Ho conosciuto Cristo come Persona in un momento in cui non ne avevo bisogno per vivere, in un momento in cui non ero alla ricerca di lui. E’ stato lui, non io, a cercarmi e a trovarmi. Ero un adolescente allora. La vita era stata difficile durante l’infanzia e ora era diventata improvvisamente più facile. Tutti gli anni in cui la vita era stata difficile avevo trovato naturale, se non facile, combattere; ma quando la vita divenne facile e gioiosa, inaspettatamente, mi trovai a confrontarmi con un problema: non riuscivo ad accettare una felicità senza scopo. Durezza e sofferenza dovevano essere superate, in qualche modo, perché c’era qualcosa al di là di esse. La felicità mi appariva stantia se non avesse avuto ulteriore significato. Come spesso capita quando sei giovane e agisci in maniera passionale, risoluto ad avere tutto o niente, decisi che mi sarei dato un anno di tempo per vedere se la vita avesse davvero senso, e qualora avessi scoperto che la vita non ne aveva, non avrei vissuto oltre quell’anno…
I mesi passarono e nessun significato apparve all’orizzonte. Fu durante la Quaresima che un giorno – allora ero membro di un’organizzazione giovanile russa a Parigi – uno dei nostri capi venne da me e mi disse: “Abbiamo invitato un prete a parlarti, vieni”. Replicai con veemente indignazione che non l’avrei incontrato. Non sapevo a cosa potesse servire la Chiesa. Non credevo in Dio. Non volevo perdere in alcun modo il mio tempo. Il capo mi spiegò che tutti quelli che facevano parte del mio gruppo avevano reagito nella stessa identica maniera, e se nessuno fosse venuto all’incontro avremmo fatto una brutta figura perché il prete sarebbe venuto lo stesso. Questo leader del gruppo era un uomo saggio. Non cercò di convincermi che avrei dovuto ascoltare attentamente le parole di questo prete così che magari ci avrei trovato una qualche verità: “Non ascoltare”, mi disse. “Non mi interessa, ma stai seduto e sii presente”. Grande fedeltà ero disposto a dare alla mia organizzazione giovanile e grande indifferenza ero invece pronto a offrire a Dio e al suo ministro. Così, restai seduto per tutto il discorso, ma con un’indignazione e un disgusto sempre crescenti. L’uomo che ci parlò quel giorno, come poi scoprii più tardi, era un grande uomo, ma all’epoca non ero capace di percepire questa grandezza. Sapevo soltanto che Cristo e la Cristianità mi repellevano. Quando il discorso fu finito, mi precipitai a casa per verificare la veridicità di quello che mi aveva detto. Chiesi a mia madre se avesse il Vangelo, perché volevo sapere se il Vangelo avrebbe sostenuto l’orrenda impressione che avevo avuto di quel discorso. Non mi aspettavo niente di buono dalla mia lettura, così contai i capitoli dei quattro Vangeli di modo che potessi leggerne il più corto, per non perdere tempo a vuoto. La mia scelta cadde sul Vangelo secondo San Marco.
Non so dirvi cosa successe. Lo dirò semplicemente e quelli di voi che sono passati per una simile esperienza capiranno cosa successe. Mentre ero seduto a leggere il Vangelo di San Marco, prima ancora che arrivassi al terzo capitolo, iniziai a percepire una presenza. Non vidi nulla. Non sentii niente. Non era un’allucinazione. Era la semplice certezza che dall’altro lato del tavolo c’era il Signore e che io ero in presenza di colui la cui vita avevo iniziato a leggere con tanta repulsione e malavoglia.
Questo è, in breve, il mio incontro con il Signore. Da allora seppi che Cristo esisteva davvero. Seppi che era “tu”, in altre parole che era il Cristo Risorto. Mi trovai faccia a faccia con il nocciolo del messaggio cristiano, quel messaggio che San Paolo formulò così nettamente e chiaramente quando disse “Se Cristo non è risorto siamo i più miserabili di tutti gli uomini”. Cristo era il Cristo Risorto per me, perché se Quello che era morto circa 2000 anni fa era vivo, era il Cristo Risorto. Scoprii anche qualcosa di assolutamente essenziale al messaggio cristiano e cioè che la Risurrezione è l’unico evento nel Vangelo che appartiene a tutta la storia non solo al passato, ma anche al presente. Cristo risorse venti secoli fa, ma è il Cristo Risorto lungo tutta la storia. Solo alla luce della Risurrezione tutte le cose ebbero senso per me. Perché Cristo era vivo e io fui in sua presenza potei dire con certezza che ciò che il Vangelo raccontava sulla Crocifissione del profeta di Galilea era vero e che il centurione aveva ragione quando disse “Veramente questi è il Figlio di Dio”. Fu alla luce della Risurrezione che potei leggere con certezza la storia del Vangelo, sapendo che tutto quello che diceva era vero perché l’impossibile evento della Risurrezione era, per me, più certo di qualunque altro evento nella storia. Alla storia dovevo credere; la Risurrezione io la conoscevo come un fatto. Non scoprii il Vangelo a partire dal suo primo messaggio dell’Annunciazione e non mi si svelò come una storia a cui uno può credere o non credere. Il mio incontro con il Vangelo iniziò come un evento che lasciò lontani tutti i problemi di fede perché si trattò di un’esperienza reale e personale.
Metropolita Anthony Bloom (1914-2003)
I mesi passarono e nessun significato apparve all’orizzonte. Fu durante la Quaresima che un giorno – allora ero membro di un’organizzazione giovanile russa a Parigi – uno dei nostri capi venne da me e mi disse: “Abbiamo invitato un prete a parlarti, vieni”. Replicai con veemente indignazione che non l’avrei incontrato. Non sapevo a cosa potesse servire la Chiesa. Non credevo in Dio. Non volevo perdere in alcun modo il mio tempo. Il capo mi spiegò che tutti quelli che facevano parte del mio gruppo avevano reagito nella stessa identica maniera, e se nessuno fosse venuto all’incontro avremmo fatto una brutta figura perché il prete sarebbe venuto lo stesso. Questo leader del gruppo era un uomo saggio. Non cercò di convincermi che avrei dovuto ascoltare attentamente le parole di questo prete così che magari ci avrei trovato una qualche verità: “Non ascoltare”, mi disse. “Non mi interessa, ma stai seduto e sii presente”. Grande fedeltà ero disposto a dare alla mia organizzazione giovanile e grande indifferenza ero invece pronto a offrire a Dio e al suo ministro. Così, restai seduto per tutto il discorso, ma con un’indignazione e un disgusto sempre crescenti. L’uomo che ci parlò quel giorno, come poi scoprii più tardi, era un grande uomo, ma all’epoca non ero capace di percepire questa grandezza. Sapevo soltanto che Cristo e la Cristianità mi repellevano. Quando il discorso fu finito, mi precipitai a casa per verificare la veridicità di quello che mi aveva detto. Chiesi a mia madre se avesse il Vangelo, perché volevo sapere se il Vangelo avrebbe sostenuto l’orrenda impressione che avevo avuto di quel discorso. Non mi aspettavo niente di buono dalla mia lettura, così contai i capitoli dei quattro Vangeli di modo che potessi leggerne il più corto, per non perdere tempo a vuoto. La mia scelta cadde sul Vangelo secondo San Marco.
Non so dirvi cosa successe. Lo dirò semplicemente e quelli di voi che sono passati per una simile esperienza capiranno cosa successe. Mentre ero seduto a leggere il Vangelo di San Marco, prima ancora che arrivassi al terzo capitolo, iniziai a percepire una presenza. Non vidi nulla. Non sentii niente. Non era un’allucinazione. Era la semplice certezza che dall’altro lato del tavolo c’era il Signore e che io ero in presenza di colui la cui vita avevo iniziato a leggere con tanta repulsione e malavoglia.
Questo è, in breve, il mio incontro con il Signore. Da allora seppi che Cristo esisteva davvero. Seppi che era “tu”, in altre parole che era il Cristo Risorto. Mi trovai faccia a faccia con il nocciolo del messaggio cristiano, quel messaggio che San Paolo formulò così nettamente e chiaramente quando disse “Se Cristo non è risorto siamo i più miserabili di tutti gli uomini”. Cristo era il Cristo Risorto per me, perché se Quello che era morto circa 2000 anni fa era vivo, era il Cristo Risorto. Scoprii anche qualcosa di assolutamente essenziale al messaggio cristiano e cioè che la Risurrezione è l’unico evento nel Vangelo che appartiene a tutta la storia non solo al passato, ma anche al presente. Cristo risorse venti secoli fa, ma è il Cristo Risorto lungo tutta la storia. Solo alla luce della Risurrezione tutte le cose ebbero senso per me. Perché Cristo era vivo e io fui in sua presenza potei dire con certezza che ciò che il Vangelo raccontava sulla Crocifissione del profeta di Galilea era vero e che il centurione aveva ragione quando disse “Veramente questi è il Figlio di Dio”. Fu alla luce della Risurrezione che potei leggere con certezza la storia del Vangelo, sapendo che tutto quello che diceva era vero perché l’impossibile evento della Risurrezione era, per me, più certo di qualunque altro evento nella storia. Alla storia dovevo credere; la Risurrezione io la conoscevo come un fatto. Non scoprii il Vangelo a partire dal suo primo messaggio dell’Annunciazione e non mi si svelò come una storia a cui uno può credere o non credere. Il mio incontro con il Vangelo iniziò come un evento che lasciò lontani tutti i problemi di fede perché si trattò di un’esperienza reale e personale.
Metropolita Anthony Bloom (1914-2003)
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