XXVII DOMENICA T.O.
“Forse
credevi che io fossi come te!” (Salmo 50,21), dice Dio a colui che ama
riempirsi la bocca della Parola di Verità, salvo gettarsela alle spalle,
ignorandola, quando si tratta di metterla in pratica.
Credere che Dio sia come noi; farlo a
nostra immagine e somiglianza è un vizio antico e sempre nuovo. Guai però se Dio
fosse così!
Invece, dice il Signore, “i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. … Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto
le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri
pensieri” (Is 55,8s).
Come il popolo d’Israele, anche noi quando
ci troviamo a subire le conseguenze delle nostre scelte, gridiamo: “Ascolta … risveglia la tua potenza e vieni a
salvarci” (Salmo 80,2) ed Egli ci risponde: “Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, … l’ho abbandonato alla
durezza del suo cuore. Seguano pure i loro progetti! Se il mio popolo mi
ascoltasse! Se … camminasse per le mie vie! Subito piegherei i suoi nemici”
(Salmo 81,12s).
Oggi Gesù ci mostra due situazioni nelle
quali è manifesta la differenza tra il nostro modo di pensare e quello di Dio.
Da alcuni anni a questa parte si tende ad
affidare agli animali un ruolo che, per natura non hanno. Cresce ogni giorno di
più una forma di animalismo spinto, che in realtà sta snaturando queste
preziose creature di Dio. Si tende a trasformare gli animali in persone, con gli
stessi gusti e le stesse nostre esigenze e, addirittura con i nostri stessi pensieri
– per esempio, crediamo che abbiano freddo come noi e allora gli mettiamo il
cappottino; che gli piaccia mangiare ciò che mangiamo noi e gli roviniamo il
fegato ecc … -. Dietro tutto questo, oltre a una visione distorta della realtà,
molto spesso c’è una triste situazione: la solitudine.
Siamo sempre in mezzo alla gente grazie al
lavoro, al dover fare la spesa, alla vita ecclesiale, senza dimenticare poi il
computer che è capace di farci stare insieme – anche se a distanza – con
chiunque desideriamo – basta collegarsi a Facebook, Skipe ecc … -, eppure una
delle grandi malattie del nostro tempo è
proprio la solitudine.
Dio stesso non vuole che l’essere umano
viva solo, per questo ci ha creati incompiuti e bisognosi della relazione con
qualcuno che ci aiuti a completarci. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci
educhi alla vita, ma soprattutto di qualcuno che ci faccia esitere, amandoci.
Che fare? E’ un’illusione antica
che gli animali possano essere la soluzione al problema. Anche Adamo aveva
tentato di trovare in essi la soluzione, ma solo la donna, in quanto suo simile poteva stargli alla pari e offrirgli ciò che gli mancava. L’uomo e la donna
condividono la stessa natura, come una statua e il blocco di marmo da cui è
estratta – questo è il significato della donna creata dalla costola dell’uomo
-.
“Per
questo l’’uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola” (Mc 10,7s).
Senza svalutare gli animali, dobbiamo imparare di nuovo ad accogliere il
progetto di Dio, l’unico capace di salvare l’uomo. Non dobbiamo mai rinunciare
a trovare nella relazione tra persone il nostro completamento, anche se è
indubbiamente più faticoso e a volte deludente, rispetto al rapporto con gli
animali.
Gesù dice un’altra cosa, ancora più
importante e di strettissima attualità: “Dunque
l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,9). Da oltre
trent’anni noi sentiamo dire e diciamo esattamente il contrario: si può
separare ciò che Dio ha unito.
Noi cristiani dobbiamo cominciare
chiederci seriamente se è il Vangelo che
deve adattarsi ai nostri tempi, modificandosi in base alle nuove mode ed
esigenze o se sono i tempi nuovi che devono essere trasformati e risanati dal
Vangelo?
Pur entrando in punta dei piedi e con
profondo rispetto nel dramma delle persone coinvolte in separazioni e divorzi,
possiamo continuare a dire che va bene così? Non ci mette in crisi una realtà
nella quale sta diventando normale il fallimento dei matrimoni? Come è
possibile?
Possiamo
continuare a modificare semplicemente le leggi sul divorzio, rendendolo sempre
più veloce o dobbiamo cominciare a chiederci: cosa sta succedendo?
Gesù dice che l'antica possibilità, concessa da Mosè, di ripudiare la propria moglie, era dovuta alla "durezza del cuore"; Dio vuole toglierci il cuore di pietra e darcene uno di carne, diamo disponibili o chiediamo che ci aiutino a mantenerlo nella durezza?
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