo conferma, è l’accettazione da parte di tutto il popolo credente. Questo Amen significa: “Credo che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono tra noi”.
Il segno della croce è anche una sintesi del Vangelo, rappresentata dai suoi due bracci; quello verticale ci richiama il comandamento dell’amore a Dio: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Mt 22,37), mentre il braccio verticale il comandamento dell’amore al prossimo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Per questo scrive R. Guardini: “Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare”.
L’Amen dell’assemblea che lo sigilla e lo conferma, è l’accettazione da parte di tutto il popolo credente. Questo Amen significa: “Credo che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono tra noi”.
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