Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 11 aprile 2010

COME IL PADRE HA MANDATO ME ...

"La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Quanto mi impressiona questo avverbio “come”, perché dice continuità e identità. Gesù invia gli apostoli come il Padre ha inviato Lui; e fin qui nessun problema, ma se andiamo fino in fondo alle parole e ci accorgiamo che il Signore ha mandato gli apostoli per continuare a fare quello che Lui ha fatto, allora cominciano a venirci i brividi e ci scopriamo inadeguati.
Colui che è Dio, per mezzo del quale tutto è stato fatto, affida a degli uomini – la cui fragilità abbiamo più volte vista – il compito di continuare la sua missione nella storia. Chissà perché non ha scelto degli angeli, magari con le ali e l’aureola? Tutti avrebbero capito al volo; tutto sarebbe stato più semplice e avremmo evitato di perdere tanto tempo.
Quanto ci è proprio difficile accettare che, come dice il Signore stesso “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8s).
Questa è la volontà di Dio, che degli uomini in carne e ossa lo rendano presente; può piacere o meno; possiamo essere d’accordo o no, ma questa è la realtà. La Chiesa angelica la lasciamo ai sognatori.
Certo, se gli apostoli e i loro successori fossero stati uomini lasciati a se stessi dovremmo preoccuparci e non poco, perché, come ho già avuto occasione di ripetere più volte, “l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,15). Proprio per questo Gesù “soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22). Se possiamo e dobbiamo fidarci degli apostoli e dei loro successori, è perché lo Spirito Santo ha guidato e continua incessantemente a guidare la sua Chiesa. Quando invece l’essere umano, anche nella Chiesa, cessa di lasciarsi condurre dallo Spirito, si espone a ogni possibile errore e caduta.
Gesù specifica un atteggiamento che dovrà caratterizzare i suoi apostoli: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (20,23). Essi devono essere strumenti di guarigione, di liberazione, di perdono. La Chiesa ha questa missione fondamentale, perché questo è ciò che Gesù ha fatto per volontà del Padre. Gesù è morto non per fare una selezione rigida tra gli uomini, ma per salvarli. La Chiesa è la via maestra della guarigione, a Essa Cristo ha affidato il compito di curare. La Chiesa non può mai stare davanti al mondo con il dito puntato a condannare, ma deve stare con le braccia aperte e accogliere per risanare.
La maggioranza può anche dire che così non avviene, ma noi sappiamo bene che questa non è la verità, da oltre 2000 anni la Chiesa è una madre accogliente, anche se, a volte, come ogni madre che ama, un po’ noiosa e apparentemente, un po’ pretenziosa. Certo tutti noi possiamo capitare tra le mani di un pastore confuso, che pensa che il suo compito sia tagliare e condannare, ma se lo fa, lo fa a nome proprio, non di Cristo.
Cosa intende dire Gesù quando afferma che “a coloro a cui non perdonerete i peccati, non saranno non perdonati”? La Chiesa, attraverso i suoi pastori, può scegliere arbitrariamente chi perdonare e chi no? Non dimentichiamo mai: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, la Chiesa è al servizio di Dio e del suo progetto, non padrona. Gesù sta dicendo che gli apostoli sono coloro che sono scelti per essere i medici dell’umanità; la Chiesa con i suoi sacramenti è la via che il Signore consapevolmente ha scelta. Chi rifiuta questa offerta del Signore, si sottopone liberamente al rischio di non lasciarsi liberare da Dio.
Non esiste alcun peccato non possa essere perdonato; per quanto l’essere umano possa lasciarsi degradare dal male e toccare il punto più basso della miseria, mai gli potrà essere negata la grazia del perdono, almeno che lui stesso la rifiuti, scegliendo di rimanere nella sua condizione. “Va’ e non peccare più” è la parola che deve stare sulla bocca di ogni pastore; non “Va’ e fa quel che ti pare”, ma “Va’ e non peccare più”. Lo scopo del sacerdote è, in quanto servo del Cristo, guarire e salvare. L’unico peccato che non può essere perdonato è quello contro lo Spirito Santo: “In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna" (Mc 3,28), questo è il rifiutare volontariamente fino alla fine l'opera della salvezza; è opporsi cocciutamente anche all’evidenza.
In ogni caso rimane valida la parabola della pecora smarrita, secondo la quale il Signore, e con Lui la sua Chiesa, continua a cercare chi, per una qualche ragione si è allontanato, pronto a caricarselo sulle spalle e a portarlo a casa. "Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi".

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