L'indole "lunatica" della Chiesa non si trova spesso proposta alla nostra attenzione. Eppure questa è una meditazione che aiuta davvero a progredire nella conoscenza del mistero recclesiale.
Sicché la Chiesa non va mai contemplata per sé sola; per sé sola si vanificherebbe come Chiesa e si avrebbe un raggruppamento umano, che non ha alcuna ragione di distinguersi nel quadro poco incoraggiante dell'umanità. Ma sempre va vista in connessione con colui che è la causa perenne e quasi la "forma" del suo essere stesso.
Questo rilievo è tanto ovvio da essere frequentemente sottinteso. E qui è l'origine di molti equivoci; guai a sottintendere a lungo soprattutto una realtà che eccede l'intelligenza creata: finisce per non avere più una vera presenza nel nostro spirito. ...
Direi che la Chiesa deve evitare di presentarsi troppo come oggetto di particolare attenzione, tranne forse nelle epoche che pere ragioni contingenti se ne abbia una particolare necessità, come potrebbe essere il nostro tempo.Poiché la sua gloria è la gloria del Risorto, non deve tanto parlare di sé quanto contemplare e cantare il Signore Gesù e l'amore del Padre. ...
Per essere indiretto, lo splendore della Chiesa non è meno reale. Come la luna, anche la Chiesa o ci appare splendente o non ci appare affatto. Se non ne vediamo il fulgore, è segno che ancora non l'abbiamo trovata: probabilmente ci ostianiamo a guardare in uno spazio deserto del cielo. Senza questa luce discreta, l'oscurtià delle nostre notti sarebbe irredenta e infeconda; il nostro errare per i campi bui, un puro smarrimento senza esito alcuno; la stessa esistenza del sole di giustizia, un'ipotesi senza fondamento e senza verifica: la nostra attesa del giorno, plumbea e senza speranza.
E' una luce che non abbaglia, che non ustiona; una luce lieve e misericordiosa che sia ccontenta appena di rompere le nostre tenebre, affrancandoci dalla loro tirannia. Senza di essa la condizione umana sarebbe insopportabile, a meno di illuderci che per trovare la strada basti la fiamma di qualche cerino il crepitio di qualche fuoco di artificio.
Un aluce che non ferisce i nostri occhi, ormai condizionati dalla troppa lunga notte; che si accontenta di farci vedere la via e ci fa certi dell'esistenza del sole e della aurora non lontana, quando tutte le cose vividamente si coloreranno.
La "lunaticità" della Chiesa si manifesta soprattutto nelle continue oscillazioni davanti a noi della sua luminosità. Come la lune, anch'Essa è in sé sempre allo stesso modo "rivestita di sole", ma non allo stesso modo appare al nostro sguardo. Arrivano momenti in cui il fulgore è sottile come una lama e basta appena a indicare una presenza, e momenti in cui ogni luce appare addirittura inghiottita dalla notte: c'è un'ora delle tenebre, anche se non c'è una loro vittoria definitiva.
Ci sono nella storia giorni che sembrano addirittura consumare progressivamente fino all'estinzione ogni bagliore ecclesiale. Poi il chiarore ritorna e cresce e pare addirittura farsi pià forte e più bello. Anche nelle vicende del mio spirito la Chiesa alterna le sue fasi diverse, ma non scompare mai, se non quando voglio chiudere gli occhi e positivamente escluderla dal mio cielo.
Poi ci sono le eclissi, quando la Chiesa pare frapporsi fra me e il sole di giustizia, e quasi capovolgendo la sua misisone originaria mi rende difficile il mio cammino verso Cristo. ma non momenti ari e brevi, anche se profondamente angoscianti. Istanti in cui tutto sembra perduto: perché senza la luce del risotro non posso neppure intravedere il Padre e senza la Chiesa oggi viva e operante, anche il Signroe Geù eè una ipotesi lontana e scarsamente probabile. E proprio in quegli istanti tutto si riconquista, perché la fede ne esce più fore e come nuovamente donata.
Cardinal Giacomo Biffi - Quando ridono i cherubini, Edizioni San Domenico
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