Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 27 maggio 2010

Bambini al guinzaglio orrore senza limiti


Don Di Noto: violentati e messi sul web


DA MILANO
LUCIA BELLASPIGA - Quotidiano Avvenire

U
n uomo completamente nu­do, umiliato, annientato, le­gato al guinzaglio come un cane e trascinato dalla sua aguzzi­na, una donna: la soldatessa ame­ricana Lynndie England, 21 anni. Sono immagini che ancora ci tor­mentano quelle uscite sei anni fa dal Braccio 1 del carcere iracheno di Abu Ghraib, destinato agli inter­rogatori. Se questo è un uomo.

«Una bambina nuda, tenuta al guin­zaglio come un cane, legata e vio­lentata in pubblico...». Questa volta don Fortunato Di Noto fatica a de­scrivere ciò che ha appena avuto da­vanti agli occhi, navigando tra siti Internet a caccia di altri aguzzini: «Ogni giorno credo di aver visto il peggio, ma ogni giorno vengo smentito». Ieri al sacerdote fonda­tore dell’associazione antipedofilia Meter e ai suoi volontari è toccato denunciare un sito che mostra «bambini tenuti al guinzaglio e vio­lentati davanti agli occhi di tutti. Tanto ci scandalizziamo ma poi nes­suno fa niente», mormora.

Foto e video scorrono al tocco del suo
mouse , si aprono e si chiudono sul monitor con facilità allarmante, accessibili a tutti, tanto più ai mi­nori, geneticamente e anagrafica­mente più esperti dei loro genitori. E così appare il volto triste di un’al­tra bambina, addestrata a guardare fisso nell’obiettivo con un’aria am­miccante da piccola donna cre­sciuta suo malgrado in pochi istan­ti: sul torace una scritta, «Violenta­mi ». Una sua coetanea sta già su­bendo la tortura, mentre un adulto ne abusa sul letto di un hotel. Nes­suna paura di essere scoperti, nes­suna precauzione, nemmeno quel­la semplice di nascondere il nome dell’albergo, ricamato sulle lenzuo­la e già identificato. E per finire un 'murale' con i volti e i corpi di tre­cento piccole vittime abusate, mer­ce in vetrina per adulti dal cervello malato e il cuore indurito...

«Come sempre abbiamo segnalato il tutto alla Polizia postale - dice don Di Noto. .. Ci è tornato in mente l’or­rore di Abu Ghraib e lo scandalo che suscitò nel mondo intero, invece de­vo amaramente constatare che og­gi nessuno ha niente da dire per questi innocenti trattati peggio di quell’iracheno. Dove sono gli attenti fustigatori della pedofilia quando riguarda il clero - giornalisti inclusi - che si stracciano le vesti contro la Chiesa? Perché qui tacciono?», non si dà pace. Un’indifferenza media­tica che effettivamente non si com­prende né giustifica. «Il dramma, a­troce, non è espresso solo dagli a­busi di farabutti che non avrebbero
mai dovuto diventare preti, eppure questo silenzio dimostra che non c’è affatto intenzione di allargare lo sguardo sul fenomeno, ma solo di colpire la Chiesa. E i mostri nel frat­tempo ingrassano. Per essere ascol­tato che cosa devo fare? Andare in tivù a dire che un prete mi ha vio­lentato? Ora mi aspetto una prova di maturità dalla stampa di questo Paese».

Mentre il sacerdote aspetta, però, succede altro. Sul social network a­mericano 'Ning' da poche ore qual­cuno ha aperto una 'Comunità pe­dofila'. Poche ore soltanto. «E già hanno caricato l’inferno», scuote la testa il prete, che subito segnala al­la Polizia anche la nuova scoperta. L’inferno è 511 membri iscritti, 90 video (tutti attivi) caricati, 690 pe­dofoto. E dietro a tutto questo cen­tinaia di bambini distrutti, annien­­tati, torturati. Non ad Abu Ghraib, ma in un nostro hotel. Nelle nostre stanze più nascoste.

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