a. La conservazione, l’adorazione e la comunione  alla santissima Eucarestia al di fuori della celebrazione del  Sacrificio sono sempre state presenti nella prassi liturgica della  Chiesa. Questa affermazione oggi potrebbe suscitare una immediata  perplessità e reazione. Bisogna allora intendersi bene e argomentare  con precisione. Certamente la custodia pubblica e solenne, come i riti  del culto eucaristico (esposizione, benedizione, processioni, ecc.) sono  maturati nei secoli e hanno uno sviluppo storico ben definito.  Tuttavia il fatto che l’Eucarestia sia sempre stata conservata,
intimamente adorata e frequentemente assunta anche fuori della  celebrazione è inconfutabile. Conservazione, adorazione e comunione fuori della Messa,  sono, quindi, elementi originali, insiti nelle radici stesse della  liturgia e rilevabili nell’esperienza cultuale della Chiesa fino dalle  sue prime manifestazioni. La santissima Eucaristia, infatti, veniva  consegnata ai diaconi per gli assenti e i fedeli stessi, laici ed  eremiti, la portavano con sé nelle loro dimore per cibarsene  frequentemente. La custodia eucaristica nasce così nelle case dei  cristiani per conservare con circospezione il Sacramento. E' evidente che  quella cura con la quale conservavano e ricevevano il Pane santo non poteva essere altro che quell’adorazione intima e profonda che già san Paolo esigeva - ciascuno  esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;  perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e  beve la propria condanna (1 Cor 11, 28-29) - e che s. Agostino ribadiva - Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo (Enarrationes in Psalmos 98, 9, CCL XXXIX, 1385). Ed ecco che i tre aspetti riserva, adorazione e comunione  sono inscindibili in quanto l’uno è finalizzato agli altri: il  sacramento è conservato perché con spirito adorante si possa assumere  anche ogni giorno.In analogia con le case anche le chiese dovevano avere un luogo di  conservazione dell’Eucaristia, sempre più necessario nella misura in cui  veniva a scomparire l’uso domestico. Il luogo veniva chiamato Pastoforio (in Oriente) o Sacrarium (in Occidente) (RIGHETTI, Storia liturgica, Ancora edizione anastatica, 1998, vol. I, p. 546), ed era attiguo al presbiterio. Conservare, adorare e comunicare  alla santissima Eucaristia fuori della Messa, quindi, non sono sintomi  di una corruzione intervenuta successivamente, ma, nella loro sostanza,  sono aspetti connessi alla forma primitiva della celebrazione dei santi  Misteri
b. Nel secondo millennio il SS. Sacramento tende a uscire dal  segreto ed entrare progressivamente nelle chiese in modo pubblico e  sempre più solenne. Ne sono testimonianza la piccola capsa, detta Propitiatorium, posta sulla mensa dell’altare o la Colomba eucaristica pendente sopra l’altare. E' interessante osservare che, appena il Sacramento esce dalla sacrestia,  subito individua l’altare come sua dimora, lì dove è “nato”. Ben presto  le esigenze della sicurezza e lo sviluppo crescente del culto  eucaristico portarono a forme monumentali, come le edicole eucaristiche,  che dovettero di necessità lasciare l’altare per creare un loro spazio  architettonico autonomo. Tuttavia il sacramento non rientrò più nel  segreto del sacrario, ma iniziò la sua ascesa trionfale, confortata  dallo sviluppo del dogma e della spiritualità eucaristica.
c. In seguito al Concilio Tridentino il tabernacolo, già monumentale,  non teme di salire sull’altare stesso, quale suo luogo proprio: il  tabernacolo, infatti, contiene ontologicamente quel medesimo Mistero  vivo e vero che sull’altare si celebra. Se questa fu la norma più  diffusa e raccomandata, tuttavia, la Chiesa, almeno nella liturgia  pontificale, non volle lasciare l’antico costume, che distingueva  l’altare dalla riserva eucaristica. Al contempo si doveva accettare il  progresso dogmatico e le forme nuove del culto eucaristico, che  imponevano ormai una custodia pubblica, visibile e solenne della SS.  Eucaristia. In tal modo, nelle cattedrali e nelle collegiate, si eresse  la cappella del SS. Sacramento che, pur distinta dalla navata ne era  collegata e con la sua preziosità e sacralità veniva ad essere il Sancta sanctorum della chiesa stessa.
 
 
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