Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 30 maggio 2010

SS. TRINITA'


“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,12s). Domenica scorsa abbiamo fatto memoria della Pentecoste, il momento in cui lo Spirito Santo, già donato da Gesù con la sua morte, ha raggiunto la comunità dei credenti. Oggi noi siamo il popolo di Dio animato dallo Spirito Santo, quindi noi siamo già nella condizione di accogliere la verità tutta intera, anche se non può mai fermarsi il cammino di approfondimento della medesima. Non potremo mai dire: finalmente ho capito tutto.

Oggi si presenta a noi il mistero dei misteri. Normalmente si pensa che “mistero” significhi , ciò che non può essere assolutamente conosciuto. In realtà per farci un’idea di cosa esso sia, possiamo prendere a esempio la Fossa delle Marianne – al largo del Giappone e profonda 10.902 mt -; sappiamo che c’è, è possibile entrarvi – l’unico caso in cui un essere umano è arrivato sul fondo è del 1960 -, ma poi bisogna arrestarsi. E’ mistero, quindi, non ciò che non può essere conosciuto, ma ciò che non può essere penetrato fino in fondo con i mezzi puramente umani.

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che le amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,9s). La conoscenza di Dio, quindi, non è tanto frutto dell’intelligenza umana – che comunque deve essere messa in gioco -, ma dell’illuminazione interiore. La Trinità, che dal giorno del nostro Battesimo abita in ciascuno di noi, può rivelarsi e mostrare la sua evidenza, se glielo permettiamo o, se riesce, anche se per un solo istante, ad aggirare le nostre difese. Racconta André Frossard: “Un fatto operò in me una rivoluzione così straordinaria, mutando in un istante il mio modo d’essere, di vedere, di sentire, trasformando tanto radicalmente il mio carattere e facendomi parlare un linguaggio così insolito che la mia famiglia si allarmò. … Come descriverlo con queste povere parole, che mi rifiutano il loro aiuto …? (E’ entrato in una cappella dove si stava adorando il Santissimo Sacramento esposto, l’otto luglio alle 17,10) … Il mio sguardo passa dall’ombra alla luce, ritorna sui fedeli senza portarsi dietro alcun pensiero, va dai fedeli alle religiose immobili, dalla religiose all’altare, poi, non so perché, si ferma sulla seconda candela che brucia a sinistra della croce. … E allora, d’improvviso, si scatena la serie di prodigi la cui inesorabile violenza smantellerà in un istante l’essere assurdo che sono per far nascere il ragazzo stupefatto che non sono mai stato. … Al di là di quel velo di nebbia risplendente, l’evidenza di Dio, l’evidenza fatta presenza e l’evidenza fatta persona di colui che un istante prima avrei negato” (André Frossard, Dio esiste io l’ho incontrato, SEI).

La fede è evidenza del non dimostrabile, è un’intuizione che va oltre la ragione. Quindi non possiamo limitarci a istruirci intellettualmente su Dio, ma dobbiamo diventare pieni di Dio, affinché Egli illumini il nostro essere interiore.

Per queste ragioni non possono spiegarvi la Trinità, come potrebbe fare un professore di matematica, ma posso solo invitare, ancora una volta, voi e me stesso a ritornare alla contemplazione, nel suo senso più pieno. Contemplare deriva da cum - con e templum - tempio: il tempio era quella parte di cielo che veniva osservata dagli àuguri (Il compito degli auguri era di capire, attraverso l'osservazione del volo, del comportamento e del verso degli uccelli, se gli dèi approvavano o no l'agire umano sia nell'ambito pubblico sia in quello privato, sia in pace sia in guerra). Pe r noi oggi contemplare, significa sollevare lo sguardo per fissare l'attenzione a Dio, ma non stando fuori, bensì entranto nel tempio. La contemplazione non è cosa per monaci, ma per ogni cristiano che desideri “vedere” Dio.

In Gen troviamo queste importantissime parole: “E Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza; maschio e femmina li creò” (Gen 1,27); non il maschio è immagine di Dio, ma il maschio e la femmina. Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”, dopo che furono creati gli animali e Adamo gli diede il nome “l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse” (2,20). Solo la donna può stare alla pari con l’uomo.

La Trinità è relazione da sempre. Ci piace tanto affermare che Dio è amore, ma affinché Egli possa amare, bisogna che ci sia qualcuno da amare e Dio non ha cominciato ad amare quando quando ha creato gli esseri umani.

Se siamo a immagine e somiglianza di Dio, vuol dire che abbiamo iscritta in noi la necessità vitale di relazioni piene; non semplicemente di vivere insieme, come i coinquilini di un condominio, ma di entrare in relazioni in cui la legge è l’amore. Essere cristiani, creati a immagine e somiglianza di Dio, ci richiama all’urgenza di uscire da logiche egocentriche ed egoistiche: io, io , io; per scoprire la centralità dell’altro.

La Trinità è il modello dell'esistenza cristiana: nella Chiesa, nelle parrocchie, nelle famiglie, nelle fraternità religiose.

Dove la Trinità abita, non può esserci che costante ricerca della comunione. Dove c'è la divisione, ricordiamolo, abitata colui che è il padre della divisione, il diavolo (da dia - ballo colui che si mette di mezzo per separare).

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