di Jens-Martin Kruse
Pastore della comunità evangelica luterana di Roma
Nella domenica Laetare, lo scorso 14 marzo, Papa Benedetto XVI ha visitato la comunità evangelica luterana a Roma e con essa ha partecipato a una liturgia serale nella Christuskirche. Un segno piccolo, ma importante e incisivo, di rapporti ecumenici maturi e solidi e di un ecumenismo vissuto, come a Roma da molti anni è prassi buona e viva tra le diverse confessioni cristiane. Il Papa è stato accolto calorosamente e cordialmente dalla comunità luterana, ha impressionato per come si è rivolto ai suoi membri, per la partecipazione alla liturgia e per l'omelia profonda e ricca di contenuti.
Da questo incontro è risultato in modo chiaro e concreto che cosa è essenziale per Benedetto XVI e per il suo ministero petrino. Il Papa ha spiegato un brano del Vangelo di Giovanni (12, 20-26), dove si narra che alcuni greci vanno dall'apostolo Filippo e gli dicono: "Signore vogliamo vedere Gesù". Nella sua meditazione su questi versetti il Papa ha detto che "questa espressione ci commuove, poiché noi tutti vorremmo sempre più veramente vederlo e conoscerlo. Penso che quei greci ci interessano per due motivi: da una parte, la loro situazione è anche la nostra, anche noi siamo pellegrini con la domanda su Dio, alla ricerca di Dio. E anche noi vorremmo conoscere Gesù più da vicino, vederlo veramente. Tuttavia è anche vero che, come Filippo e Andrea, dovremmo essere amici di Gesù, amici che lo conoscono e possono aprire agli altri il cammino che porta a lui".
I pellegrini che vanno incontro a Dio e, nello stesso tempo, sono amici di Gesù possono aprire ad altre persone una porta verso di lui. Con ciò il Papa descrive i tratti fondamentali di una vita cristiana. E queste due immagini esprimono due idee che mostrano chiaramente come Benedetto XVI concepisce e svolge il suo servizio, imprimendo a questo pontificato il suo carattere particolare. Chi incontra il Papa, incontra un cristiano che non mette al centro se stesso o il proprio ministero, ma Gesù Cristo. Egli vuole conoscerlo sempre di più e condurre altri all'incontro con lui, perché ha sperimentato egli stesso che la fede dona consolazione e speranza, realizzazione e senso nella vita. Proprio questo fa Benedetto XVI con le omelie, le catechesi e le visite pastorali, con prudenza, discrezione e umiltà, ma in modo tanto convincente da renderlo un modello nella fede anche per i luterani.
Papa Benedetto XVI è senza dubbio una delle più importanti personalità del nostro tempo. Ha affrontato in maniera decisiva e che rimarrà le grandi questioni e i grandi temi del mondo contemporaneo: il rapporto fra le religioni, i valori e le tradizioni, la crisi economica, i diritti dell'uomo, e così via. Tuttavia, nello stesso tempo, il Papa dà ogni giorno un contributo importante alla fede cristiana. Come pellegrino e come amico di Gesù va sempre incontro alle persone, testimonia il messaggio evangelico e incoraggia così a credere. Con piccoli gesti e segni che spesso non hanno una grande risonanza ma che sono - e Benedetto XVI lo sa - indispensabili per rendere viva la comunità dei fedeli e far crescere la fede.
E proprio in questo senso va interpretata la liturgia celebrata con la piccola comunità luterana. Senza tralasciare le difficoltà nell'ecumenismo, il Papa ha spiegato che le Chiese cristiane, prima di lamentarsi, dovrebbero innanzitutto dimostrarsi grate "che vi sia già tanta unità. È bello che oggi, domenica Laetare, noi possiamo pregare insieme, intonare gli stessi inni, ascoltare la stessa parola di Dio, insieme spiegarla e cercare di capirla; che noi guardiamo all'unico Cristo che vediamo e al quale vogliamo appartenere, e che, in questo modo, già rendiamo testimonianza che egli è l'Unico, Colui che ci ha chiamati tutti e al quale, nel più profondo, noi tutti apparteniamo".
Già il giorno successivo all'elezione, Benedetto XVI, nel suo messaggio ai cardinali, ha descritto come suo dovere urgente "quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo". Egli è consapevole del fatto che a questo scopo non è sufficiente una dichiarazione di buona volontà, perché "occorrono gesti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell'ecumenismo". Il Papa è sempre pronto a questi gesti che esprimono la comunione, che consolidano la fede e, nello stesso tempo, hanno forza visionaria.
Così è stato per la liturgia nella Christuskirche, e la vicinanza e la comunione vissute in quella occasione si esprimono in modo visibile e duraturo. Benedetto XVI ha concluso la sua omelia con queste parole: "Preghiamo gli uni per gli altri, preghiamo insieme affinché il Signore ci doni l'unità e aiuti affinché il mondo creda". Così facciamo, gli uni per gli altri e insieme. Grati perché in Benedetto XVI abbiamo incontrato un Papa che si considera pellegrino nel cammino verso Dio e amico di Gesù.
Pastore della comunità evangelica luterana di Roma
Nella domenica Laetare, lo scorso 14 marzo, Papa Benedetto XVI ha visitato la comunità evangelica luterana a Roma e con essa ha partecipato a una liturgia serale nella Christuskirche. Un segno piccolo, ma importante e incisivo, di rapporti ecumenici maturi e solidi e di un ecumenismo vissuto, come a Roma da molti anni è prassi buona e viva tra le diverse confessioni cristiane. Il Papa è stato accolto calorosamente e cordialmente dalla comunità luterana, ha impressionato per come si è rivolto ai suoi membri, per la partecipazione alla liturgia e per l'omelia profonda e ricca di contenuti.
Da questo incontro è risultato in modo chiaro e concreto che cosa è essenziale per Benedetto XVI e per il suo ministero petrino. Il Papa ha spiegato un brano del Vangelo di Giovanni (12, 20-26), dove si narra che alcuni greci vanno dall'apostolo Filippo e gli dicono: "Signore vogliamo vedere Gesù". Nella sua meditazione su questi versetti il Papa ha detto che "questa espressione ci commuove, poiché noi tutti vorremmo sempre più veramente vederlo e conoscerlo. Penso che quei greci ci interessano per due motivi: da una parte, la loro situazione è anche la nostra, anche noi siamo pellegrini con la domanda su Dio, alla ricerca di Dio. E anche noi vorremmo conoscere Gesù più da vicino, vederlo veramente. Tuttavia è anche vero che, come Filippo e Andrea, dovremmo essere amici di Gesù, amici che lo conoscono e possono aprire agli altri il cammino che porta a lui".
I pellegrini che vanno incontro a Dio e, nello stesso tempo, sono amici di Gesù possono aprire ad altre persone una porta verso di lui. Con ciò il Papa descrive i tratti fondamentali di una vita cristiana. E queste due immagini esprimono due idee che mostrano chiaramente come Benedetto XVI concepisce e svolge il suo servizio, imprimendo a questo pontificato il suo carattere particolare. Chi incontra il Papa, incontra un cristiano che non mette al centro se stesso o il proprio ministero, ma Gesù Cristo. Egli vuole conoscerlo sempre di più e condurre altri all'incontro con lui, perché ha sperimentato egli stesso che la fede dona consolazione e speranza, realizzazione e senso nella vita. Proprio questo fa Benedetto XVI con le omelie, le catechesi e le visite pastorali, con prudenza, discrezione e umiltà, ma in modo tanto convincente da renderlo un modello nella fede anche per i luterani.
Papa Benedetto XVI è senza dubbio una delle più importanti personalità del nostro tempo. Ha affrontato in maniera decisiva e che rimarrà le grandi questioni e i grandi temi del mondo contemporaneo: il rapporto fra le religioni, i valori e le tradizioni, la crisi economica, i diritti dell'uomo, e così via. Tuttavia, nello stesso tempo, il Papa dà ogni giorno un contributo importante alla fede cristiana. Come pellegrino e come amico di Gesù va sempre incontro alle persone, testimonia il messaggio evangelico e incoraggia così a credere. Con piccoli gesti e segni che spesso non hanno una grande risonanza ma che sono - e Benedetto XVI lo sa - indispensabili per rendere viva la comunità dei fedeli e far crescere la fede.
E proprio in questo senso va interpretata la liturgia celebrata con la piccola comunità luterana. Senza tralasciare le difficoltà nell'ecumenismo, il Papa ha spiegato che le Chiese cristiane, prima di lamentarsi, dovrebbero innanzitutto dimostrarsi grate "che vi sia già tanta unità. È bello che oggi, domenica Laetare, noi possiamo pregare insieme, intonare gli stessi inni, ascoltare la stessa parola di Dio, insieme spiegarla e cercare di capirla; che noi guardiamo all'unico Cristo che vediamo e al quale vogliamo appartenere, e che, in questo modo, già rendiamo testimonianza che egli è l'Unico, Colui che ci ha chiamati tutti e al quale, nel più profondo, noi tutti apparteniamo".
Già il giorno successivo all'elezione, Benedetto XVI, nel suo messaggio ai cardinali, ha descritto come suo dovere urgente "quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo". Egli è consapevole del fatto che a questo scopo non è sufficiente una dichiarazione di buona volontà, perché "occorrono gesti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell'ecumenismo". Il Papa è sempre pronto a questi gesti che esprimono la comunione, che consolidano la fede e, nello stesso tempo, hanno forza visionaria.
Così è stato per la liturgia nella Christuskirche, e la vicinanza e la comunione vissute in quella occasione si esprimono in modo visibile e duraturo. Benedetto XVI ha concluso la sua omelia con queste parole: "Preghiamo gli uni per gli altri, preghiamo insieme affinché il Signore ci doni l'unità e aiuti affinché il mondo creda". Così facciamo, gli uni per gli altri e insieme. Grati perché in Benedetto XVI abbiamo incontrato un Papa che si considera pellegrino nel cammino verso Dio e amico di Gesù.
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