Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 5 gennaio 2012

EPIFANIA


     Luce e tenebra: queste due espressioni che ricorrono nelle bellissime letture di oggi, ci dicono che l’Epifania non è semplicemente un dolce fatto del passato, ma una necessità di ogni tempo. Da sempre e per sempre, infatti, la luce e la tenebra  si combattono. Anche noi, oggi, abbiamo bisogno di sentirci ripetere ancora una volta che “viene la … luce” (Is 60,1).

     Ci avevano detto che con il 2011/2012 la crisi economica sarebbe lentamente passata, che il peggio ce lo saremmo lascito alle spalle, ora, invece sappiamo che siamo entrati esattamente nel cuore del ciclone, che il peggio è tutto davanti a noi. Non ce lo nascondiamo, questo fatto incide già su di noi: cosa avverrà? Quali altri problemi salteranno fuori?
     Se non stiamo attenti, questa nebbia rischia di riuscire a penetrare nelle nostre case, a farci perdere la speranza e ad aggravare quei piccoli e grandi problemi che già abbiamo per conto nostro.
Proprio in questi giorni ho letto di diversi imprenditori che si sono tolti la vita a causa dei debiti.
     Per questo abbiamo bisogno di gridare al mondo e di lasciare che ci gridino: “La luce splende nelle tenebre e le  tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5).
     Scrive Paolo ai cristiani provenienti dal paganesimo: “Ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo … esclusi dai patti della promessa, senza speranza” (Ef 2,12), ma ora non siamo più così, noi siamo edificati sulla roccia. Se dobbiamo scegliere un inno che i cristiani possono sempre cantare, lo prendiamo dal Salmo 22: “Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il vincastro mi danno sicurezza” (22,4).
     Non siamo angeli, per cui abbiamo paura, siamo preoccupati, ma non disperati, perché siamo in buone mani.
     Quando usiamo la parola “crisi”, pensiamo che abbia sempre un valore negativo,  in realtà così non è. La crisi può essere estremamente salutare; krisis difatti significa scelta, separazione, giudizio. Certo dalla crisi si può uscire sconfitti o provocati per un’esistenza più matura. Pensiamo per esempio alle crisi matrimoniali, è evidente che quando scoppiano manifestano l’esistenza di un problema, ma poi si può lasciarlo crescere, finché diventa ingestibile e fa saltare la relazione, oppure può portare a un modo di stare insieme più ricco e bello; può far maturare l’amore. Anche nel nostro mondo clericale ci sono molte crisi, da esse si può fuggire oppure guardare in faccia i problemi e lasciarsi trasformare dal Signore. La crisi manifesta una debolezza, una non autosufficienza, un problema che richiede soluzione: è il tempo di Dio. Non perché il Signore ci voglia deboli e così più facilmente manipolabili, ma perché è nella debolezza che diventiamo più facilmente aiutabili. E’ quando si tocca il fondo che si diventa più disponibili all’aiuto altrui.
     L’Epifania non altro che questa parola di Dio a ciascuno di noi: se sei nella tenebra, se la nebbia sta invadendoti, io sono qui. Io sono il sole che sorge, nulla si sottrae al mio calore.  Ecco allora che i Magi hanno qualcosa da insegnarci. Bisogna muoversi, andare, camminare verso la luce. Non bisogna essere come Erode, che sapeva tutto ciò che c’era da sapere, ma che invece di lasciarsi illuminare e scaldare, non desiderava altro che spegnere la luce uccidendola.
     La soluzione all’attuale crisi e alle nostre crisi è Cristo. Tutte le altre soluzioni, per quanto importanti, rischiano di essere insufficienti a risolvere i problemi alla radice. Se la tua è una crisi matrimoniale, è Cristo che risanandoti nel profondo, ti fa stare in relazione in maniera diversa – non basta passare da un uomo/donna all’altro/a -; se la tua crisi è spirituale, hai bisogno che il Cristo riprenda posto nelle tue radici – non basta tuffarti in un attivismo che riesce solo a sfiancarti -; se la crisi è economica, bisogna che il Cristo condizioni le scelte concrete di tutti coloro che hanno in mano i meccanismi economici, altrimenti dovremo far succedere a una legge finanziaria un’altra, finché non si sarà raschiato il fondo del barile.
     Per questo è fondamentale tornare là dove Cristo si lascia trovare: la sua Parola, la preghiera, l’Eucaristia, il Magistero. Non nascondiamoci dietro il paravento della mancanza di tempo; un ammalato non rinuncerebbe a curarsi; un affamato non smetterebbe di mangiare. I Magi sarebbero ancora nella loro terra, se avessero messo sul piatto i rischi, la fatica del viaggio, i costi; se non si fossero messi in cammino non avrebbero corso rischi, non avrebbero faticato, non avrebbero speso nulla, ma la luce non li avrebbe raggiunti.
     Questo è il tempo favorevole, abbiamo tutti i mezzi necessari per vincere e lo possiamo fare, perché siamo Chiesa, non dei singoli abbandonati a se stessi, ma il popolo di Dio che nessuno mai è riuscito a sconfiggere.

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