Da Avvenire del 27 agosto
Impressionante. Impressionante la realtà dell’evasione fiscale. Impressionante la disattenzione verso quell’immenso e bistrattato valore e quella portentosa (ma non inesauribile) risorsa che è la famiglia, e la famiglia con figli. Impressionante la campagna politico-mediatica che è stata scatenata contro la Chiesa per il solo fatto di aver detto tutto questo. E aver ricordato a chi ha il compito di governare e di fare le leggi che, in un tempo esigente e duro di manovre difficili e di seri sacrifici, gli italiani attendono – e finalmente meritano – scelte giuste e utili per la preziosa risorsa famiglia e contro la sottrazione di risorse operata da chi evade le tasse. «Più famiglia e uno stop all’evasione», titolavamo il 20 agosto scorso su questa prima pagina, continuando la nostra preoccupata analisi delle sfide che stanno davanti alla classe dirigente di questo Paese e rilanciando la riflessione e l’appello del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Un appello che sembra essere stato ben compreso da quanti, in Parlamento e nel Governo, lavorano per un’equa correzione della manovra-bis d’agosto. Le immediate reazioni bipartisan favorevoli lo hanno segnalato a dovere.
Che sia questo il problema? Che sia insopportabile questo vasto convenire, e non per piccole convenienze, su problemi veri della nostra società nazionale posti in primo piano dai cattolici (gente che dell’Italia vera sa qualcosina...)? O forse il problema è che non si deve far arrivare in primo piano la famiglia, quei quasi 15 milioni di nuclei di persone sposate e, spesso, con figli a carico che non riescono a ottenere il riconoscimento sancito in Costituzione e una cittadinanza fiscale piena? O, ancora, il problema è che non ci si deve neanche azzardare a porre la questione dell’evasione fiscale?
Viene da rispondere sì a tutte queste domande niente affatto retoriche. Soprattutto all’ultima. È potente il partito dell’evasione, quella vera: grossa, grassa e sfottente per i milioni e milioni di "dipendenti" e anche per tutti quegli "autonomi" che s’arrabattano e quando evadono, poco o nulla, lo fanno per disperazione. È potente, secondo analisti e commentatori insigni, ed è «intoccabile» perché elettoralmente determinante. È potente e conta – scopriamo con crescente sorpresa – su alleanze insospettabili, sia nelle redazioni di vasti e radicati gruppi mediatici sia in quelle di giornali corsari.
Ma non riusciamo proprio a vederlo coincidere il partitone dell’evasione con il partitino (pannelliano) più amato e amplificato da certi colleghi e più fervente nello spacciare leggende nere e cifrati anatemi contro la Chiesa e il mondo del non profit (evidentemente per costoro troppo inquinato, anche nella sua parte laica, dal "solidarismo" e dal "vitalismo" cristiano).
Eppure almeno un retroscena ce l’ha, e per niente raccontato, la contro-campagna mediatica fatta scattare (a suon di numeri a casaccio e falsità ripetute ossessivamente) per tentare di far deragliare la campagna a marchio "cattolico" pro-famiglia e per un fisco giusto, amico della famiglia e uguale per tutti. È un retroscena, che si condensa in un marchio d’origine. Ma basta riandare al 19 agosto. Parla alla radio, al mattino, il cardinal Angelo Bagnasco, e parla chiaro: Arrivano consensi, promesse, impegni. Nel pomeriggio, però, brontola e tuona l’avvocato Gustavo Raffi. È l’ordine d’attacco: dev’essere detto che la salvezza dell’Italia in crisi sta nel colpire la Chiesa. Si congeli per tre anni l’8 per mille e s’impongano tasse su tutti «gli edifici non destinati al culto». Tutti. Mense dei poveri, case di accoglienza, oratori, ostelli, scuole, musei... E sull’altarino anticlericale si sacrifino pure, visto che non se ne potrebbe fare a meno, «tutti gli altri enti» (religiosi e non profit). Sul far della sera, l’elenco della mannaia anti-solidale si precisa in bocca a un esperto della materia, l’avvocato Mario Staderini. E la campagna s’intensifica.
Ho dimenticato qualcosa? Già che cosa d’altro fanno nella vita i due abili avvocati. Staderini è il segretario in carica del Partito radicale. Ovvero la metà esibita del marchio d’origine della campagna anti-Chiesa (e non profit). Raffi è, invece, il gran maestro del Goi, ovvero «la più antica e numerosa comunione della massoneria italiana». L’altra metà del marchio, quella più discreta. Un film già visto. Ma vederlo di nuovo in circolazione con pronti e potenti strombazzamenti mediatici, un po’ di impressione la fa lo stesso.
Che sia questo il problema? Che sia insopportabile questo vasto convenire, e non per piccole convenienze, su problemi veri della nostra società nazionale posti in primo piano dai cattolici (gente che dell’Italia vera sa qualcosina...)? O forse il problema è che non si deve far arrivare in primo piano la famiglia, quei quasi 15 milioni di nuclei di persone sposate e, spesso, con figli a carico che non riescono a ottenere il riconoscimento sancito in Costituzione e una cittadinanza fiscale piena? O, ancora, il problema è che non ci si deve neanche azzardare a porre la questione dell’evasione fiscale?
Viene da rispondere sì a tutte queste domande niente affatto retoriche. Soprattutto all’ultima. È potente il partito dell’evasione, quella vera: grossa, grassa e sfottente per i milioni e milioni di "dipendenti" e anche per tutti quegli "autonomi" che s’arrabattano e quando evadono, poco o nulla, lo fanno per disperazione. È potente, secondo analisti e commentatori insigni, ed è «intoccabile» perché elettoralmente determinante. È potente e conta – scopriamo con crescente sorpresa – su alleanze insospettabili, sia nelle redazioni di vasti e radicati gruppi mediatici sia in quelle di giornali corsari.
Ma non riusciamo proprio a vederlo coincidere il partitone dell’evasione con il partitino (pannelliano) più amato e amplificato da certi colleghi e più fervente nello spacciare leggende nere e cifrati anatemi contro la Chiesa e il mondo del non profit (evidentemente per costoro troppo inquinato, anche nella sua parte laica, dal "solidarismo" e dal "vitalismo" cristiano).
Eppure almeno un retroscena ce l’ha, e per niente raccontato, la contro-campagna mediatica fatta scattare (a suon di numeri a casaccio e falsità ripetute ossessivamente) per tentare di far deragliare la campagna a marchio "cattolico" pro-famiglia e per un fisco giusto, amico della famiglia e uguale per tutti. È un retroscena, che si condensa in un marchio d’origine. Ma basta riandare al 19 agosto. Parla alla radio, al mattino, il cardinal Angelo Bagnasco, e parla chiaro: Arrivano consensi, promesse, impegni. Nel pomeriggio, però, brontola e tuona l’avvocato Gustavo Raffi. È l’ordine d’attacco: dev’essere detto che la salvezza dell’Italia in crisi sta nel colpire la Chiesa. Si congeli per tre anni l’8 per mille e s’impongano tasse su tutti «gli edifici non destinati al culto». Tutti. Mense dei poveri, case di accoglienza, oratori, ostelli, scuole, musei... E sull’altarino anticlericale si sacrifino pure, visto che non se ne potrebbe fare a meno, «tutti gli altri enti» (religiosi e non profit). Sul far della sera, l’elenco della mannaia anti-solidale si precisa in bocca a un esperto della materia, l’avvocato Mario Staderini. E la campagna s’intensifica.
Ho dimenticato qualcosa? Già che cosa d’altro fanno nella vita i due abili avvocati. Staderini è il segretario in carica del Partito radicale. Ovvero la metà esibita del marchio d’origine della campagna anti-Chiesa (e non profit). Raffi è, invece, il gran maestro del Goi, ovvero «la più antica e numerosa comunione della massoneria italiana». L’altra metà del marchio, quella più discreta. Un film già visto. Ma vederlo di nuovo in circolazione con pronti e potenti strombazzamenti mediatici, un po’ di impressione la fa lo stesso.
Marco Tarquinio
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