da Il libro di Tobia. Lettura spirituale, Pino Stancari
Per la prima volta cala il sole; per la prima volta si fa buio; per la prima volta viene la notte. E’ la prima notte lontano da casa. Tobia affronta un momento di difficoltà e d’incertezza. Le tenebre scendono, le ombre si allungano. E’ notte.
Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzò dall’acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo che si mise a gridare (6,2).
E’ un momento di paura e di angoscia. Una tristezza intensa riempie il cuore del nostro Tobia
, che è alle prese con gli imprevisti del suo viaggio: l’acqua, e poi il pesce che esce dall’acqua. Dall’acqua proviene la minaccia. Dall’acqua viene il mostro, il drago, il grosso pesce. Appare il male, la potenza scatenata del male. Il viaggio è appena cominciato eppure è già chiaro quale sarà l’avversario da affrontare. Tobia si trova esposto allo scontro con il male, in tutti i suoi aspetti: il male, in quanto è contrarietà che ti aggredisce dall’esterno e di fronte alla quale sei facile vittima, perché sei debole ed inesperto: ma anche il male che ti aggredisce dall’interno, in quanto fai l’esperienza di un abisso che ti si spalanca dentro. Chi si avvicina all’acqua, si specchia in essa... ... Tobia grida, perché ha paura. Se non si fosse messo in viaggio, non avrebbe mai vissuto questo momento drammatico di scontro con il male. Anche per questo era necessario che partisse: doveva affrontare l’avversario, scontrarsi con lui, fare i conti con lui. Ora, che è in viaggio, è inevitabile lo scontro.
Ma l’angelo gli disse: “Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire”. Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva (6,3).
C’è una nota umoristica in questa descrizione. Il narratore si diverte, mentre ci parla di realtà estremamente serie. D’altra parte, proprio le cose serie vanno prese con un po’ di umorismo, per non correre il rischio di fraintenderne l’effettiva serietà.
L’angelo ha un solo consiglio, molto semplice, e al tempo stesso decisivo. Dice a Tobia: “Hai paura del male? Ebbene, non averne paura; prendi il pesce per la coda e tiralo a riva! (cf. Es 4,4).
“Ma è il male!”.
“Ebbene – risponde l’angelo – non è altro che il male!”.
“Ma sto male!”.
“Non c’è niente di strano!”.
“Ma è l’avversario!”.
“Sì, non è altro che l’avversario! Prendilo per la coda e ti accorgerai che potrai trascinarlo a riva”.
“Ma è il demonio!”.
“Ebbene, non è altro che il demonio! Non averne paura!”.
“Ma io sono sgomento!”.
“Proprio questo è il demonio che ti sta divorando: il tuo sgomento. Tira il fiato: ti accorgerai che il grande drago, tirato a riva, è del tutto impotente. Prendilo per la coda, afferralo, non lasciarlo fuggire”.
E’ quello che Tobia fa.
Gli disse allora l’angelo: “Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti”. Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione di pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata (6,4).
Prendilo.
E ti accorgerai che,
affrontando il tuo avversario senza paura,
ti è dato il potere di vincerlo.
Proprio da lui ricaverai le medicine
utili per guarire
gli ammalati che incontrerai nel corso della tua vicenda.
Dal male, da te affrontato e vinto,
scaturirà per te ogni altro bene.
Non pensare che il tuo viaggio possa procedere positivamente,
se non affrontando il male e vincendolo.
Sei costretto a misurarti con una potenza ostile?
Se tu protesti,
la tua protesta rimarrà del tutto sterile.
Vuoi evitare lo scontro con l’avversario?
Non saresti mai in grado di crescere.
Solo dalla vittoria sul male
verrà per te un risultato positivo:
per te e per gli altri.
Tu crescerai
soltanto affrontando e vincendo l’avversario.
Il male è sulla tua strada
il male è sulla nostra strada:
quel male da cui vorremmo fuggire,
perché offende il nostro corpo
e il nostro cuore,
perché piaga la nostra esistenza,.
Quel male che è violenza,
prepotenza,
cattiveria.
Quel male che è fuori di noi,
che è dentro di noi.
Bisogna affrontarlo:
solo così la strada del nostro viaggio si aprirà.
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