I. Libertà spirituale – la deformazione del suo
senso nel mondo moderno
Generalmente si considera la libertà un concetto astratto, specialmente nella
comunità intellettuale, politica, accademica e culturale senza che se ne
evidenzi la profondità del suo mistero.
Scrive
il Santo Crisostomo: “Libertà è la mancanza di arroganza e vanità” (Commento
della Lettera agli Ebrei, XXVIII, P.G. 63,200). “Questo precisamente è libertà,
quando anche nella schiavitù brilla, nella schiavitù la libertà si dona” (San
Giovanni Crisostomo, Commento alla Iª Lettera ai Corinzi, XIX, P.G. 61,157).
Come
del resto ha vissuto e testimoniato con la vita, durante questi 17 secoli, il
Patriarcato Ecumenico: costretto alla schiavitù secondo il mondo, ma libero,
indomito, non soggiogato nel pensiero e nello spirito.
L’assoluta libertà che ci ha concesso
il nostro Signore Gesù - dono rinnovato nella pratica da Costantino il Grande,
con la firma 17 secoli fa qui a Milano insieme al suo collega imperatore
Licinio della legge sulla tolleranza religiosa - costituisce un sommo bene
spirituale e un inafferrabile regalo di Dio. Il primo uomo, Adamo, fu plasmato
da Dio a Sua immagine e somiglianza. Dio ha donato alla Sua creatura il Suo più
prezioso dono: essere padroni di sé stessi, cioè della libera volontà e della
possibilità di scegliere di appartenerGli o di negarLo.
Dio può realizzare tutto, ma non
desidera costringere l’uomo ad amarLo. Soprattutto rispetta la libertà
dell’uomo. “Dio è amore” (I Gv 4,16), è libero amore verso l’uomo e cerca il
libero amore della Sua creatura. E Dio nessuno l’ha visto mai, perché anche
l’amore non viene visto con l’occhio nudo, né si manifesta con complimenti,
conviti e feste, ma viene vissuto nel cuore, si manifesta nella verità con il
sacrificio e la croce di chi ama a beneficio della persona amata.
Tramite il Dio-Uomo Cristo e la Sua
opera salvifica, Dio ha voluto convincere e non violentare; chiamare e non
cacciare; amare e non giudicare; liberare e non schiavizzare.
Questa libertà occupa, allora, uno
posto centrale nella vita dell’uomo che desidera avvicinare Dio. Durante l’esercizio
della Sua opera salvifica nel mondo, il Verbo di Dio incarnato afferma: “A quei
Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete
davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv
8, 31-32).
Questa libertà è un profondo, eterno,
incomprensibile mistero. Non può facilmente essere determinata o compresa in un
concetto.
Durante la nostra epoca, principalmente
nei secoli XIX e XX, molti discorsi sono stati fatti sulla libertà e tante
guerre combattute per la cosiddetta libertà dei popoli.
Questa libertà, essendo spesso separata
dal suo Datore primo, il datore di ogni dono, Dio, viene isolata, divinizzata,
acquista un carattere antropocentrico, diventa onnipotente, causando - fenomeno
non raro nella storia della umanità – grandi crimini nel nome di questa libertà
onnipotente e antropocentrica.
Occorre distinguere la vera libertà
della quale parla il Vangelo, e che Costantino il Grande ha realizzato, dalle
altre forme di libertà che non costituiscono il bene supremo donato da Dio
all’uomo, ma che sono una debole imitazione, o deviano in falsificazioni della
vera libertà.
Una libertà ingannevole è ad esempio la
libertà carnale che soddisfa i desideri inferiori dell’uomo e le sue esigenze
individuali, e gli impedisce di condurlo a Dio, degradandolo ad un livello di
esistenza inferiore, istintiva e bestiale, per la quale non fu plasmato da Dio.
Purtroppo oggi la libertà è ridotta a
uno dei beni più “maltrattati” nell’umanità, soggetta continuamente
all’arbitrio e alle ideologie umane. Gli uomini, soprattutto chi si sente
“superiore”, credono di essere liberi quando possono indiscriminatamente
soddisfare i propri desideri, compiendo ciò che vogliono quando vogliono, senza
limiti, decidendo e operando, commettendo ingiustizie nel silenzio di coloro
che gli stanno attorno, ammazzando e venendo applauditi: tutto e sempre nel
nome della libertà.
Oggi, oltre alla crisi economica
mondiale e ogni altra crisi, viviamo anche la crisi della libertà.
Tutti si tormentano sulla terra, tutti
protestano, desiderano e cercano la libertà, alcune volte versano anche il
proprio sangue per questo, ma pochi sono coloro che la trovano e
l’acquisiscono; pochi sono quelli che conoscono il contenuto della vera libertà
e dove essa si trovi.
II. Il concetto della vera libertà
Però la
possibilità dell’uomo di fare ciò che vuole non solo non è libertà, ma, anzi,
costituisce la peggiore forma di schiavitù. Lo stesso nostro Signore Gesù
Cristo, nel Santo Vangelo, mostra il significato della vera libertà. Quando i
Giudei con stupore chiedono al Signore di quale libertà stia parlando, visto
che “siamo seme di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi
dire: diventerete liberi?”, Egli risponde in modo molto particolare: “In
verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.
Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;
se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8, 34-36).
Il peccato è la peggiore forma di schiavitù dell’uomo:
liberandosene si ha il presupposto per l’acquisto della vera libertà. Nessuno è
libero, se non nega l’auto-adorazione del suo “ego”, se non supera il suo “se
stesso” peccatore, se non vince i suoi desideri e le sue passioni peccatrici.
La libertà dal peccato è l’unica libertà reale. Questo
sottolinea il Protocorifeo Apostolo Paolo scrivendo ai Romani (6, 22-23): “Ora
invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto
che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. Perché il
salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo
Gesù nostro Signore”.
L’uomo è libero quando raggiunge la santificazione e la
purificazione totale della sua esistenza. E’ libero proprio secondo il grado
della sua liberazione dalle catene del peccato che genera la morte. E’ libero
quando nega se stesso a favore dell’altro, quando sacrifica la sua esistenza,
le sue aspettative, i suoi “interessi” a favore del suo fratello, del suo
amico, del suo prossimo e di Dio.
Il concetto e la verità della libertà furono rivelati nel
mondo con Cristo come incontro del Dio personale con l’uomo personale.
L’uomo non può essere autentico uomo se non è in comunione
con Dio. Anzi nega la sua umanità quando l’uomo si costituisce come un
assoluto, quando nega di sottomettersi alla volontà divina, quando nega la
legge di Dio (i dieci comandamenti dell’epoca prima della Grazia e
principalmente il Vangelo di Cristo); quando ha come criterio esclusivamente se
stesso per decidere cosa sia bene e male.
III. L’esempio e la parola di un Santo della
Chiesa Ortodossa
Dopo quasi
1900 anni dall’incarnazione di Cristo nel mondo, un asceta del Santo Monte
Athos, San Silvano, fornisce la misura e la definizione della vera libertà: “La
vera libertà è la continua permanenza in Dio” (Archim. Sofronio, L’Anziano
Silvano di Athos (1866-1938), Tessalonica, p. 64).
Quanto più ci
allontaniamo da Dio, tanto più diventiamo schiavi delle passioni, delle idee,
dei desideri, dei possedimenti, del denaro: così ritorniamo all’idolatria, ad
un neo-paganesimo, al “rispetto della immagine di ogni Nabucodonosor”. E ciò
nonostante il progresso, i voli nello spazio, i “miracoli” della scienza e
della tecnologia e le conquiste “incredibili”.
A questa
libertà giunse anche Costantino Il Grande e grazie a questa libertà fu liberato
dal culto dell’idolo di se stesso, dell’idolo dell’imperatore, che fino ad
allora si adorava come Dio, sottomettendosi invece umilmente alla Volontà
dell’umile e mansueto Gesù, di Cui divenne servitore e discepolo. Di questa
vera libertà erano possessori anche tutti i Santi, i Martiri, i Beati e i
Giusti della nostra Chiesa, come Ambrogio di Milano e tutta la lunga catena dei
Santi fino ai nostri giorni.
Lo Ieromonaco
Sofronio riporta il contenuto di una conversazione dell’asceta atonita San
Silvano con uno studente che visitò il Sacro Athos e parlò a lungo della
libertà. Silvano, venerato oggi come Santo, rispondendogli così si espresse:
“Chi non vuole la libertà? Tutti la vogliono, ma devi sapere dove sta e come
puoi trovarla. Per diventare libero devi vincolare se stesso. Quanto più
vincoli te stesso, tanto più grande libertà avrà il tuo spirito. Devi
incatenare le tue passioni dentro di te per non farti dominare; devi incatenare
te stesso per non fare il male al tuo prossimo.
Di solito gli
uomini cercano la libertà per fare “ciò che vogliono”. Però questo non è
libertà, ma non-libertà, dominio del peccato sopra di noi. Noi crediamo che la
vera libertà consista nel non peccare, nell’amare il Signore e il tuo prossimo
con tutto il tuo cuore e tutta la tua forza” (Archim. Sofronio, come sopra, pp.
63-64).
IV. L’acquisto della vera libertà con il
pentimento e la permanenza in Dio
Modello
della perfetta libertà è la “kenosis-svuotamento” di Dio che ci da tutto e Se
Stesso. Questa è la libertà perfetta: “Prendete, mangiate; questo è il mio
corpo che viene spezzato per voi in remissione dei peccati”. Egli è al tempo
stesso “colui che si offre e la vittima che viene offerta; colui che si dona e
il sangue che viene donato” in libertà e totalmente: Cristo, il nostro Dio.
Il Signore non
vuole la morte del peccatore ma al pentito dona la Grazia dello Spirito Santo.
Egli dona nell’anima la pace e la libertà di permanere in Dio sia con la mente
che con il cuore. Quando lo Spirito Santo perdona a noi i peccati, l’anima
riceve la libertà di pregare in Dio e in Lui trova riposo e gioia. Questo è
vera libertà. Senza la libertà di Dio è impossibile esistere: i nemici scuotono
l’anima con pensieri malvagi.
V. La vera libertà sta nell’amore
Come
realizzeremo queste parole, come acquisteremo la vera libertà in un mondo,
ateo, pluralista, in cui dominano tendenze nazionaliste, la violenza,
l’ideologia, l’interesse, le frammentazioni sociali, l’incostanza della classe
dirigente che muta opinione e parere contrastando così la sapiente coerenza? La
vera libertà si trova nella nostra permanenza in Dio. Come possiamo permanere
in Dio per restare veramente liberi quando non siamo coerenti nei nostri atti?
Nella lingua greca la parola coerenza significa il valore che ho e possiedo,
che non cambio spesso con arretramenti.
Troviamo
risposta nella voce ispirata da Dio di Giovanni il Teologo ed Evangelista: “Dio
è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (I Gv 4, 16-17).
La libertà, allora, si trova nell’amore, nella nostra sottomissione, nel nostro
servizio per gli altri. L’Apostolo delle Genti Paolo ci da l’ethos della
libertà, con la totale kenosis/svuotamento dell’uomo a favore dei suoi
fratelli: “Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti
per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad
ogni costo qualcuno” (I Cor 9, 19-22).
La Croce
della libertà è la Croce dell’amore. L’unica illimitata libertà è l’illimitato
amore. I Santi lo testimoniano empiricamente. Siamo liberi quando amiamo. Senza
l’amore l’illimitata libertà diventa illimitata violenza, oppressione e
dissolutezza, come disgraziatamente capita in molte situazioni - anche in
quelle ecclesiastiche – dove è entrato lo spirito di questo mondo,
l’immoralità, la rapina, la copertura e la tolleranza dei potenti a situazioni
illiberali. Ma Dio vede tutto e interviene al momento opportuno con vero giudizio,
come “giusto giudice”.
La richiesta
di vera libertà conduce nel totale amore, l’amore crocifisso e sacrificato.
Quindi libertà senza croce non può esistere. “Prenderò una salita, prenderò
sentieri per trovare gli scalini che conducono alla libertà”, scriveva un
quindicenne eroe e combattente della libertà, spiegando che presupposto della
libertà è la croce, il sacrificio.
La via
della libertà cristiana è la via della croce e dell’ascesi faticosa, della
profonda umiltà, del pentimento, della vittoria sopra se stessi, della
negazione di ogni interesse a favore dell’amore. La vera libertà è unita con
l’amore, si sviluppa dentro la libertà dell’amore. Cristo è il testimone della
libertà e dell’amore, del libero amore tra Dio e uomo.
La legge
della libertà sarà anche la misura del nostro giudizio finale, che si esprimerà
tramite la legge dell’amore. “Parlate e agite come persone che devono essere
giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza
misericordia contro chi non avrà usato misericordia”, dice il Santo Apostolo
Giacomo, il Fratello del Signore (Giac 2, 12-13).
Nell’attuale
società delle rivendicazioni e dei diritti, l’uomo fatica a capire il
significato della vera libertà dell’amore: cercando di dominare i suoi
fratelli, da servitore della libertà si trasforma servo di se stesso.
Comprendiamo
che siamo veramente liberi quando veniamo crocifissi e non quando
crocifiggiamo; quando sacrifichiamo i nostri diritti a favore dei diritti degli
altri; quando offriamo e condividiamo, non quando rivendichiamo. Vera libertà è
nel dare, non nel ricevere.
VI. La libertà come espressione di civiltà e
vita e linea direttiva della storia
Con questi
presupposti di reale libertà non sussistono motivi religiosi per un violento
scontro tra le culture e i principi di Cristianesimo e Islamismo. La recente e
nota teoria dell’inevitabile scontro violento tra queste civiltà non trova
fondamento su veri motivi religiosi. Se le aspirazioni delle nazioni o fattori
geopolitici conducono a conflitti tra popoli musulmani e cristiani, se le
religioni si mettono al servizio dei politici per rafforzare l’idea della
diversità, dell’ostilità di un popolo verso un altro, ciò non ha alcuna
relazione con la vera natura della libertà.
Del resto le guerre e tutti gli atti di inimicizia tra gli
appartenenti alla medesima religione e alle sue variazioni, come gli Ortodossi
di Serbia e i Romano-Cattolici di Croazia, i sunniti e sciiti musulmani,
testimoniano che le cause reali di questi conflitti non sono le divergenze sul
concetto della libertà, ma rivendicazioni riferibili ad altre questioni
pratiche. Ciò diventa ancor più evidente nei casi di conflitto tra popoli che
appartengono precisamente alla medesima fede religiosa, fenomeno che spesso si
manifesta nella storia fino ai nostri giorni.
Il modo fondamentale per appianare ogni differenza etnica,
economica, ideologica e di altra natura è lo sviluppo di dialoghi seri e in
buona fede tra le parti, vivendo il dono divino della libertà quotidianamente e
con coerenza in ogni ambito. E ciò vale specialmente per i capi religiosi.
Altrimenti Dio permetterà catastrofi, distruzioni e insuccessi nelle nostre
opere a causa del cattivo uso del dono della libertà e dell’amore.
La vera
libertà dissolve pregiudizi, contribuisce alla comprensione reciproca e prepara
il terreno per trovare soluzioni pacifiche di tutti i problemi. Ma la più
importante conseguenza della libertà è che avvicina e rivela la vera
personalità di chi dialoga.
E’ la libertà
con la quale Cristo ci ha liberato a costituire l’occasione per superare i
nostri limiti anche nel comprendere il punto di vista del nostro interlocutore.
Questo libera lo spirito dall’unilateralità dell’approccio. In questa apertura
verso la percezione dell’altro c’è un pericolo e sta nel pensare che il
confronto con l’altro metta in discussione i fondamenti stessi della nostra
fede. Non esiste più grande pericolo del valutare che il nostro edificio
spirituale risulti indebolito dalla considerazione che la bellezza e la
perfezione dell’edificio del nostro interlocutore siano migliori delle nostre.
Molti uomini
sono talmente legati alle proprie convinzioni da decidere di sacrificare la
propria vita piuttosto che cambiarle. Da loro si leverà perciò la domanda se
così noi proponiamo l’instabilità e il facile mutamento della fede. Non
proponiamo ciò. Proponiamo invece l’approfondimento, la continua e più profonda
infiltrazione nella verità. Colui che approfondisce questa affermazione
constata che spesso le idee che gli sembravano fino ad allora contraddittorie
si accordano fra di loro.
Il Vangelo ci
mostra un esempio: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà” (cfr. Mt
16,25). Chi vuole salvare la sua vita deve accettare di sacrificarla, perché la
vita si guadagna quando viene sacrificata e non quando con pusillanimità e con
la paura di perderla viene custodita dai pericoli. La contraddizione è
evidente, e l’accettazione di questo schema di antinomia contraddice il
ragionamento di chi rimane rigido. E’ quanto testimoniano coloro che hanno
vissuto nei campi di concentramento: gli amanti della propria vita - quelli che
tentavano custodire se stessi dai pericoli - perdevano la lotta con
l’esistenza, mentre sopravvivevano coloro che volontariamente accettavano il
sacrificio.
Nel profondo
dell’animo di quel padre palestinese - che anni fa ha donato ad un ospedale
israeliano gli organi del suo giovane figlio ucciso dagli israeliani, affinché
fossero trapiantati in un giovane malato senza distinzione, sia israeliano che
palestinese - ha brillato un luminoso raggio di luce che gli ha rivelato la
verità: tutti gli uomini sono fratelli, malgrado in molti oggi disgraziatamente
credano di essere radicalmente diversi dagli altri e di non potere convivere
pacificamente con loro. Come notte e giorno sono un’unica e medesima cosa,
perché non sono un’unica e medesima cosa greco, italiano e giudeo, servo e
libero, uomo e donna, uomo e uomo di qualsiasi tribù, lingua e
religione?
VII. Il libero spirito greco antico
I greci
antichi si sono distinti per la loro capacità di ricevere dal prossimo
conoscenze e idee e di valorizzarle senza il timore di degradazione o
disprezzo. L’altissimo sviluppo dello spirito greco antico durante l’epoca
classica si deve anche a questo incrocio voluto tra le loro idee e quelle di
altri popoli e civiltà, fondendo con discernimento ammirabile in un nuova
sintesi tutto il bene incontrato fuori dall’Ellenismo.
Questa libertà
di spirito si trova alla base di ogni progresso spirituale. Noi crediamo che
dove esiste lo Spirito di Dio lì stia la libertà. Il pericolo che soffre la
libertà spirituale è di non considerare i beni che essa offre. Purtroppo, come
abbiamo già detto, in molti costruiscono un castello spirituale e ideologico
dentro il quale si chiudono per assicurare la propria integrità spirituale.
Malgrado questo sforzo, comprenderanno con il tempo che quanto più si cautelano
contro l’ingresso nello spirito di nuove idee, tanto più “angosciosa”
diventerà la loro vita, perché l’infiltrazione delle idee è talmente forte che
nessun ostacolo ne può impedire l’ingresso nei cuori degli uomini.
Occorre
chiarire che l’approfondimento nella verità della libertà non ha come
conseguenza obbligata il cambio di religione, come viene sostenuto oggi da
molti. E’ possibile che in alcuni casi capiti, e il diritto di ognuno di
cambiare fede deve essere rispettato. Ma parlando di approfondimento noi
intendiamo il miglioramento del modo di pensare e di comprendere, quindi la più
chiara conoscenza della verità nella libertà.
Nella lingua
ecclesiastica greca usiamo la parola “metanoia”, che esattamente significa
cambio della mente, della mentalità, operazione necessaria, secondo i Padri
della Chiesa, vicina al pentimento. “Nel pentimento sincerità, nel pentimento
libertà”, dice San Giovanni Crisostomo (Sul Pentimento, VIII, P.G. 49, 338).
In questo
cambio di mentalità contribuisce molto la conoscenza e l’aspirazione della vera
libertà: speriamo che tramite l’anniversario che stiamo festeggiando
raggiungeremo un migliore approfondimento almeno di quelle verità che
facilitano la pacifica convivenza degli uomini. Perché le differenze tra gli
uomini sono minori della differenza del giorno dalla notte, in ogni caso.
VIII. Il vissuto della vera libertà tra
Cristiani e Musulmani
Di particolare
attenzione necessita lo sviluppo dei temi che si riferiscono alla situazione
dei cristiani nei paesi musulmani e dei musulmani in quelli cristiani. La
situazione dei cristiani in alcuni paesi musulmani ha bisogno di importanti
miglioramenti per consentire libertà e possibilità analoghe a quelle che i
musulmani godono nei paesi cristiani.
C’è bisogno di procedere verso questa direzione abbandonando
le angosciose ferite del passato. La storia ha registrato comportamenti di
popoli e governi cristiani non compatibili con il Vangelo, come anche di
comportamenti di popoli e governi islamici non in accordo con il Corano. E’
tempo di fare come dice il Signore. Di convergere tutti verso ciò che comanda
per tutti la volontà di Dio. Chi ha grazia nel cuore sperimenta che Dio
misericordioso e pietoso non si compiace delle stragi ma della pace, altissimo
bene e dono divino. Cristiani e musulmani gioiscono reciprocamente della parola
di pace che si identifica con la libertà.
IX. Il comportamento della Chiesa Ortodossa di
fronte alla cura per la libertà e i diritti dell’uomo.
Certamente
tutto detto quanto fin qui non sottovaluta le conquiste e i progressi delle
società umane riguardo alle libertà e ai diritti dell’uomo. Queste conquiste
hanno come inizio l’Editto pubblicato 1700 anni fa in questa storica
Città. Perciò avete e abbiamo diritto di esaltare l’atto e le conseguenze
scaturite dall’Editto.
La
preoccupazione che l’uomo sia sostenuto di fronte a ogni ingiusta oppressione e
privazione della sua libertà - espressa anche dopo la Rivoluzione Francese con
la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo” – per il Cristianesimo non è nuova
cosa ma è contenuta nell’insegnamento divino-umano sulla terra, di duemila anni
fa, di Cristo e dei suoi Santi Apostoli (nei Sacri Vangeli e negli scritti
dei Padri Teofori).
E questa preoccupazione non può che avere l’approvazione
della Chiesa.
Ma la
democrazia per la Chiesa è legale solo quando dice la partecipazione del popolo
alla nomina dei capi e del governo, rispettando i diritti di Dio e le leggi
divine. La pretesa della nazione di auto-determinarsi come il supremo
fondamento dei canoni che ispira e istituisce le leggi, non può essere
accettata dalla Chiesa, ma viene bocciata come pretesa luciferina che conduce l’uomo
alla sua auto-distruzione.
Per la Chiesa
ogni sforzo per l’acquisto della libertà deve essere rivolto in primo luogo
verso l’uomo interiore e dopo essere esteso agli altri. Per la Chiesa Ortodossa
l’uomo reca intera la responsabilità di lottare per la realizzazione
dell’aspetto positivo della libertà nella sua persona, di diventare ogni giorno
autenticamente libero, negando sé stesso e la sua tendenza al peccato.
Tutti i
movimenti umani che hanno tentato di raggiungere la libertà fuori da Dio, senza
Cristo, alla fine non solo sono falliti, ma hanno avuto anche conseguenze
catastrofiche per l’umanità.
Non si deve
dimenticare che alla Rivoluzione Francese del 1789, con le sue dichiarazioni
progressiste, hanno fatto seguito le stragi degli anni 1792-94 e i milioni di
morti delle guerre napoleoniche. Non si deve dimenticare che alla Rivoluzione
d’Ottobre in Russia sono seguiti milioni di vittime delle persecuzioni
staliniste e dei terribili campi di concentramento in Siberia.
Purtroppo non
sono solo il fondamentalismo e l’odio religioso a privare l’uomo dei suoi
basilari diritti. E’ anche la sete di libertà senza Cristo, la libertà immorale
che alla fine diventa prigione. Questa sete di libertà non troverà il suo
compimento se l’uomo Europeo non si ricollegherà con l’eredità cristiana di
Costantino Magno, grande e santa personalità che ha tracciato un segno nella
storia del mondo, come solo un santo poteva fare. Quando i popoli
dell’Occidente cercano fondamento alla morale e al diritto solo nell’uomo e
nella nazione dimenticando Dio, allora anche i diritti dell’uomo rimarranno
semplici dichiarazioni sulla carta.
La stessa cosa
succede anche oggi in Medio Oriente. Rivoluzioni, rovesciamento di regimi,
guerre per richiedere più libertà e l’instaurazione della democrazia. Malgrado
ciò i risultati non sono positivi e alcune volte molto scoraggianti.
La violenza
religiosa, l’odio, la mancanza di tolleranza di fronte ai cristiani, continuano
a dominare in Paesi teatro di rivoluzioni. Gli eventi politici che accadono nel
Medio Oriente - luoghi attraversati da Dio - le catastrofi naturali,
l’insicurezza verso il futuro, minacciano i cristiani, la loro vita loro e
quella delle proprie famiglie. In Siria i cristiani di ogni confessione,
chierici e laici, malgrado i grandi sforzi che compiono per rimanere neutrali
nel conflitto civile, malgrado la loro vita tranquilla e pacifica, vengono
provati e minacciati quotidianamente con sequestri e omicidi.
Il
Patriarcato Ecumenico condanna senza dubbi queste e analoghe situazioni.
Lontano da ogni posizione politica riproviamo - come capo spirituale e
Patriarca Ecumenico - l’uso della violenza e le persecuzioni dei cristiani
soltanto e solamente in quanto cristiani.
Non abbiamo
timore di quelli che usano la violenza contro i cristiani, perché la
Resurrezione del Signore ha vinto anche la morte. Come cristiani non abbiamo
paura delle persecuzioni, perché le persecuzioni sono la pagina d’oro della
storia della nostra Chiesa, hanno esaltato santi, martiri ed eroi della fede.
Ma anche non cessiamo di esprimere verso la Comunità Internazionale la nostra
protesta, perché 1700 anni dopo la concessione della libertà religiosa con l’Editto
di Milano, continuano in tutto il mondo, sotto molteplici forme, le persecuzioni.
Facciamo
quindi appello a tutti affinché prevalga la pace e la sicurezza tanto nel Medio
Oriente - dove il Cristianesimo tiene i suoi più venerabili e antichi santuari
e dove la tradizione cristiana è tanto profonda e collegata con la vita del
popolo - quanto in tutto il mondo, dove viene calpestata la libertà della fede
in Cristo con il pretesto del terrorismo, delle guerre, delle oppressioni
economiche e in molti altri modi. Situazioni che si correggono solo con
personali autocritiche, con la Grazia dello Spirito Santo. Tutto questo
condanniamo, proclamando la libertà in Cristo. La libertà è per il cristiano
modo di vita. La più elevata libertà è la purezza della nostra mente e perfetta
libertà è la purezza del cuore. Questa è la libertà di Dio che ha le sue
radici, la sua pienezza e la sua perfezione nella libertà dell’uomo. La libertà
dell’uomo è la libertà di Dio.
L’Editto
di Milano costituisce un momento culminante nella vita dell’umanità e per il
nostro travagliato mondo è speranza per un domani migliore. Ed è al tempo
stesso un suggerimento affinché il mondo comprenda che può raggiungere la sua
reale libertà soltanto in Cristo. Testimonia San Giovanni Crisostomo, Lui che
ha servito nella libertà: “Chi non cerca la gloria, già da ora riceve il premio;
di nessuno è servo, ma libero nella vera libertà” (A Giovanni, 73, P.G. 59,
349).
Amen.
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