L'acqua è un'esigenza primaria e un diritto fondamentale alla vita troppo spesso “ridotto a merce, a valore economico, a oggetto di scambio”, soprattutto attraverso la sua privatizzazione ad opera delle multinazionali.
E' quanto ha rilevato mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), intervenendo al convegno “Sorella Acqua”, organizzato sabato 16 aprile ad Assisi dai dieci distretti di Italia, Albania, Malta e San Marino del Rotary International. “A questo diritto umano fondamentale, legato al diritto stesso alla vita, circa un miliardo e mezzo di persone manca di un accesso adeguato – ha osservato nel suo intervento il Vescovo –; e più ancora sono quelle prive di una sufficiente disponibilità di acqua potabile: nel Sud del mondo l’acqua contaminata rimane causa diffusa di malattia e di morte, specialmente fra i bambini”.
“L’acqua – ha continuato mons. Crociata – rimane una risorsa male distribuita e male sfruttata. Senza indulgere in facili catastrofismi, accanto a zone nelle quali la scarsità di acqua è un fattore endemico – penso, in particolare, alla fascia dell’Africa Settentrionale – oggi ci misuriamo con un incremento significativo del processo di desertificazione; con il calo di disponibilità idrica, anche a fronte della crescita della popolazione mondiale”.
Inoltre, ha proseguito, siamo di fronte a “un aumento dei consumi nell’attività produttiva; con l’inquinamento che ne frena, quando non ne impedisce l’utilizzo; con problemi di raccolta e di distribuzione che degenerano in sprechi, espressione di una politica sociale che non considera il dovere e la necessità di economizzare questo bene essenziale”.
“In questo scenario – ha sottolineato – conservano tutto il loro peso i processi di privatizzazione, che vedono poche multinazionali trasformare l’acqua in affare, a detrimento dell’accesso alle fonti e quindi dell’approvvigionamento, con conseguente perdita di autonomia da parte degli enti governativi”.
“Il tema – ha osservato mons. Crociata – va affrontato dalla comunità internazionale, per un uso equo e responsabile di questa risorsa, bene strategico – l’oro blu! – attorno al quale si gioca una delle partite decisive del prossimo futuro. Richiede un impegno comune, che sappia orientare le scelte e le politiche per l’acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale”.
Il presule ha poi citato il caso italiano che “è tra i più grandi produttori e consumatori al mondo di acqua in bottiglia, con cifre in costante aumento, a beneficio di un’industria che diventa speculativa, quando si assicura enormi fatturati grazie a concessioni rilevate a prezzi irrisori”.
A questo proposito mons. Crociata ha fatto quindi riferimento ai due quesiti referendari su cui il popolo italiano sarà chiamato ad esprimersi nel prossimo mese di giugno e riguardanti la privatizzazione dell’acqua, le modalità di affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, in base all’adeguata remunerazione del capitale investito.
“A tutto ciò – ha commentato – è doveroso aggiungere una riflessione sul nostro stile di vita individuale, spesso poco incline a riconoscere l’importanza di educarsi e di educare ad un uso attento, sobrio e consapevole di beni che ci sono stati affidati perché li custodiamo quali doni preziosi, meritevoli di attenta cura; risorse essenziali, da rispettare e condividere secondo giustizia, avendo a cuore anche il futuro del nostro pianeta”.
“Il discorso sull’acqua, a ben vedere – ha quindi concluso –, ci porta veramente lontano, fino a farci sentire tutta l’urgenza di una diversa cultura, che porti anche a politiche diverse, attente a salvaguardare l’accesso a questo bene comune non mercificabile, capaci quindi di sostenerne una gestione che ne garantisca a tutti la distribuzione”.
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