Luce e tenebra: queste due espressioni che
ricorrono nelle bellissime letture di oggi, ci dicono che l’Epifania non è
semplicemente un dolce fatto del passato, ma una necessità di ogni tempo. Da
sempre e per sempre, infatti, la luce e la tenebra si combattono. Anche noi, oggi, abbiamo
bisogno di sentirci ripetere ancora una volta che “viene la … luce” (Is 60,1).
Ci avevano detto che con il 2011/2012 la
crisi economica sarebbe lentamente passata, che il peggio ce lo saremmo lascito
alle spalle, ora, invece sappiamo che siamo entrati esattamente nel cuore del
ciclone, che il peggio è tutto davanti a noi. Non ce lo nascondiamo, questo
fatto incide già su di noi: cosa avverrà? Quali altri problemi salteranno
fuori?
Se non stiamo attenti, questa nebbia
rischia di riuscire a penetrare nelle nostre case, a farci perdere la speranza
e ad aggravare quei piccoli e grandi problemi che già abbiamo per conto nostro.
Proprio in questi giorni ho letto
di diversi imprenditori che si sono tolti la vita a causa dei debiti.
Per questo abbiamo bisogno di gridare al
mondo e di lasciare che ci gridino: “La
luce splende nelle tenebre e le tenebre
non l’hanno vinta” (Gv 1,5).
Scrive Paolo ai cristiani provenienti dal
paganesimo: “Ricordatevi che in quel
tempo eravate senza Cristo … esclusi dai patti della promessa, senza speranza” (Ef
2,12), ma ora non siamo più così, noi siamo edificati sulla roccia. Se dobbiamo
scegliere un inno che i cristiani possono sempre cantare, lo prendiamo dal
Salmo 22: “Anche se vado per una valle
oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il
vincastro mi danno sicurezza” (22,4).
Non siamo angeli, per cui abbiamo paura,
siamo preoccupati, ma non disperati, perché siamo in buone mani.
Quando usiamo la parola “crisi”,
pensiamo che abbia sempre un valore negativo,
in realtà così non è. La crisi può essere estremamente salutare; krisis difatti significa scelta,
separazione, giudizio. Certo dalla crisi si può uscire sconfitti o provocati
per un’esistenza più matura. Pensiamo per esempio alle crisi matrimoniali, è
evidente che quando scoppiano manifestano l’esistenza di un problema, ma poi si
può lasciarlo crescere, finché diventa ingestibile e fa saltare la relazione,
oppure può portare a un modo di stare insieme più ricco e bello; può far
maturare l’amore. Anche nel nostro mondo clericale ci sono molte crisi, da esse
si può fuggire oppure guardare in faccia i problemi e lasciarsi trasformare dal
Signore. La crisi manifesta una debolezza, una non autosufficienza, un problema
che richiede soluzione: è il tempo di Dio. Non perché il Signore ci voglia
deboli e così più facilmente manipolabili, ma perché è nella debolezza che
diventiamo più facilmente aiutabili. E’ quando si tocca il fondo che si diventa
più disponibili all’aiuto altrui.
L’Epifania non altro che questa parola di
Dio a ciascuno di noi: se sei nella tenebra, se la nebbia sta invadendoti, io
sono qui. Io sono il sole che sorge, nulla si sottrae al mio calore. Ecco allora che i Magi hanno qualcosa da
insegnarci. Bisogna muoversi, andare, camminare verso la luce. Non bisogna
essere come Erode, che sapeva tutto ciò che c’era da sapere, ma che invece di
lasciarsi illuminare e scaldare, non desiderava altro che spegnere la luce uccidendola.
La soluzione all’attuale crisi e alle
nostre crisi è Cristo. Tutte le altre soluzioni, per quanto importanti,
rischiano di essere insufficienti a risolvere i problemi alla radice. Se la tua
è una crisi matrimoniale, è Cristo che risanandoti nel profondo, ti fa stare in
relazione in maniera diversa – non basta passare da un uomo/donna all’altro/a
-; se la tua crisi è spirituale, hai bisogno che il Cristo riprenda posto nelle
tue radici – non basta tuffarti in un attivismo che riesce solo a sfiancarti -;
se la crisi è economica, bisogna che il Cristo condizioni le scelte concrete di
tutti coloro che hanno in mano i meccanismi economici, altrimenti dovremo far
succedere a una legge finanziaria un’altra, finché non si sarà raschiato il
fondo del barile.
Per questo è fondamentale tornare là dove
Cristo si lascia trovare: la sua Parola, la preghiera, l’Eucaristia, il
Magistero. Non nascondiamoci dietro il paravento della mancanza di tempo; un
ammalato non rinuncerebbe a curarsi; un affamato non smetterebbe di mangiare. I
Magi sarebbero ancora nella loro terra, se avessero messo sul piatto i rischi,
la fatica del viaggio, i costi; se non si fossero messi in cammino non
avrebbero corso rischi, non avrebbero faticato, non avrebbero speso nulla, ma
la luce non li avrebbe raggiunti.
Questo è il tempo favorevole, abbiamo
tutti i mezzi necessari per vincere e lo possiamo fare, perché siamo Chiesa,
non dei singoli abbandonati a se stessi, ma il popolo di Dio che nessuno mai è
riuscito a sconfiggere.
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