Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 28 luglio 2010

Il segno della croce

Il segno della Croce è un gesto che il cristiano compie nella sua preghiera e in ogni momento della giornata per ricordare Dio. Il gesto è una confessione e, nello stesso tempo, una petizione. Con il segno della Croce si confessa che la morte è stata sconfitta dalla morte e risurrezione di Cristo. La Croce non è dunque un segno di morte e di finitezza ma di vita perché unisce veramente i credenti con la sorgente della vita stessa. Il segno della Croce è anche una petizione con la quale si chiede la partecipazione a quella vita trasfigurata anticipata dalla Resurrezione di Cristo, vita che non conosce termine.

Questo segno non deve essere un gesto sporadico o superstizioso. Il suo vero senso si coglie quando nasce da una fede profonda e da un cuore contrito. Come gesto coinvolge anche il corpo che prega con l’anima: la redenzione cristiana coinvolge tutto!

I Padri della Chiesa hanno parlato nei loro scritti anche sul segno della Croce. Per essi tale segno non opera la salvezza che contiene se non è accompagnato da un profondo senso di contrizione e dal ricordo della passione e Resurrezione di Cristo. Solo in questo caso il gesto esterno può essere interiorizzato e dissipare le malvagità che s’insinuano nel cuore umano (i demoni). L’azione medicinale del segno della Croce, fatte fuggire le tenebre esistenziali, illumina l’animo d’una vita nuova. Quando a seguito di ciò si infonde un senso d’intima e profonda felicità è segno di una presenza nuova, di qualcosa che la Chiesa denomina con il termine di Grazia. Come il peccato è una realtà che “spacca” l’uomo dal di dentro seminando contraddizione e dolore e si manifesta all’esterno di esso nell’espressione del volto, così la Grazia ricompone l’uomo dilaniato donandogli pace e serenità. Il segno della Croce apre dunque la porta del cuore dell’uomo alla efficace presenza curativa della Grazia di Dio, anticipo del Regno Celeste, dove non vi sarà né lutto, né lamento. Ma lasciamo la parola direttamente a qualche Padre.

«Sia quando arriviamo che quando partiamo, sia quando ci calziamo i sandali che quando siamo in bagno o in tavola, sia quando accendiamo le nostre candele che quando ci riposiamo o ci sediamo, qualunque lavoro intraprendiamo, ci segniamo con il segno della Croce».
Tertulliano (160- 225), De cor. Mil., III.

«Questa (la lettera Tau) ha somiglianza con il segno della croce; e questa profezia (Ezech. IX, 4) riguarda il segno fatto dai Cristiani sulla fronte. Il gesto è fatto da tutti i credenti all’inizio d’un lavoro e specialmente all’inizio delle preghiere e delle sante letture».
T. III. Select. in Ezech. c. IX.

«Non vergognamoci, dunque, della croce di Cristo ma, per un’altro mistero, se ci segniamo la fronte apertamente, i demoni verranno scacciati tremando davanti a questo segno regale. Facciamo, dunque, questo segno quando mangiamo e beviamo, quando ci siediamo e riposiamo, quando ci muoviamo, parliamo e camminiamo; in una parola, facciamolo in ogni occasione [per render presente] Egli che fu in terra crocefisso e ora è nei cieli».
San Cirillo di Gerusalemme (315-86), Catech. IV. n. 14.

«Di tutti quelli che sono stati condannati alla croce, nessuno ha avuto la possibilità di render timoroso il demonio a eccezione di Cristo, crocefisso per noi. Perciò quando i demoni vedono il segno di questa Croce rabbrividiscono».
San Cirillo di Gerusalemme, Catech., XII. n. 22.

«Che altro è il segno (o sigillo) di Cristo, se non il segno della Croce di Cristo?»
Sant’Agostino (354-430) Tract. in Ioan. CXVIII, n. 5, T. III).

«Dopo il segno della Croce, la grazia opera immediatamente e ricompone armonicamente tutte le membra e il cuore, cosicché l’anima abbonda di contentezza e sembra un giovane che non conosce malignità»
San Macario l’Egiziano ( 300- 390 AD) Rom. IX.

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