“È una forma narcisistico sadica di pedofilia, è un uomo che ha utilizzato la tonaca come copertura. Non è neanche un vero credente”. Il professor Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, esperto - tra gli altri incarichi - della Consulta nazionale per la Famiglia della Conferenza episcopale italiana, non ha dubbi su don Riccardo Seppia, il parroco genovese in carcere con l’ipotesi di abuso su minore e cessione di stupefacenti. Un’indagine che potrebbe presto arricchirsi di un nuovo capo di imputazione: induzione e sfruttamento di prostituzione minorile. La Procura di Genova sta infatti cercando di accertare se le frasi emerse durante le intercettazioni telefoniche e ambientali e pronunciate durante colloqui con il pusher nordafricano che gli procurava la cocaina, possano essere relative a un vero e proprio rapporto di domanda-offerta. Negli interrogatori e dall’analisi dei tre computer sequestrati al parroco, gli inquirenti avrebbero trovato le prime conferme sia della violenza sessuale su uno dei ragazzi, un chierichetto sedicenne genovese, sia dell’uso di stupefacenti. Don Seppia rimane in isolamento, lontano dagli altri detenuti, mentre viene valutata la possibilità di trasferirlo in un Sert, proprio per la sua dipendenza dalla cocaina.
Professor Cantelmi, possibile che nessuno tra le gerarchie ecclesiastiche si sia mai accorto di nulla? Eppure non sarebbero mancate le segnalazioni in passato, circa il comportamento di don Riccardo.
Sono sicuro che in questo caso non si tratti di connivenze, di nascondimenti o di inerzia da parte della gerarchia, che non ha avuto alcun dubbio a dare seguito immediato all’operato degli inquirenti. Ma mi faccio un’altra domanda: possibile che nella formazione di questo prete, a suo tempo, i formatori si siano lasciati ingannare così?
Ce lo dica lei: è possibile?
I segnali c’erano già sicuramente tutti. Ma non è facile individuare una persona così, bisogna essere molto bravi. Ed è per questo che nei seminari diocesani oggi sono stati inseriti psicologi e psichiatri, che insegnano ai formatori a non farsi ingannare.
E secondo lei è sufficiente? Non c’è stato finora un atteggiamento omertoso da parte della Chiesa?
Non c’è altra istituzione al mondo che abbia fatto tanta pulizia al suo interno. Dal 2000 il mondo cattolico ha fatto una scelta profetica rispetto ai tempi. È stato fatto uno sforzo immenso. Ora il problema è rendere le case di formazione per i preti capaci di scovare in tempo persone così.
Ma cos’ha di particolare un uomo come don Seppia?
I pedofili narcisisti sadici sono abilissimi. Sono persone molto intelligenti, brillanti, capaci, che riescono facilmente a ingannare. Sanno manipolare la realtà, utilizzare la propria struttura di riferimento per fare i loro comodi. Persone così non si trovano mica solo in chiesa: possono essere pediatri, allenatori, educatori, insegnanti. In questo caso non si tratta neanche di un vero credente, ma di uno che irrideva la fede, invocava addirittura Satana. È solo una persona che ha utilizzato l’essere prete per dare seguito alle sue perversioni.
Questi pedofili come scelgono le loro vittime?
Si occupano di persone in difficoltà, ricoprono di bontà quello che fanno. Usano sistemi di dipendenza mostruosi. Spesso abusano di due fratelli, o delle loro madri. Intere famiglie vengono incastrate in un sistema di dipendenza che impedisce loro di fare un esame critico della realtà.
Ed è per questo che spesso le famiglie sono reticenti a denunciare?
Certo. Pensi che ci sono casi di donne che, dopo aver avuto un partner che abusava del loro figlio, se ne cercano un altro simile. Sono sistemi patologici in cui l’abusante si va ad insinuare.
E cosa si può fare in casi simili?
Nulla. Il pedofilo narcisistico sadico è inguaribile, perché è una persona che non ha l’egodistonia: sente il suo comportamento come giusto. L’unica possibilità è il contenimento sociale.
Professor Cantelmi, possibile che nessuno tra le gerarchie ecclesiastiche si sia mai accorto di nulla? Eppure non sarebbero mancate le segnalazioni in passato, circa il comportamento di don Riccardo.
Sono sicuro che in questo caso non si tratti di connivenze, di nascondimenti o di inerzia da parte della gerarchia, che non ha avuto alcun dubbio a dare seguito immediato all’operato degli inquirenti. Ma mi faccio un’altra domanda: possibile che nella formazione di questo prete, a suo tempo, i formatori si siano lasciati ingannare così?
Ce lo dica lei: è possibile?
I segnali c’erano già sicuramente tutti. Ma non è facile individuare una persona così, bisogna essere molto bravi. Ed è per questo che nei seminari diocesani oggi sono stati inseriti psicologi e psichiatri, che insegnano ai formatori a non farsi ingannare.
E secondo lei è sufficiente? Non c’è stato finora un atteggiamento omertoso da parte della Chiesa?
Non c’è altra istituzione al mondo che abbia fatto tanta pulizia al suo interno. Dal 2000 il mondo cattolico ha fatto una scelta profetica rispetto ai tempi. È stato fatto uno sforzo immenso. Ora il problema è rendere le case di formazione per i preti capaci di scovare in tempo persone così.
Ma cos’ha di particolare un uomo come don Seppia?
I pedofili narcisisti sadici sono abilissimi. Sono persone molto intelligenti, brillanti, capaci, che riescono facilmente a ingannare. Sanno manipolare la realtà, utilizzare la propria struttura di riferimento per fare i loro comodi. Persone così non si trovano mica solo in chiesa: possono essere pediatri, allenatori, educatori, insegnanti. In questo caso non si tratta neanche di un vero credente, ma di uno che irrideva la fede, invocava addirittura Satana. È solo una persona che ha utilizzato l’essere prete per dare seguito alle sue perversioni.
Questi pedofili come scelgono le loro vittime?
Si occupano di persone in difficoltà, ricoprono di bontà quello che fanno. Usano sistemi di dipendenza mostruosi. Spesso abusano di due fratelli, o delle loro madri. Intere famiglie vengono incastrate in un sistema di dipendenza che impedisce loro di fare un esame critico della realtà.
Ed è per questo che spesso le famiglie sono reticenti a denunciare?
Certo. Pensi che ci sono casi di donne che, dopo aver avuto un partner che abusava del loro figlio, se ne cercano un altro simile. Sono sistemi patologici in cui l’abusante si va ad insinuare.
E cosa si può fare in casi simili?
Nulla. Il pedofilo narcisistico sadico è inguaribile, perché è una persona che non ha l’egodistonia: sente il suo comportamento come giusto. L’unica possibilità è il contenimento sociale.
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