Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 20 marzo 2010

NEANCHE IO TI CONDANNO ...

Donna preparata per la lapidazione


V DOMENICA DI QUARESIMA


Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo … Non temere, perché io sono con te” (Is 43,4s); “Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai” (43,2); sono alcuni versetti che precedono il passo odierno di Isaia (I lettura): quanto abbiamo bisogno di sentire parole come queste; quanto bisogno di speranza in questo tempo di insicurezza.

Abbiamo emarginato Dio; l’abbiamo allontanato da noi e ora non abbiamo più chi ci aiuti ad affrontare la vita. Ci appigliamo a sostegni molto fragili, capaci di sostenerci per un po’, ma poi …? Eppure, a noi, popolo di “dura cervice”, dalla testa dura, incapaci di imparare dagli errori del passato, ancora oggi il Signore dice: “Tu sei prezioso ai miei occhi … Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato” (Is 43, 4; 49,14-15). Sappiamo bene che queste parole sono state rivolte anticamente al popolo eletto, a Israele, ma ora sono per me e per voi: per noi che oggi ci troviamo a dover affrontare la vita con tutte le sue fatiche (sono appena stati pubblicati i risultati di una ricerca dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Università Cattolica di Roma, dai quali risulta che dal 2000 al 2008 l’uso di psicofarmaci è aumentato del 310%; che dire poi dei suicidi che si succedono quasi quotidianamente per i problemi legati alla crisi economica?).

Quindi a noi il Signore dice: “Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa” (Is 43, 19). Attenzione alle semplificazioni; il “deserto” c’è e quanto lo stiamo allargando con le nostre concrete scelte quotidiane (anche l’attuale pesante crisi economica è frutto di un’economia che non vuole avere a che fare con Dio; di un’economia che vuole essere legge a se stessa), ma il Signore ci offre una via per uscirne.

Allora bisogna camminare, anche se il sole è cocente e l’arsura ci strema. Se non si cammina si muore nel deserto, se ci si lascia prendere per mano, lentamente, ma sicuramente se ne uscirà. Anche Paolo afferma: “Non ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla” (Fil 3,12). Certo, Paolo aveva un vantaggio dalla sua parte: “Mi sforzo di conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (3,12). L’apostolo cammina, perché sa che la sua vita è in mano a uno affidabile; Egli sa di avere a che fare con una persona concreta, non con un concetto, un’idea. Lasciarsi prendere per mano da un concetto non è molto allettante.

Camminiamo insieme in questo deserto, non scegliamo di muoverci da soli; noi siamo il popolo di Dio; noi siamo il corpo di Cristo.

Gesù Cristo è la strada da percorrere. Non dobbiamo metterci davanti a Lui e cominciare a discutere le sue parole, ma dobbiamo metterci dietro e con pazienza camminare: Lui conosce la strada per uscire dal deserto, noi conosciamo solo quella per entrarvi.

Il Signore vuole la salvezza di ognuno di noi; Gesù non fa altro che proclamare parole chiare e nette. Il Suo nome è la prima garanzia: Gesù – Dio salva -. Ricordiamo la parabola del fico sterile di due domeniche fa? a colui che vorrebbe tagliare l’albero infruttifero viene risposto:“lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai» (Lc 13,8). E che dire della splendida parabola del padre misericordioso?

Oggi poi Gesù ci conferma con la vicenda di questa povera donna. Vorrebbero eliminarla, tagliarla, gettarla giù dalla barca di Pietro, perché questa è la logica del maligno: eliminare, condannare, dannare, distruggere. Ancora una volta, però, Gesù è lì a dire una parola inequivocabile: “Nessuno ti ha condannata? … Neanche io ti condanno: va’ e non peccare più” (Gv 8,11). Non le sta dicendo: “Rimani tranquillamente nel tuo deserto; soffri pure per la sete e il calore” , no le intima di uscire dal deserto.

Aiutiamoci a vicenda a salvarci, ognuno come può e come sa. Non tiriamoci le pietre. Chi di noi tirerebbe dei sassi a uno che sta annegando? Credo proprio nessuno. Eppure non ci facciamo grossi problemi a tirarli verso i nostri simili che sono affannati dal loro peccato.

Non dimentichiamo che anche noi siamo dalla parte dell’adultera - infatti nessuno di noi avrebbe il coraggio di tirare la prima pietra -; anche noi abbiamo bisogno di salvezza.

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