“Io il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre” (Is 42,6s). Sono poche parole, riferite dal profeta a un personaggio sconosciuto, ma che sottolineano qual è la missione che Gesù è venuto a compiere nella storia, a partire dal giorno in cui ha ricevuto il battesimo di Giovanni al Giordano.
Gesù non è disceso nell’acqua del fiume per essere purificato dai suoi peccati, Giovanni stesso si ritrae, perché sa che colui che ha davanti è il Messia – tra l’altro il battesimo prima di Gesù non aveva nessuna forza purificatrice, se non a livello simbolico -, ma è per segnare l’inizio della sua attività pubblica, sotto l’azione dello Spirito Santo. Il Suo battesimo non è che un’altra delle manifestazioni del Signore, che sono iniziate con il Natale e che hanno avuto una tappa importante nell’Epifania appena celebrata.
Da quel giorno, da uomo maturo, Egli è entrato nella scena pubblica e ha iniziato ad aprire gli occhi e a fare uscire dal carcere i prigionieri.
Gesù è colui che è venuto per aprirci gli occhi, per mostrarci il Padre: “Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse” (Gv 14,8ss). Gesù è il volto di Dio rivolto verso la storia e verso l’uomo. Chi guarda Lui, chi ascolta le sue parole e contempla le sue azioni riesce a riconoscere il vero volto di Dio; capisce cosa significa affermare che Dio è misericordioso, onnipotente, amore, che è giusto; il fatto stesso che Egli è Padre ecc … senza di Lui queste stesse parole possono essere riempite di tutt'altro significato. Proviamo a pensare come intende la misericordia di Dio un ebreo o un islamico – stessa parola, significati molto diversi -.
Il Signore però è venuto anche a donarci un’altra vista, proviamo ad ascoltarlo: “Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi (Gv 9,39s). Gesù è venuto a mostrare “ciò che occhio non vide, né orecchio udì, mai entrò in cuore di uomo”, a darci occhi capaci di guardare le persone in profondità, per farci leggere i segni dei tempi, per non lasciarci abbindolare dai falsi profeti che in ogni tempo si affacciano sulla scena pubblica; per mostrare qual è la via da percorrere per seguire Dio; però può compiere questa operazione solo in chi sente di avere bisogno di vedere, in chi è in cerca della verità, perché chi è già convinto di sapere tutto, di vedere tutto, di non avere bisogno di niente e di nessuno se non della propria autonoma intelligenza, non gli consentirà di ridonargli la vista. E’ quanto avviene con i farisei che stanno parlando con lui e gli chiedono: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» (Gv 9,41).
Gesù è venuto anche per liberare i prigionieri, ma da chi o da che cosa? Ascoltiamo un suggerimento di Pietro: “L’uomo … è schiavo di ciò che lo domina” (2Pt 2,19). Egli è venuto a liberarci da tutto ciò che invece di farci vivere da esseri umani liberi, ci blocca, impedendoci di sviluppare tutte le straordinarie potenzialità che Dio ha messo in noi. Egli ci viene a liberare da immagini negative di Dio stesso; dalle paure; dai condizionamenti; dalla violenza della tentazione a peccare, da tutto ciò che fa si che l’uomo, invece di svilupparsi a immagine e somiglianza di Dio, diventi una semplice tappa nella evoluzione degli animali. Noi non siamo animali evoluti, ma il vertice di tutto il creato. Solo all’essere umano è chiesto di “custodire e coltivare” il mondo.
Tutto ciò è offerto da Dio, ma non imposto. Lo stesso Isaia afferma che Egli : “Non griderà né alzerà il tono, non farà udire nelle piazze la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Is 42,2); si tratta di immagini che significano umiltà modestia, mancanza di prepotenza e arroganza. Gesù porta con sé la forza della verità che si impone da se con la sua bellezza, ma che non può mai essere imposta. Deve essere liberamente accolta.
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