XXVI DOMENICA T.O.
Quando Dio chiese a Mosè di parlare al
popolo eletto, egli dichiarò di non essere “un
buon parlatore” – probabilmente era balbuziente -; allora il Signore affidò
al fratello Aronne il compito di fargli da portavoce: “Tu (Mosè) gli parlerai e
porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca e vi
insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà la
tua bocca e tu farai le vece di Dio” (Es 4,15ss). Aronne fu “profeta” di
suo fratello Mosè.
Questa
piccola scena ci mostra che, il profeta è colui che parla a nome di qualcun
altro e in modo particolare di Dio; non per una sua scelta, ma perché chiamato.
Guai a chi si autoproclama profeta – non fidiamoci! -. Profeta è colui che
ascolta, quindi annuncia. Non porta sé, ma Dio.
Grazie alla sua relazione con Dio ha una
conoscenza profondissima e unica della realtà; riesce a vedere in anticipo ciò
che la maggioranza non percepisce e, proprio per il fatto che è uno che canta
fuori dal coro – non dice ciò che tutti vogliono sentirsi dire -, ma la Verità,
spesso è un incompreso, deriso, se non insultato ed eliminato.
In ogni tempo Dio ha posto dei profeti che
indicassero al popolo i pericoli incombenti, ma anche i segni buoni del
passaggio della burrasca. Egli è una sentinella, ma anche un portatore di
speranza.
Ci sono anche oggi dei profeti?
Certamente! Io non alcun dubbio che uno di questi sia il nostro papa Benedetto.
Faccio mie le splendide parole del cardinal Bagnasco all’ultima riunione dei
Vescovi: “La sua figura sempre emerge
nitida e disarmante. … Noi ci stringiamo a lui come a roccia solida …, che conduce
con trasparenza e “forza” la barca di Pietro tra scogli ieri ignoti. … Dal
laccio di tradimenti impensabili o malevoli interpretazioni, a liberarlo è
puntualmente la sua mitezza e la sua disarmante affabilità, procedendo nella
sua missione ancora più amato. … Non cessa di esortarci a non fermarsi
all’orizzonte puramente umano e ad aprirsi all’orizzonte di Dio, all’orizzonte
della fede”.
“Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre
su di loro il suo spirito!» (Nm 11,29). Questo desiderio si è realizzato
con Gesù, per cui tutto il popolo di Dio ha una funzione profetica. Pensate al
piccolo gesto delle tre croci con le quali ci segniamo prima dell’ascolto del
Vangelo, durante la Messa; esse manifestano la nostra disponibilità e anche la
capacità di ascoltare e annunciare la parola bella di Dio. Noi siamo già stati
resi tali con il Battesimo – il rito esplicativo dell’Effathà dice che gli
orecchi sono definitivamente aperti all’ascolto di Dio e la lingua è sciolta
per annunciarLo -.
Anche se incompreso, il popolo di Dio deve
parlare al mondo con la bocca e soprattutto con la vita.
La vita! Qui entriamo nell’altra grande
parola di oggi: lo scandalo.
La
radice del termine greco (skandalon) fa riferimento allo scattare (come di una molla) e indicava originariamente il paletto
della trappola per gli animali. Gesù usa questa espressione per parlare più
propriamente della pietra che sulla
strada fa da ostacolo e che può provocare la caduta. Ci sono persone che con il
loro parlare o agire possono agire sugli altri in questo modo. Ci sono parole e
comportamenti che possono far allontanare dalla fede della Chiesa.
Sono nuovamente di questi giorni gli
scandali politici che hanno sempre più come effetto di allontanare gli italiani
dall’”arte nobile” della politica. “Non
è a nostro avviso, un atteggiamento momentaneo e solo umorale, correggibile grazie
a consuete mosse a effetto”, scrive il cardinal Bagnasco. Il comportamento
corrotto di alcuni, sporca la politica tutta. Così il comportamento di alcuni
Cristiani, sporca tutta la Chiesa. Non facciamo fatica a pensare subito ai
tanti casi di pedofilia, in realtà più spesso efebofilia – non per questo meno
grave -, che hanno coinvolto nel mondo troppi chierici. Eppure la parola di oggi, come sempre, deve aiutarci a guardare la
nostra esistenza personale. Oggi Gesù ci chiama a prendere coscienza della
responsabilità che ognuno di noi ha sulla fede altrui e che gli altri hanno
sulla nostra fede.
La nostra vita può aiutare le persone a
scoprire la bellezza liberante del Vangelo, ma anche allontanarle. Come? Basta
che la nostra fede non ci renda più umani e più “belli” – se ci trovano aridi e
indifferenti, duri e chiusi alle fatiche degli altri -;
che portiamo divisione – è troppo
diffuso lo scandalo di fratelli che non si parlano più per la spartizione delle
eredità; coppie cristiane che non vogliono più essere reciprocamente fedeli -;
che non sappiamo dire una parola
diversa rispetto a quella che tutti dicono;
che non sappiamo ascoltare e
portare speranza;
che non siamo misericordiosi, ma
giudici implacabili …
Tutto questo può scandalizzare e il
Signore ce ne chiederà conto.
Ti ringraziamo Signor per tutte
le persone che ci hai messo a fianco nel nostro cammino verso di Te; grazie,
noi sappiamo che le persone belle, grazie a te, sono molte più di quante non si
pensi; aiutaci con la tua grazia a essere trasparenza di te; nessuno si
allontani da te, a causa nostra.
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