“Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia,”
(Salmo 47,5ss).
Noi cristiani dovremmo essere normalmente quelli
della festa, perché siamo “gli amici dello Sposo”, coloro che hanno ricevuto
“la via, la verità e la vita”; come ci ha detto papa Francesco:
"Un cristiano che continuamente si lamenta,
tralascia di essere un buon cristiano".
Oggi però siamo invitati a “battere le mani”, ad acclamare Dio con gioia per un
fatto particolare:
“Ascende Dio tra le acclamazioni,
… Dio è re di tutta la terra,
… Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo” (Salmo 47,6ss).
… Dio è re di tutta la terra,
… Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo” (Salmo 47,6ss).
La Liturgia bizantina: «Ora che sei asceso ai cieli, dai quali eri
disceso, non lasciarci orfani, Signore”. L’Ascensione potrebbe farci
pensare all’allontanamento di Gesù, a un abbandono, ma sappiamo bene che così
non è. Gesù è “il Verbo che si è fatto
carne”, colui che “pur essendo nella
condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se
stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil
2,6s) e che, ora è “tornato” da dove era venuto.
Perché dobbiamo fare festa?
Innanzi tutto perché Gesù è vivo e noi,
non siamo come delle barche lasciate andare alla deriva nell’oceano della
storia. Dio ha scelto di chiamarsi Emmanuele – Dio con noi – ed è sempre valida
la promessa del Signore: “io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Noi sappiamo che sono vere le parole del
Salmo 121: “Non si addormenterà, non
prenderà sonno il custode d’Israele. Il
Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra”
121,4s). Non ci illudiamo, la nostra esistenza non è non sarà senza difficoltà,
ma non siamo soli ad affrontarla: siamo gli uomini della speranza.
L’altro motivo per far festa è che il
Signore è andato a prepararci un posto: “Nella
casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a
prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di
nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv
14,2s); il nostro destino è la vita nella
“gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra” (Salmo 16,11).
La terza ragione è che Dio regna e questo
significa che, per quanto il male si sforzi per prevalere, non ce la farà. Ho
già citato il cardinal Biffi, quando afferma: “La realtà del Regno di Dio è un fatto avvenuto, e niente e nessuno lo
potrà insidiare; il che ci pone al riparo da ogni stato d’angoscia”; certo
siamo in guerra, ma “è una guerra di cui
per fortuna conosciamo già l’esito; Cristo ha già vinto il mondo; ma non per
questo sono meno emozionanti le varie fasi del combattimento ed è meno urgente
che ciascuno si getti con decisione nella mischia” (Guai a me …, EDB 6). Ogni persona saggia si mette dalla parte del
sicuro vincitore e non si lascia allettare dalle offerte del nemico, sicuro
perdente.
L’ascensione di Gesù apre lo spazio alla
Chiesa; la Chiesa è Gesù nella storia. “Egli
è il capo del corpo che è la Chiesa” e attraverso di Essa continua a
salvare gli uomini in ogni tempo. Per questo è ASSURDO dire “CRISTO SI, CHIESA
NO”, se diciamo no alla Chiesa, diciamo No a Cristo. Certo, sapere che la
Chiesa è il Cristo nella storia, ci deve responsabilizzare, perché tutta la
nostra vita deve lasciare trasparire il Cristo che vive in noi.
Non siamo soli in questo compito, lo
Spirito Santo, “ospite dolce dell’anima”,
agisce nella nostra vita, se lo lasciamo agire.
San Paolo ora ci esorta: “Se dunque siete risorti con
Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra “ (Col 3,1-2).
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