III DOMENICA DI QUARESIMA
Siamo talmente abituati a conoscere
Gesù nella sua mitezza che, a vederlo con in mano una frusta, restiamo
impressionati. Se ascoltiamo però le parole del Signore, allora ne comprendiamo
la ragione - “Lo zelo per la tua casa mi
divorerà” (Gv 2,17) -. Gesù non accetta che il tempio di Gerusalemme, considerata
l’abitazione terrena di Dio, sia trasformato in qualcosa di diverso da ciò che
deve essere: luogo di incontro tra Dio e l’uomo; nient’altro è ammesso. Non ci
si serve di Dio per i propri interessi, ma lo si serve.
Credo che questo episodio piaccia molto a
coloro che vogliono la purificazione della Chiesa; a quelli che, dentro e fuori
di Essa, amano additarLa, per sottolinearne ogni sua “ruga”.
Voi mi direte: “Questo è giusto! Bisogna
che la Chiesa si purifichi, per essere santa come il Signore la vuole e, “a
mali estremi, estremi rimedi”. Chi si sforza di parlare e di scrivere di
continuo contro i mali della Chiesa, pensa di poterla ripore alla purezza delle
origini quando tutti, pastori e fedeli, vivevano l’autenticità della fede. Purtroppo
“davanti alle montagne che sbarrano il
cammino del popolo di Dio c’è chi propone di misurarle con grande cura:
altezza, larghezza, profondità, volume. Occupazione ammirevole, lunga e
complicata, dopo di che le montagne restano al loro posto …”.[1] Tra l’altro, andando
a leggere i testi relativi alla Chiesa priimitiva, vediamo che era già
“infettata” dai mali di oggi (divisioni, gelosie, ricerca di potere …), anche
se, indubbiamente, la passione e la coerenza erano prevalenti. Non
meravigliamoci, questo è il destino di ogni realtà umana: dove c’è l’essere
umano c’è luce, ma anche tenebra.
Attenzione però, perché, quando Gesù parla,
dice: convertitevi e credete nel Vangelo e lo dice personalmente e direttamente
a ciascuno. Non dice: convertire le istituzioni. La chiamata alla conversione è
per me; io devo convertirmi. Scrive il cardinal Biffi: “Ogni giorno … ho bisogno del perdono di Dio. … Proprio questa mia
necessità quotidiana di perdono mi toglie ogni desiderio di occuparmi delle
trasgressioni dei miei fratelli o delle colpe storiche della Chiesa”.[2]
Ascoltiamo anche le parole di san
Francesco che piace a tutti per la sua radicalità, ma che, vedrete, è troppo
cattolico per essere moderno: “Nessun
frate predichi contro la forma e le prescrizioni della santa Chiesa” (RnB 17);
“Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. Se qualcuno
poi a parole o a fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non
se ne sarà emendato, sia espulso totalmente dalla nostra fraternità” (RnB 19); “Il
Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo
la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi
facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. … E faccio questo
perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in
questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi
ricevono ed essi soli amministrano agli altri” (Test).
Qualcuno dirà che sto facendo la difesa
della mia categoria, così ancora una volta noi sacerdoti potremo fare quel che
ci pare. Tutt’altro. Sto affermando con convinzione che l’unico modo per
purificare la Chiesa è lasciare che il Signore converta me. Sono io che
devo vivere i Comandamenti; sono io che devo essere trasformato dalla Grazia.
Quando una persona è gravemente ammalata,
non la si cura cambiandole i vestiti, bisogna andare alla radice del problema e
trovare la medicina più adeguata.
E’ là dove ci sono uomini e donne che
cercano, come possono, ma con radicalità, di lasciarsi condurre dal Signore
per fare la Sua volontà che la Chiesa si
rinnova. Paolo ci indica la cura essenziale per la guarigione: “Non ho certo raggiunto la mèta, non sono
arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché
anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Fil 3,12). Paolo “corre”
perché è stato conquistato da Cristo. Solo per questo può affermare: “ritengo che tutto sia una perdita a motivo
della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho
lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare
Cristo” (Fil 3,8).
I Comandamenti sono preceduti da alcune
parole fondamentali di Dio: “Io sono il
Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione
servile” (Es 20,2); non dice: “Osserva i comandamenti altrimenti ti
punirò”, ma, “se riuscirai a riconoscere la mia presenza nella tua storia; se
mi sentirai al tuo fianco nell’esistenza quotidiana; se ti sarà evidente che io
sono il tuo liberatore, allora tu vivrai necessariamente i comandamenti, perché chi
vive con me, non può più fidarsi di altri che di me, e vedrà le persone, non
come dei nemici, ma dei fratelli”.
Questa è la cura della Chiesa, non ve ne
sono altre.
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