Il canone 989 del CIC (Codice di Diritto Canonico) recita: "Ogni fedele, raggiunta l'età della discrezione, è tenuto all'obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta nell'anno". Esso fa riferimento al canone XXI del Concilio Lateranense IV (1215):
"Qualsiasi fedele dell'uno o dell'altro sesso, giunto all'età di ragione, confessi fedelmente, da solo, tutti i suoi peccati al proprio parroco almeno una volta l'anno, ed esegua la penitenza che gli è stata imposta secondo le sue possibilità; riceva anche con riverenza, almeno a Pasqua, il sacramento dell'Eucarestia, a meno che per consiglio del proprio parroco non creda opportuno per un motivo ragionevole di doversene astenere per un certo tempo. Altrimenti finché vive gli sia proibito l'ingresso in chiesa, e - alla sua morte - la sepoltura cristiana. Questa salutare disposizione sia pubblicata frequentemente nelle chiese, perché nessuno nasconda la propria cecità con la scusa dell'ignoranza". Preso atto del dettato del Concilio, mi chiedo come mai il papa Innocenzo III abbia dovuto fissare una norma di questo genere. Probabilmente la situazione della pratica religiosa era talmente scadente, che il Pontefice dovette proporre (imporre) un livello minimo sotto il quale fosse evidente l'inesistenza della vita cristiana.
Detto questo, mi pare chiaro che i tempi sono cambiati e che forse è giunto il momento di comprendere che quando a Dio si dà il "minimo sindacale", si manifesta in maniera evidente una mancanza d'amore.
Sappiamo che non è la "quantità" della pratica religiosa che dice l'autenticità di una vita cristiana, ma non possiamo non riconoscere che dove essa è scarsa c'è indubbiamente un problema spirituale.
Vogliamo risolvere i problemi di fede abbassando di continuo "l'asticella", così tutti possono fare il salto, oppure ci stimoliamo ad allenarci tutti meglio per fare il salto più alto? E' chiaro che il secondo atteggiamento paga meno in termini di popolarità, ma indubbiamente fa bene alle persone, perché il Vangelo salva e dona vita quando è preso nella sua radicalità.
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