Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 24 luglio 2010

E se ci fossero anche solo dieci giusti?

XVII DOMENICA T.O.

Carissima sorella, sono venuto a sapere che il tuo caro figlio è ritornato dal carcere nel quale ha passato alcuni anni, nonostante fosse innocente. ... L’odio e il desiderio di vendetta devono essere tenuti lontani da te e dai tuoi ... a noi il dovere di essere fedeli agli insegnamenti di Gesù ... Del resto se tu cedessi all’onda dell’odio e al desiderio di vendetta, non saresti tu uguale ai comunisti? Il loro insegnamento è la vendetta, il loro insegnamento è l’odio, il loro insegnamento è la rapina e il brigantaggio ... un cristiano non deve essere come loro se non vuole diventare traditore degli insegnamenti del Maestro dell’amore, di Cristo Signore. ... Dobbiamo pregare sinceramente per loro, tanto più che essi sono le persone più infelici di questo mondo. ... Dobbiamo, dunque, pregare per loro e mai vendicarci, mai odiarli”. Questo è uno stralcio di una lettera scritta dalla prigionia dal cardinal Stepinac alla sorella Stefanija, dopo la liberazione del figlio – a causa delle torture e delle violenze subite, dovette essere ricoverato in manicomio -.

Inizio con questa citazione, perché sebbene il tema dominante, che le letture ci offrono, è la preghiera, desidero sviluppare un argomento diverso, che emerge, anche se meno chiaramente.

Viviamo in un tempo preoccupante, in cui con troppa facilità si condanna il prossimo; sembra che ci sia una voglia fortissima di estirpare il male – sempre quello altrui, però – e che abbiamo dimenticato le parole di Gesù: “Misericordia io voglio e non sacrifici, Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13). Il Signore ci ha detto chiaramente: “Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano” (Lc 6,32).

In Gen ci viene presentato il caso di Sodoma, la città peccatrice per antonomasia. Come sappiamo, viene distrutta insieme a Gomorra. L’autore di Gen riesce a mostrarci con questo racconto- come anche con quello del diluvio e della torre di Babele - il rifiuto di Dio nei confronti del peccato, ma nel contempo il suo desiderio di salvare l’uomo. Ci viene detto che se in quella città ci fossero stati anche solo dieci persone giuste, non sarebbe stata rasa al suolo. Già nell’A.T. cominciava a essere chiaro che il Signore “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

Gesù ci offre lo stesso discorso, quando ci racconta la parabola del grano e della zizzania[1]. Egli afferma decisamente a coloro che vorrebbero estirpare la mala pianta: “Che non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altra crescano insieme fino alla mietitura ...” (Mt 13,29).

Ho l’impressione che oggi la prima cosa che facciamo è strappare tutto, salvo poi dispiacerci perché è stato sradicato anche il grano che, però, nel frattempo muore.

Salvare è il verbo che deve dominare la nostra vita, perché questo è ciò che ha fatto il Signore ed è questo che chiede a noi.

Salvare, non vuol dire accettare tutto, perché tanto Dio è misericordioso, ma significa desiderare che l’altro rifiorisca e non che venga strappato e gettato nel fuoco.

Gesù ci ripete oggi le parole del “Padre nostro”; quelle parole che conosciamo così bene: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore” (Lc 11,2ss). Il nome di Dio è santificato quando noi gli permettiamo di mostrare, anche attraverso la nostra esistenza quotidiana, la sua santità – che volto di Dio trasmettiamo? -; il Suo Regno viene se noi gli consentiamo di regnare nella nostra esistenza personale – come faccio a pregarlo chiedendogli che venga il suo Regno , se poi non gli permetto di mettere bocca nelle mie faccende personali? -; come posso chiedergli di essere misericordioso con me, se poi non voglio fare altrettanto con gli altri?



[1] Il loglio ubriacante (lolium temulentum), più conosciuto come zizzania, è una specie botanica del genere Lolium, spontanea e infestante fra le messi, con fiori a spiga rossa. La pericolosità di questa pianta infestante è ben nota fin dai tempi antichi, soprattutto per l'alto potere intossicante. Infatti, il termine temulentum (ubriacante) è riferito agli effetti derivanti dall'ingestione di farine contaminate da funghi.

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