“Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”. Gilbert K. Chesterton
mercoledì 26 gennaio 2011
Ogni tanto una buona notizia
Il Senato francese ha bocciato ieri la proposta di legge relativa all’assistenza medicalizzata per morire. Contro il provvedimento che, se fosse stato approvato, avrebbe spianato la strada all’eutanasia in Francia, una forte mobilitazione bipartisan, delle associazioni antieutanasiche e, a sorpresa, un deciso no del premier François Fillon, che ha scelto la stampa come veicolo per comunicare pubblicamente il suo no: “Dobbiamo stabilire se la società sia in grado di legiferare per riconoscersi il diritto di dare la morte – ha scritto in un lungo articolo – ritengo che questo limite non debba essere superato”. Della proposta di legge il premier ha criticato anche la definizione ambigua di fine vita e l’assenza di un obbligo specifico di consultare la famiglia del malato. Nei giorni scorsi era intervenuto nel dibattito bioetico anche il presidente della Conferenza episcopale francese e arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, definendo la nuova iniziativa legislativa una “licenza di uccidere” e ricordando come l’umanità di una società si misuri con il modo in cui tratta le categorie più vulnerabili. I due emendamenti votati ieri dall’assemblea hanno eliminato il primo controverso articolo del testo che consentiva a ogni persona maggiorenne e in grado di intendere, affetta da un male incurabile allo stadio terminale causa di una sofferenza fisica o psichica insanabile, di chiedere assistenza medica per ottenere una morte rapida e indolore. In Francia, in realtà, una legge sul fine vita esiste già: è la legge Leonetti, del 2005, che impedisce l’accanimento terapeutico, autorizza lo stop alle cure da parte del malato, disciplina l’uso delle cure palliative, e regolamenta l’istituto del testamento biologico, cioè permette al cittadino di esprimere in anticipo la propria volontà.
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