Arshad Masih era mio fratello. Fratello nella fede e per quanto mi riguarda fratello a tutti gli effetti. Aveva 38 anni, una moglie e tre figli ed è stato arso vivo in Pakistan perché cristiano. Non lo conoscevo, eppure eravamo fratelli. Credevamo nello stesso Padre, nella stessa Chiesa, nello stesso Salvatore, nella stessa speranza di risorgere alla Vita Eterna. Non so quale fosse il suo cibo preferito, quale il suo colore prediletto, cosa amasse della vita e perché avesse scelto di essere cristiano in un paese a stramaggioranza islamica, ma era mio fratello. Il suo datore di lavoro musulmano gli aveva intimato di convertirsi all’Islam e, dopo l’ennesimo rifiuto, un gruppo di fanatici ha pensato bene di cospargerlo di benzina e darlo alle fiamme; la moglie è corsa immediatamente a denunciare il misfatto ma i poliziotti, anziché ascoltarla e intervenire, l’hanno stuprata senza pietà di fronte ai suoi tre figli. Arshad Masih era mio fratello. Recitava lo stesso mio Credo, la stessa Eucaristia. La sua fede l’ha testimoniata sulla graticola come un novello San Lorenzo mentre per noi, della parte cristiana del mondo, è un problema se la Messa c'è alle 18:00 e alle 19:00 ma non alle 18:30.
Meditiamo.
Nessun commento:
Posta un commento