Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 3 agosto 2013

Se uno è in Cristo è una creatura nuova



XVIII DOMENICA T.O.



 Se siete risorti con Cristo … Voi infatti siete morti” (Col 3,1;3). Sembrano strane queste parole che ci vengono rivolte da San Paolo; noi siamo ancora vivi, non morti e, quindi, nemmeno risorti.
     Ne siamo proprio sicuri?

     Ascoltiamo nuovamente san Paolo: “Per mezzo del battesimo … siamo stati sepolti insieme a lui (Cristo) nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti … così anche noi possiamo camminare in una vita nuova … Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché … noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6,4-6).
     Allora è vero che siamo morti e risorti? Certo, ma dobbiamo intenderci.
     Oggi siamo riportati al giorno del nostro Battesimo, nel quale siamo nati di nuovo – a Santa Sofia, la cattedrale di Costantinopoli (oggi purtroppo museo islamico) si trovava una vasca battesimale ancora visibile; se si osserva tale vasca, immediatamente si nota che riprende la forma anatomica di un utero. Questo non è casuale. Il battesimo, infatti, è visto come una rinascita dall’utero della Chiesa. Le acque devono immergere totalmente il corpo del battezzando per tre volte a ricordo della morte e risurrezione di Cristo -. Dal fonte battesimale nasce una creatura  nuova, come quando “uscì” per la prima volta dalle mani di Dio: sana, buona, bella e libera.
     Nella Genesi si racconta, che l’uomo è stato creato da Dio, da un impasto di terra, nel quale il Signore soffiò “un alito di vita” (Gen 2,7). E’ interessante sapere, che altrove si usa un’immagine simile. In un antichissimo testo Babilonese, leggiamo, che l’uomo è creato dall’impasto della terra con il sangue di una divinità malvagia. Qui si sottolinea che l’essere umano è irreversibilmente cattivo, mentre nella Genesi risplende l’esatto contrario: seppure l’essere umano è fragile, porta in sé una bellezza e bontà, che gli vengono direttamente da Dio.
     Quella bellezza che Dio ha donata all’essere umano e che, esso ha buttata via, abusando stupidamente della propria libertà, Dio gliela ridona. Dal fonte battesimale rinasce la splendida creatura voluta da Dio, che ha come “codice genetico” la chiamata alla santità.
     Noi siamo creature nuove; ora dobbiamo scegliere di vivere da creature nuove. I santi ci stanno davanti non come una specie di superuomini/donne, ma come piena realizzazione dell’umanità. Per questo ci piacciono tanto, perché sono persone complete. Essi si lasciano trasformare dallo Spirito Santo, in Cristo, vero modello dell’uomo. I santi non possono essere l’eccezione, devono diventare la regola.
     Questo progetto non è alla nostra portata: da soli siamo destinati a fallire. C’è bisogno di tutta la nostra volontà, desiderio, scelte concrete, ma anche e soprattutto dell’azione insostituibile della grazia di Dio.
     Ci è chiesto di mettere nel cammino di santità lo stesso impegno che mettiamo nel realizzare i progetti che ci stanno a cuore, con una differenza, che questi ultimi non è detto che siano voluti dal Signore e, quindi potremmo veramente faticare invano: “Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. … Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore …” (Qo 2,21s).
     Quando intraprenderemo seriamente questo cammino, pur con i nostri inevitabili limiti,    troveremo a sbarrarci la strada il maligno. Come ha cercato di rovinare definitivamente il capolavoro di Dio, così non può tollerare che alcuno si salvi. Ci mette in guarda San Pietro: “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5,9).

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