Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 4 settembre 2010

“Una folla numerosa andava con lui …”

XXIII DOMENICA T.O.

Una folla numerosa andava con lui …” (Lc 14,25).

Ricordo che, durante la GMG di Tor Vergata nel 2000, intervistarono Paolo Flores Darcais (filosofo) per domandargli una valutazione sui due milioni di giovani radunati lì da Giovanni Paolo II. Egli sosteneva che, al di là dei numeri indubbiamente enormi, secondo la sua opinione c’erano due milioni di cattolicesimi differenti. E’ un’affermazione paradossale e forse anche discutibile, ma che indubbiamente sottolinea una cattiva caratteristica di molti cattolici, il fatto di farsi un cattolicesimo su misura, nel quale mettere e togliere elementi a piacimento. E’ la moda del “credere a modo mio” e del “Vangelo secondo me”. E’ la religione nella quale, se Cristo c’è – e non è per niente scontato – è tenuto a fare da cornice, ma il quadro si pretende di dipingerlo a proprio piacimento.

Oggi Gesù parla a costoro che in massa vanno con Lui, ma non dietro a Lui; a quelli del “secondo me”. E’ come se volesse mettere in chiaro alcuni punti fermi.

Quando ad Antiochia i discepoli furono chiamati per la prima volta Cristiani, fu perché si comprese che essi erano coloro che seguivano Gesù il Cristo. Quando Gesù chiese a Pietro se anche lui e i discepoli voleva andarsene, egli risposse: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".

Se vogliamo essere Cristiani, dobbiamo cercare di seguire Cristo e per ,seguire Cristo, Lui stesso ci indica tre condizioni valide per tutti:

1 – “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26);

2 – “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo” (14,27);

3 – “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i propri averi, non può essere mio discepolo” (14,33).

Certo che, chi è abituato al “Vangelo secondo me”, non può che rimanere turbato di fronte a queste parole, perché troppo forti, impegnative e senza dubbi interpretativi. Il “Vangelo secondo me” è spesso all’acqua di rose, pieno di compromessi ed eccezioni, mentre il Vangelo di Gesù Cristo – l’unica via di salvezza – è fuoco.

Senza queste condizioni non si può seguire Cristo, ma si rischia di dedicargli un po’ di distratta attenzione quando e se avanza tempo e voglia. Senza queste condizioni possiamo stare nella religione, ma non nella fede: Cristo va per la sua strada e noi ci limitiamo a scrutarlo da lontano.

Quei tre atteggiamenti che il Signore ci ha appena indicati, noi non possiamo imporceli: come faremmo? Egli ci chiede di avere un valore fondamentale, l’amore e la fiducia in Lui, rispetto al quale tutti gli altri valori, per quanto importanti, devono diventare relativi; ci chiede di non lasciarci ostacolare nel fare la sua volontà nemmeno dagli affetti più cari.

Come possiamo fare scelte tanto radicali se non c’è un fuoco incontenibile che brucia in noi?

Ogni tanto capita una qualche mamma che si lamenta perché il figlio o la figlia non va più a Messa e invece di chiamare le cose con il giusto nome, incolpa il genero o la nuora: “Ah, mio figlio ha sempre fatto il chierichetto, ma da quando si è sposato …”; “Ah mia figlia è sempre andata a Messa, ma da quando si è sposata …”.

In realtà io credo che le alternative sono due: o costui/ei ha partecipato alla religione, ma senza passare alla fede e, quindi il coniuge non credente ha solo dato il colpo di grazia, oppure il marito o la moglie sono amati più del Signore e, quindi, pur di non scontentare il coniuge, Cristo è messo da parte.

Altre volte essere fedeli a Cristo e alla sua parola comporterebbe dei malumori familiari, allora, piuttosto che creare separazioni si preferisce il compromesso e il Signore viene messo da parte. capita per esempio che la Domenica figli e nipoti vengano a pranzo e non ci sia tempo per la Messa – come se non ce ne fossero a tutte le ore -: il Signore viene messo da parte.

Chi condiziona le nostre scelte concrete è, di fatto il nostro signore e, non è detto che sia Cristo.

Gesù inoltre sa benissimo quante croci fanno parte della nostra esistenza: sono situazioni pesanti, dolorose, faticose e, a volte drammatiche. La croce può schiacciarci o rallentarci; possiamo permetterle di ostacolare il nostro cammino dietro al Signore – quante persone appena la croce si presenta nella vita scelgono di allontanarsi da Dio -; oggi Gesù ci invita a non lasciarci bloccare. Non ci chiede di amare la croce o, tanto peggio di cercarla, ma di non consentirle di allontanarci da Lui, perché senza di Lui la croce rimane pesante allo stesso modo, con in più il fatto di impedirgli di prestarci il suo aiuto. Abbiamo il diritto di lamentarci, di non capire il perché e quindi di chiederGli ragione, ma non lasciamoci fermare.

L’ultima condizione è uguale alle altre due: il Signore ci chiede di non lasciarci appesantire da nulla, perché “là dove sarà il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore” e “l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono”.


Nessun commento:

Posta un commento