Le chiamano “libera satira” e “tv intelligente”, gentili amici lettori, e a volte non a torto. Ma assieme a voi devo constatare ancora una volta che troppo spesso, quando c’è da parlare della visione cristiana della vita e delle relazioni tra gli esseri umani, quando c’è da richiamare ciò che la Chiesa e gli uomini di Chiesa dicono a questo proposito, la “libera satira” e la “tv intelligente” si rivelano sconsolanti contenitori di insulti alla verità delle parole e dei fatti. Gli episodi che citate – che giustamente suscitano la vostra amara indignazione e che hanno già ispirato diversi commenti sulle nostre pagine – sono purtroppo solo gli ultimi di una sistematica disinformatzja sulle affermazioni del Papa a proposito della imposizione a ragazzi e famiglie di alcuni Paesi europei (Spagna in primis) di un’educazione sessuale di Stato.
Disinformatzja che nel caso del programma di Augias è stata propinata con ben sperimentata (e ormai un po’ fastidiosa) retorica, mentre nel caso di “Che tempo che fa” è stata furbamente condita di risate (diventando così persino più vischiosa e maligna). La sostanza naturalmente è la stessa: pura e semplice disinformazione. E l’unica spiegazione logica della lampante caricatura della riflessione e dell’allarme di Benedetto XVI è che si vuol togliere senso e dignità – a questo, alla fin fine, servono le caricature – a un insegnamento controcorrente, che gruppi di pressione culturale e politica (abbinati a potenti interessi) vedono come il fumo negli occhi e intendono osteggiare nel modo più radicale. La Chiesa, all’interno della sua visione integrale della persona umana, propone l’educazione sessuale come “educazione all’affettività” e alla comprensione piena del ruolo dell’uomo e della donna nel Creato. Altri perseguono invece la riduzione dell’educazione sessuale a una dimensione pseudo–tecnica e meccanica (apparentemente «neutra», appunto) come se fosse possibile limitarsi alla didattica (o, come è stato ben detto, all’«ammaestramento») del rapporto sessuale e se la priorità fosse “liberarlo” dalle sue “implicazioni” (di qui l’enfasi su contraccezione e aborto).
Non riesco proprio a capire perché il servizio pubblico radiotelevisivo possa essere trasformato in ulteriore e potente megafono di quest’ultima campagna, delle posizioni che pretende di dare per acquisite e delle falsificazioni e mistificazioni che opera. Povera Rai... Ma, caro signor Bruni e caro signor Hegart, non siamo affatto costretti a subire tutto questo senza protestare. E possiamo, almeno, usare del nostro potere di scegliere di vedere o non vedere certi “spettacoli”. L’esercizio della libertà di telecomando non assolve di certo la Rai dal suo dovere – dovere, ripeto – di garantire quantomeno la non deformazione del pensiero e delle parole di chiunque, e – a maggior ragione – di quelle del Papa, ma assolve noi dall’obbligo dell’inchino nei confronti dei signori della tv falso–buonista.
Disinformatzja che nel caso del programma di Augias è stata propinata con ben sperimentata (e ormai un po’ fastidiosa) retorica, mentre nel caso di “Che tempo che fa” è stata furbamente condita di risate (diventando così persino più vischiosa e maligna). La sostanza naturalmente è la stessa: pura e semplice disinformazione. E l’unica spiegazione logica della lampante caricatura della riflessione e dell’allarme di Benedetto XVI è che si vuol togliere senso e dignità – a questo, alla fin fine, servono le caricature – a un insegnamento controcorrente, che gruppi di pressione culturale e politica (abbinati a potenti interessi) vedono come il fumo negli occhi e intendono osteggiare nel modo più radicale. La Chiesa, all’interno della sua visione integrale della persona umana, propone l’educazione sessuale come “educazione all’affettività” e alla comprensione piena del ruolo dell’uomo e della donna nel Creato. Altri perseguono invece la riduzione dell’educazione sessuale a una dimensione pseudo–tecnica e meccanica (apparentemente «neutra», appunto) come se fosse possibile limitarsi alla didattica (o, come è stato ben detto, all’«ammaestramento») del rapporto sessuale e se la priorità fosse “liberarlo” dalle sue “implicazioni” (di qui l’enfasi su contraccezione e aborto).
Non riesco proprio a capire perché il servizio pubblico radiotelevisivo possa essere trasformato in ulteriore e potente megafono di quest’ultima campagna, delle posizioni che pretende di dare per acquisite e delle falsificazioni e mistificazioni che opera. Povera Rai... Ma, caro signor Bruni e caro signor Hegart, non siamo affatto costretti a subire tutto questo senza protestare. E possiamo, almeno, usare del nostro potere di scegliere di vedere o non vedere certi “spettacoli”. L’esercizio della libertà di telecomando non assolve di certo la Rai dal suo dovere – dovere, ripeto – di garantire quantomeno la non deformazione del pensiero e delle parole di chiunque, e – a maggior ragione – di quelle del Papa, ma assolve noi dall’obbligo dell’inchino nei confronti dei signori della tv falso–buonista.
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