Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel Credo, troviamo l’affermazione che Gesù «è salito al
cielo, siede alla destra del Padre». La vita terrena di Gesù culmina con
l’evento dell’Ascensione, quando cioè Egli passa da questo mondo al
Padre ed è innalzato alla sua destra. Qual è il significato di questo
avvenimento? Quali ne sono le conseguenze per la nostra vita? Che cosa
significa contemplare Gesù seduto alla destra del Padre? Su questo,
lasciamoci guidare dall’evangelista Luca.
Partiamo dal momento in cui Gesù decide di intraprendere il suo
ultimo pellegrinaggio a Gerusalemme. San Luca annota: «Mentre stavano
compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la
ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51).
Mentre "ascende" alla Città santa, dove si compirà il suo "esodo" da
questa vita, Gesù vede già la meta, il Cielo, ma sa bene che la via che
lo riporta alla gloria del Padre passa attraverso la Croce, attraverso
l’obbedienza al disegno divino di amore per l’umanità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica
afferma che «l’elevazione sulla croce significa e annuncia l’elevazione
dell’ascensione al cielo» (n. 661). Anche noi dobbiamo avere chiaro,
nella nostra vita cristiana, che l’entrare nella gloria di Dio esige la
fedeltà quotidiana alla sua volontà, anche quando richiede sacrificio,
richiede alle volte di cambiare i nostri programmi.
L’Ascensione di Gesù avvenne concretamente sul Monte degli Ulivi, vicino al luogo dove si era ritirato in preghiera prima della passione per rimanere in profonda unione con il Padre: ancora una volta vediamo che la preghiera ci dona la grazia di vivere fedeli al progetto di Dio.
L’Ascensione di Gesù avvenne concretamente sul Monte degli Ulivi, vicino al luogo dove si era ritirato in preghiera prima della passione per rimanere in profonda unione con il Padre: ancora una volta vediamo che la preghiera ci dona la grazia di vivere fedeli al progetto di Dio.
Alla fine del suo Vangelo, san Luca narra l’evento dell’Ascensione
in modo molto sintetico. Gesù condusse i discepoli «fuori verso Betania
e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro
e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui;
poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio
lodando Dio» (24,50-53); così dice san Luca. Vorrei notare due elementi
del racconto. Anzitutto, durante l’Ascensione Gesù compie il gesto
sacerdotale della benedizione e sicuramente i discepoli esprimono la
loro fede con la prostrazione, si inginocchiano chinando il capo. Questo
è un primo punto importante: Gesù è l’unico ed eterno Sacerdote che con
la sua passione ha attraversato la morte e il sepolcro ed è risorto e
asceso al Cielo; è presso Dio Padre, dove intercede per sempre a nostro
favore (cfr Eb 9,24).
Come afferma san Giovanni nella sua Prima Lettera Egli è il nostro avvocato: che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo! L’Ascensione di Gesù al Cielo ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: in Cristo, vero Dio e vero uomo, la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio. Se affidiamo a Lui la nostra vita, se ci lasciamo guidare da Lui siamo certi di essere in mani sicure, in mano del nostro salvatore, del nostro avvocato.
Come afferma san Giovanni nella sua Prima Lettera Egli è il nostro avvocato: che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo! L’Ascensione di Gesù al Cielo ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: in Cristo, vero Dio e vero uomo, la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio. Se affidiamo a Lui la nostra vita, se ci lasciamo guidare da Lui siamo certi di essere in mani sicure, in mano del nostro salvatore, del nostro avvocato.
Un secondo elemento: san Luca riferisce che gli Apostoli, dopo aver
visto Gesù salire al cielo, tornarono a Gerusalemme "con grande gioia".
Questo ci sembra un po’ strano. In genere quando siamo separati dai
nostri familiari, dai nostri amici, per una partenza definitiva e
soprattutto a causa della morte, c’è in noi una naturale tristezza,
perché non vedremo più il loro volto, non ascolteremo più la loro voce,
non potremo più godere del loro affetto, della loro presenza. Invece
l’evangelista sottolinea la profonda gioia degli Apostoli. Ma come mai?
Proprio perché, con lo sguardo della fede, essi comprendono che, sebbene
sottratto ai loro occhi, Gesù resta per sempre con loro, non li
abbandona e, nella gloria del Padre, li sostiene, li guida e intercede
per loro.
San Luca narra il fatto dell’Ascensione anche all’inizio degli Atti degli Apostoli,
per sottolineare che questo evento è come l’anello che aggancia e
collega la vita terrena di Gesù a quella della Chiesa. Qui san Luca
accenna anche alla nube che sottrae Gesù dalla vista dei discepoli, i
quali rimangono a contemplare il Cristo che ascende verso Dio (cfr At
1,9-10). Intervengono allora due uomini in vesti bianche che li
invitano a non restare immobili a guardare il cielo, ma a nutrire la
loro vita e la loro testimonianza della certezza che Gesù tornerà nello
stesso modo con cui lo hanno visto salire al cielo (cfr At
1,10-11). È proprio l’invito a partire dalla contemplazione della
Signoria di Cristo, per avere da Lui la forza di portare e testimoniare
il Vangelo nella vita di ogni giorno: contemplare e agire, ora et labora insegna san Benedetto, sono entrambi necessari nella nostra vita di cristiani.
Cari fratelli e sorelle, l’Ascensione non indica l’assenza di Gesù,
ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in
un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è
nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno
di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato
che ci attende, che ci difende. Non siamo mai soli: il Signore
crocifisso e risorto ci guida; con noi ci sono tanti fratelli e sorelle
che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di
lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze,
vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la
signoria dell’amore di Dio, in Cristo Gesù risorto, asceso al Cielo,
avvocato per noi. Grazie.
© Copyright 2013 - Libreria Editrice Vaticana
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