Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 27 febbraio 2010

SI TRASFIGURO' DAVANTI A LORO


II DOMENICA DI QUARESIMA

Le folle chi dicono che io sia?”; “Ma voi chi dite che io sia?” (Lc 9,18s); sono le domande che Gesù pone ai suoi discepoli. Subito dopo Egli dichiara: “Il Figlio dell’uomo … deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (9,21).

Questo è il contesto nel quale matura la Trasfigurazione; i discepoli seguono Gesù, sanno chi è – almeno la risposta di Pietro sembra dimostrarlo: “Tu sei il Cristo di Dio” -, ma in realtà ancora non hanno compreso granché di lui. L’evangelista Lc ha misericordia e non fa commenti, ma Mt registra la reazione diell'apostolo all’annuncio del Signore sulla sofferenza che l’attende: “Dio non voglia, Signore, questo non ti accadrà” (Mt 16,16), - Gesù lo deve mandare dietro a sé e lo chiama Satana -.

La Trasfigurazione è una risposta a questi discepoli. Dio scosta la tenda che vela il suo mistero e, per un istante, permette agli uomini di posarvi lo sguardo, per cominciare a capire.

Scrive Gv nel suo Prologo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. … E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,1;14). A Betlemme i pastori hanno contemplato l’umanità di Dio, al Tabor gli apostoli hanno ammirato la divinità. Sul monte il Verbo si è mostrato come luce: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Elia e Mosè, cioè l’A.T., con il primo liberatore, colui che ha dato la Legge al popolo d’Israele, e i profeti, confermano che Gesù – colui che era atteso come vero e definitivo liberatore – andrà a morire a Gerusalemme. Altro che “ questo non ti accadrà”.

Gesù porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, perché deve smontare le loro illusioni, le loro idee precostituite sul Salvatore e sulla salvezza: Dio salva morendo, perché paga il riscatto al Maligno; fa uno scambio: la sua vita al posto della nostra. Gesù non sceglie gloria e potere né vita facile, ma combatte con l'amore.

Se Gesù domenica scorsa ci ha condotti con sé nel deserto, oggi ci porta sul monte prima di rimandarci poi a valle.

Perché ci vuole sul monte? Perché è come se ci chiamasse a non accontentarci: a pensare solo alle cose della terra, dimenticando di essere “cittadini nei cieli” (Fil 4,1); oltre alla valle, c’è anche il monte sul quale troppo spesso non ci lasciamo condurre. Con quale conseguenza? Che il Signore Gesù, che si è avvicinato a me quanto più era possibile, rimane per me uno sconosciuto.

Certo, a volte, forse anche molto spesso, saliamo sul monte, ma dormiamo. Proviamo a pensare all’Eucaristia, momento privilegiato in cui Dio è presente con la sua carne e il suo sangue, cioè con tutto se stesso, per lasciarsi mangiare da noi; quante volte però non s’accende nemmeno una scintilla di stupore, ma tutto scade nella banalità di gesti ripetuti senzaconsapevolezza e passione. Potessimo uscire dalle nostre celebrazioni, ritornare a valle dove ci attendono i nostri fratelli, come Mosè che, dopo essere stato alla presenza di Dio, doveva velarsi il volto, tanto risplendeva.

Il Signore chiama chi di noi vuole solo camminare a valle e non prova più stupore, non si fa più domande, perché non cerca più risposte; chi sente che gli basta una fede che non è altro che una noiosa tradizione incapace di lasciare filtrare anche solo un raggio della luce di Dio; chi cerca nella fede, anzi, direi più propriamente nella religione, un’assicurazione sulla vita.

La Trasfigurazione oscura queste forme di religiosità, ci chiama ad alzare lo sguardo a salire sul monte di Dio, ad aprire il cuore, a non accontentarci di stanchi discorsi e risposte scontate.Nella Trasfigurazione Gesù ci dice: "Io non sono ciò che tu pensi che io sia; io non posso essere rinchiuso nei limiti delle tue idee".

La Trasfigurazione fa scaturire dal profondo il grido: “Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”, perché “io ti conoscevo per sentito dire”; “Signore, come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te”, “Signore se tu non mi parli, io sono come chi scende nella fossa”.


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