Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 15 aprile 2010

IL DIALOGO

Vi confesso che comincio a essere preoccupato o meglio, sono sempre più preoccupato.
Ho la sensazione che i mezzi di comunicazione di massa stiano diseducando le persone alla ricerca della verità e, per contro, stiano abituando alla superficialità di giudizio. Chiaramente non mi riferisco solamente alle ultime questioni riguardanti la pedofilia, ma anche questa vicenda mi sta confermando.
Si spacciano notizie, dei "si dice", dei "forse", dei "può essere", per verità assolute. Manca una ricerca della verità, una verifica delle notizie, dei fatti. Si amplificano i fatti, li si deformano, li si piegano in modo che possano confermare la propria idea preconcetta e precostituita.
In questi tempi stanno riuscendo a dimostrare che la Chiesa Cattolica non solo sarebbe la base della pedofilia mondiale, ma anche antisemita e omofoba - che barba sentire ripetere sempre le stesse stupide banalità -.
Alcuni mass media sono paragonabili a quelle signore dalla lingua un po' lunga che si ritrovano dal fornaio o dalla parrucchiera e condividono le notizie sulla Tizia o su Caio e Sempronio. -"Sai me l'ha detto la tale o la tal'altra ..." - poco importa poi se sia vero o meno, intanto però la notizia comincia a diffondersi e in men che non si dica, un'ipotesi, diventa una verità.
Così si fanno vittime, si marchiano le persone, si rovinano esistenze.
Quando il Signore ci vieta di uccidere, non credo si riferisca solo all'omicidio violento; la nostra lingua o la nostra penna può fare stragi. Senza accorgercene - ma questo non rende la cosa meno grave -, possiamo far morire interiormente una persona e ferire mortalmente la sua dignità.
Come difendersi da questo virus malefico?
Innanzitutto facendo il lavoro che alcuni giornalisti non fanno: andare, per quanto è possibile, alle fonti. Per esempio da quando mi sono messo a leggere i discorsi del Papa, ho capito chiaramente quanta errata informazione viene data su di lui - c'è colpa o dolo? chissà, forse entrambi - .
Bisogna poi riscoprire il dialogo. Per poter dialogare e quindi crescere insieme, bisogna essere profondamente onesti e avere il coraggio di mettere da parte i preconcetti, altrimenti non si ascolterà ciò che l'altro afferma, ma ciò che noi pensiamo l'altro affermi.
Il dialogo non può ridursi a pretesto per esprimere le proprie idee, senza attenzione all'altro, esso è occasione che nasce dal bisogno di ricercare la verità nell'altro e in sé. Altrimenti finiamo per chiamare dialogo il semplice accostamento di monologhi. Esso è un mezzo per cercare la verità. Scrive Paolo VI: "Il comune amore per la verità è l'unica ragion d'essere del dialogo serio di cui parlo, che è molto diverso dai dialoghi mondani ..." (J. Guitton, Dialoghi con Paolo VI, Mondadori, 198).

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