XIX DOMENICA T.O.
“Dov’è
il vostro tesoro, là sarà anche il
vostro cuore” (Lc 12,34); leggiamo queste parole di Gesù e ci viene
subito in mente: “Amerai il Signore Dio
tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e
con tutta la tua mente” (Lc 10,27).
Troppe volte
diamo per scontato di amare Dio
e, con troppa superficialità ci auto
convinciamo di essere “buoni cristiani”. Scioccamente ho fatto parte anche io
della categoria, ma oggi riconosco che, “ero
stolto e non capivo” (Salmo 72,22).
Cerchiamo di capire dov’è il nostro cuore
e, solo allora comprenderemo qual è il nostro vero tesoro. Il tesoro, infatti,
è ciò che è talmente prezioso per me, da attirarmi, tanto da occupare i miei
pensieri e condizionare il mio agire. E’ inutile che ci illudiamo: ciò che non
occupa mai i nostri pensieri e non muove le nostre azioni, non è il nostro
tesoro.
Dice Gesù: “La bocca … esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Mt 12,34); la
bocca è come l’imboccatura di un pozzo, ciò che esce è ciò che c’è dentro. Per
capire qual è il mio tesoro, posso cominciare ad ascoltarmi: di cosa parlo
spontaneamente più spesso con chi incontro? di sport; di lavoro; di sesso; si
politica; di me ecc …? Se Dio e la fede sono rinchiusi solo nello spazio
angusto della Domenica, posso davvero pensare che siano il mio tesoro? Posso
illudermi di amare Dio se durante la settimana non ho bisogno di Lui; se non lo
cerco, se non occupa i miei pensieri? Scrive il salmista: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio”
(Salmo 62). Il Signore mi è indispensabile come l’acqua, senza la quale non
si vive?
Il “mondo” fa salti mortali per
conquistare i propri “tesori” - quanta
fatica e ansia per far soldi, per mantenersi in forma, per conquistare una
donna o un uomo, per essere apprezzati, per rimanere giovani e belli, per avere
successo -, dimenticando che “tutto passa, Dio solo resta” (Santa
Teresa d’Avila); e io che sono di Cristo? Per che cosa spendo le miei energie?
Sono davvero attratto dal Signore?
I Santi, ai quali guardiamo troppo spesso solo come intercessori, ci testimoniano
la loro insaziabile sete di Dio: essi sono innanzitutto cercatori di Dio e ci
invitano a diventarli.
E’ celebre un episodio che ha per
protagonista sant’Antonio di Padova: “Mentre frate Antonio predicava a Firenze, morì
un uomo molto ricco che non aveva voluto ascoltare le esortazioni del Santo. I parenti del defunto vollero che i
funerali fossero splendidi e invitarono frate Antonio a tenere l'elogio
funebre. Grande fu la loro indignazione quando udirono il santo frate commentare
le parole del Vangelo: «Dove è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore» (Mt 6,21),
dicendo che il morto era stato un avaro e un usuraio. Per rispondere all'ira
dei parenti ed amici il Santo disse:
"Andate a vedere nel suo scrigno e vi troverete il cuore". Essi
andarono e, con grande stupore, lo trovarono palpitante in mezzo al denaro e ai
gioielli. Chiamarono pure un chirurgo
perché aprisse il petto al cadavere. Questi venne, fece l'operazione e lo trovò
senza cuore. Dinanzi a tale prodigio parecchi avari e usurai si convertirono e
cercarono di riparare al male compiuto”.
Un’altra parabola di Gesù ci riguarda
oggi: “Il regno dei cieli è simile a un
tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44). La nostra
vita è piena di realtà buone e preziose, da custodire con responsabilità, ma
che, portano con sé il rischio di diventare fini e non mezzi e, quindi, di
risultare tesori al posto di Dio. Ricordiamo quando Gesù dice: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto
ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino
la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26)?
Il tesoro è ciò che orienta le mie scelte
concrete e le condiziona, per cui se Gesù non è il mio vero tesoro, sarà altro
o altri a decidere per me, soprattutto quando la volontà di Dio e quella degli
altri “tesori” sarà in concorrenza.
Quanta maggior attenzione dobbiamo avere,
affinché “tesori” decisamente meno preziosi, possano diventare i padroni della
nostra esistenza. Il mio lavoro, per esempio, è un mezzo per mantenere dignitosamente
me e i miei cari, per esprimere i miei doni o il fine della mia esistenza, che
viene prima, non dico, solo di Dio, ma anche della mia famiglia? La politica è
il prezioso strumento per portare la logica buona e bella del Vangelo nella
società o la clava per colpire l’avversario? Lo sport è una legittima passione
o un spaventoso idolo che consuma ogni mia attenzione?
Parafrasando la vicenda dell’usuraio, dove
troverebbero il mio cuore, se oggi rendessi l’anima a Dio?
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