IV DOMENICA DI QUARESIMA
C’è un rapporto diverso tra gli evangelisti e noi rispetto ai miracoli di Gesù. Noi a volte tendiamo a fermarci al fatto in sé, alla sua straordinarietà, mentre gli evangelisti cercano di comprenderne il significato più profondo, per contemplare il mistero di Dio, in essi e attraverso di essi, manifestato.
Oggi Gv fa proprio questo percorso, non fermandosi semplicemente stupito davanti a questa guarigione.
Quali sono le conseguenze della cecità?
- disorientamento
- dipendenza dagli altri
- difficoltà a riconoscere gli ostacoli e pericoli
- non vedere, almeno con gli occhi, la bellezza delle cose
A Gv interessa questa cecità?
Se proviamo a percorrere il N.T. troviamo almeno altri due casi di cecità:
- “Elimas, il mago, … faceva opposizione (agli apostoli) cercando di distogliere il proconsole dalla fede. Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: «O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, … quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano” (At 13,8ss).
- “Mentre (Paolo) era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». … Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda” (At 9,4ss).
Il primo personaggio era un mago che ostacolava l’azione degli apostoli, l’altro è invece Saulo che, dopo l’adesione a Cristo prese il nome di Paolo.
E’ evidente allora che l’evangelista pensa a questa cecità spirituale, mentre assiste alla guarigione del cieco nato; cioè a quella cecità che impedisce di conoscere il vero volto di Dio, ma anche il vero volto dell’uomo (qual è la sua dignità, il suo posto all’interno del creato, il suo destino …).
All’inizio di questo brano Gesù dice: “Io sono la luce del mondo” (Gv 9,5) e Gv nel prologo del suo Vangelo scrive: Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Possiamo allora dire che, senza Gesù Cristo non è possibile conoscere il vero volto di Dio (“Chi vede me vede il Padre”), né dare risposta alle domande sull’uomo.
Si può essere ciechi e credere di vederci («Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane» - Gv 9,41) sia fuori che dentro la Chiesa. Basta porsi come i farisei del nostro racconto e dire “ … vuoi insegnare a noi?”. Questo è l’atteggiamento presuntuoso di chi dice: “Noi sappiamo …” (9,29); cioè di chi è assolutamente convinto di avere la verità in tasca, anche senza mai porsi in ascolto della Verità che è Cristo.
Si può essere ciechi nella Chiesa, quando ci si immagina un Dio astioso e puntiglioso; giusto come il più rigido dei magistrati; clemente come noi sappiamo esserlo, ma solo verso i meritevoli.
C’è anche la cecità di chi si è costruito un Dio talmente misericordioso da essere indifferente verso il male che, largheggia nel perdono, senza chiedere pentimento e conversione.
C’è inoltre la cecità di chi crede che basti la vita liturgica, magari ridotta al minimo, ma che non scalfisce i modi di pensare e di agire, per cui dopo anni di Eucaristie e confessioni, si ritrova sempre uguale.
C’è poi la cecità, ancora più oscura, di chi rifiuta Cristo, la sua Parola e fonda invece la sua vita sulla signoria del pensiero filosofico e della ragione umana.
Consentitemi di dire che molti ciechi parlano dai nostri giornali, dalla televisione e molti, troppi, siedono in Parlamento; molti, troppi di noi si lasciano incantare.
Oggi Gv ribadisce che Gesù è la luce e che nessuno è destinato alla cecità. Ricordiamoci infine che, la luce di Cristo non può essere contenuta, limitata, sarà possibileche uomini e donne fuori dalla comunione visibile con Cristo e la sua Chiesa, siano raggiunti e illuminati. Non basta essere nella Chiesa per avere la luce, ma bisogna essere onestamente in sua ricerca e nella disponibilità ad accoglierla nel suo sorgere.
Sottolineo il passaggio in cui Padre Andrea dice che non si può essere, o dire di essere, di Cristo e non farsi cambiare da questo incontro con Lui...
RispondiEliminaE