I DOMENICA AVVENTO
Scrive san Paolo: “Per me … il vivere è Cristo e il morire un guadagno…. non so davvero
che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio
di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio;
ma per voi è più necessario che io
rimanga nel corpo” (Fil 1,21ss). Queste parole sembrano fare un po’ a pugni
con quanto appena ascoltato dal Vangelo, dove si parla di “angoscia di popoli e ansia”, di “uomini che moriranno per la paura”. Paolo attende con gioia
l’incontro col Signore della vita, invece, ci dice Luca, gli uomini, una parte
di essi, almeno, vivrà con paura quest’incontro. Perché?
Un giorno Gesù ha spiegato ai suoi perché
usava le parabole per parlare ai suoi ascoltatori: “perché guardando non
vedono, udendo non ascoltano e non comprendono” (Mt 13,13). Gli occhi con i
quali guardiamo la realtà, fanno la differenza. Possiamo avere pure 10/10 di
vista ed essere incapaci di vedere in profondità le persone e ciò che avviene.
Paolo non ha paura della venuta di Gesù, perché è un uomo dal cuore puro
e, come dice il Signore stesso: “Beati i
puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). Nella Bibbia ci viene
mostrato che è impuro, tutto ciò che è separato da Dio, da Lui indipendente (la
lebbra, immagine del peccato; i demoni; le tombe; alcuni cibi), ciò significa
che, per contro, è puro tutto ciò che è in comunione con Dio; che dipende da
Lui. Paolo è un uomo dal cuore puro, perché il suo cuore – che non è la sede
dei sentimenti, ma delle decisioni, quindi dell’intelletto e della volontà – è
occupato da Dio, che ne è il Signore. Egli ha occhi purificati da Dio che gli
consentono di vedere le cose come stanno. L'apparente carattere tragico degli avvenimenti è dovuto
solamente a occhi con i quali li si guarda, che li fanno leggere in maniera distorta; non vera. Vi faccio
un piccolo esempio: sulla sua lapide il celebre cantante Claudio Villa ha voluto che scrivessero
“Morte fai schifo”, san Francesco invece la chiama “sorella”. E’ lo stesso
evento, guardato con occhi diversi.
Il sole, la luna e le stelle per gli antichi sono sempre stati
l’orologio naturale, che segnava il tempo dell’uomo; per cui i segni che li cionvolgeranno, non sono che l’indicazione che
tutto si rompe e si arresta. Quei segni dicono che “tutto passa, Dio solo resta”. Tutto passa, non perché finirà in un
gigantesco inceneritore, ma perché per giungere a pienezza, compimento, ciò che
è stato creato deve essere trasformato. Dichiara Paolo: “Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore” (1Cor 15,36).
Così avverrà per esempio al nostro corpo: “questo
corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale
d’immortalità” (15,53). Questo allora dovrebbe spaventarci? Solo se, oltre,
non ci fosse l’incontro con il nostro Signore; solo se non fosse evidente che “solo in Dio riposa l’anima mia”.
E’ la fede o la sua assenza che fa
interpretare in un modo o nell’altro i segni. Lo spavento è in chi non conosce
la paternità di Dio e ignora di venire da Lui e di tornare a Lui.
Non sono i segni a essere paurosi, ma possono
diventare tali per chi li contempla. Infatti, se così non fosse, non capiremmo
quanto dice Gesù: “Quando cominceranno
queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra salvezza è
vicina” (Lc 21,28). Non parla di distruzione, ma di salvezza. Gesù non
vuole inquietare, ma dare speranza e dire con chiarezza che siamo destinati
all’incontro definitivo con Lui. Del resto Cristo è “la nostra pace” (Ef 2,14). Quando Gesù parla di pace, non intende
semplicemente la mancanza di conflitto, la quiete, bensì qualcosa di ben più
profondo e che è espresso dalla radice del termine ebraico shalom. Essa indica infatti, il compimento, la maturazione, la
pienezza, il ben-essere. Cristo è il bene massimo dell’uomo, il suo compimento;
senza di Lui, non siamo incompiuti.
Già ora noi possiamo godere di questo shalom, in attesa della pienezza, se, come dice Gesù stesso non ci
lasciamo offuscare e rallentare da un eccessivo materialismo, cioè se non
spendiamo tutte le nostre risorse per soddisfare solo i bisogni materiali; se
non dimentichiamo che non siamo solo corpo. Non dobbiamo vivere come gli
angeli, ma nemmeno dimenticare che non siamo solamente una specie avanzata di
animali. Siamo il vertice della creazione; creature capaci di stare davanti a
Dio, in piedi, perché siamo suoi figli.
L’Avvento, nel quale entriamo oggi, non
deve provocare ansia e paura, ma un recupero della nostra dignità; deve
accendere il desiderio e spegnere la diabolica tentazione di accontentarci. Noi
siamo fatti per accogliere il meglio, e non potremo essere saziati, fino a che
non ci incammineremo con Cristo, in quella strada.
Noi siamo nell'attesa che si compia la "beata" speranza. Mi accorgo che ogni nostra paura ci ferma dal progredire. Invece di affidarci in Dio, rimaniamo inoperosi per le nostre paure. Ogni volta che proseguiamo fiduciosi le paure che ci bloccavano spariscono. Ogni nostro piccolo gesto d'amore ripone in Dio la nostra fiducia. Nelle tue amni affido il mio spirito.
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