Un'insegnante scrive queste parole ad Augias sul quotidiano la Repubblica:
"Caro Augias,
insegno da 15 anni in una scuola primaria. Ora, entrata in ruolo dopo un
concorso, non posso più insegnare religione se non in possesso di
apposita idoneità rilasciata periodicamente dalla diocesi di
appartenenza. È il Concordato, bellezza, direbbe Bogart. Così ho deciso
di frequentare un apposito corso. Subito ci sono state illustrate le
novità contenute ne “L’intesa per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche”
firmata il 18 giugno 2012 dal cardinal Bagnasco e dal ministro Profumo.
Ero contenta perché avevo tutti requisiti, poi è arrivata la sorpresa.
Dopo l’annuncio di un esame (!?) finale ci viene detto che avremmo
dovuto consegnare un attestato del parroco dove si dice che siamo “persone coerenti con la fede professata nella piena comunione ecclesiale”.
Qualcuno ha obiettato, ma ci è stato risposto che il diritto canonico
non transige sul punto. Trovo questa “patente di buon cattolico” un
insulto alla Fede e al Concilio Vaticano II, oltre che illogica. Chi
come me non va a messa e per di più convive non potrà averla; al suo
posto verrà nominata una persona scelta dalla diocesi."
"La prof
Castellari definisce il provvedimento illogico. In realtà è peggio: è
anticostituzionale. L’articolo 33 della Carta stabilisce perentoriamente
che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
Vero peraltro che questa solenne dichiarazione è indebolita da un altro
articolo della Carta, il discusso articolo 7, fonte di molte polemiche.
L’articolo sembra aprire bene: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono,
ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Cavour sarebbe
stato contento di leggerlo. Poi però arriva il secondo comma: “I loro
rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi” e questo mette in
conflitto l’articolo 7 con l’articolo 33. Quale dei due vale di più? Una
possibilità sembrerebbero darla le parole finali dell’articolo: “Le
modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non
richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Con questa chiusa
la questione da costituzionale diventa banalmente politica. Mettetevi
d’accordo e cambiate, dice il costituente. Ma perché entri in azione la
politica bisogna che ci sia la volontà, appunto “politica”, di farlo.
Come accadde con Craxi presidente del Consiglio nel 1984 quando il
Concordato venne rivisto lasciando cadere, tra l’altro, la nozione del
cattolicesimo come “religione di Stato”. Non sembra questo il momento se
si pensa che il ministro Profumo che ha co-siglato l’intesa con il capo
dei vescovi è lo stesso che in settembre aveva dichiarato: “L’ora di
religione così come viene insegnata non ha più senso”. Apriti cielo! S’è
talmente aperto che siamo alla lettera della prof. Castellari."
Io credo che per insegnare la religione cattolica bisogna viverla. Mi viene in mente un episodio di S. Francesco:Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene.
RispondiEliminaIncontrandolo gli disse: «Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare».
«Padre mio» rispose, «sai che ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?».
Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d'acqua.
Dopo aver attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse: «Frate Ginepro, è ora di tornare al convento».
«E la nostra predica?».
«L'abbiamo fatta... L'abbiamo fatta» rispose sorridendo il santo.
Se hai in tasca il profumo del muschio non hai bisogno di raccontarlo a tutti. Il profumo parlerà in tua vece.