Ringraziamo per quello che ci ha portato fin qui.
Ringraziamo perché, anche quest’anno passato, milioni di giovani hanno ignorato
gli sforzi di quell’accademia del futile che li catechizza ossessivamente sin
dalla più tenera infanzia, preparandoli alla celebrazione della loro prima
trasgressione. E si sono lasciati sedurre dal loro piacere di
apprendere, dalla loro voglia di generosità, dalla loro capacità di sacrificio.
Hanno coltivato gelosamente la loro resistenza all’illegalità, che li fa belli
dentro (e anche fuori). Hanno considerato una qualità, non un complesso, la
loro insofferenza per il volgare e l’ottuso.
Ringraziamo perché milioni di adulti, persino nelle
nostre società evolute, ormai liberate da ogni inibizione nei confronti
dell’avidità dell’accumulo e dell’ossessione del godimento, hanno continuato imperterriti ad educare
diversamente i loro figli. Hanno condiviso con loro il piacere di parole che
fanno pensare, e le frequentazioni emozionanti delle arti che allargano la
mente.
Ringraziamo perché un numero enorme di pubblici
funzionari – insegnanti, amministratori, custodi dell’ordine e della sicurezza,
uomini e donne di legge, di medicina, di religione – a dispetto dell’oscuramento che sanziona la dignità
di un servizio alla comunità che non fa ascolti, ne ha semplicemente conservato
la passione e la pratica. E ha trovato la soddisfazione più profonda nel
piacere della responsabilità assolta al meglio, nella serena
pulizia della propria coscienza.
Ringraziamo,
perché un numero incredibilmente esorbitante di lavoratori e di imprenditori,
ha continuato a sottrarsi allo spirito corrosivo dell’indifferenza nei confronti delle responsabilità
condivise. Battendosi coraggiosamente per la giustizia dei legami sociali, per
la lotta alla disonestà, e per qualità della loro vita e della nostra, che in
molti modi ne dipende.
Ringraziamo,
per le alte testimonianze e per gli ammonimenti che ancora quotidianamente – e
sembra a volte un miracolo – riusciamo a sentire. Persone, associazioni, istituzioni, che ci
incoraggiano a resistere, spesso in luoghi e tempi terribili, nella tenacia di
una più alta considerazione dell’umano. Un umano che non si lascia ridurre alla
lotta per la selezione migliore, al potenziale di seduzione più alto, alla
volontà di potenza più indiscriminata.
Ringraziamo, per l’incredibile costellazione di
punti luminosi della purezza di cuore, della sobrietà dignitosa, della tenacia
sorridente, di
molti uomini e donne che hanno appreso, alla scuola del Dio dell’incarnazione,
un’indomabile affezione per la destinazione non nichilistica del genere umano,
di tutti e di ciascuno.
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno insegnato,
senza riguardo per i fanatismi delle credenze e gli ideologismi delle scienze, il
realismo sul quale poggia la sostanza spirituale di ogni essere umano,
con tutta la commovente grandezza delle sue creazioni migliori.
Ringraziamo. E abbiamo appena cominciato. Da
passarci la notte dell’ultimo dell’anno a ringraziare, invece di passarla a rimuovere. L’anno non si è consumato, semplicemente. Lo
spirito del ringraziamento ci ricorda che è stato pieno di vita buona, che deve
essere riscattata dal suo oscuramento. È stato pieno di ordinaria miracolosità, grazie alla quale siamo
ancora qui. Se gli anni
andassero semplicemente come la società dello spettacolo ci mette in scena, e
come i suoi grilli parlanti e le sue cassandre d’avanspettacolo ci intimano,
saremmo già estinti. La normalità
della stoffa degli affetti dell’anima e delle invenzioni dello spirito, che
tiene insieme il nostro mondo, è realmente miracolosa. È questo, che noi
credenti chiamiamo Provvidenza. Amore che tiene, non contabilità che esegue. La libertà è salva, due
volte. Una prima volta, perché rimane nelle nostre mani il modo in cui ci
giochiamo la vita del mondo. Una seconda
volta, perché – letteralmente – all’inizio del nuovo anno, la libertà di non
cedere al conformismo delle potenze mondane si rigenera.
Nell’ordinaria
esistenza, non tutto è grazia: ma la Grazia è tutto. Da ringraziare, commossi, anche per quelli che
non lo fanno. Ed è grazia per tutti, anche questa.
(Sequeri)
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