XXV DOMENICA T.O.
Il demonio non ha paura della fede,
quando
rimane chiusa dentro le mura della chiesa. Fateci caso; anche i regimi più
anticristiani e quindi antiumani, normalmente cercano di costituire delle Chiese nazionali facendo in modo che tutto sia sotto il controllo governativo e
poi viene concessa la “libertà” di celebrare i riti dentro le chiese. Ciò che
in nessun modo invece è tollerato, è che quella stessa fede celebrata, incida
nelle scelte concrete della vita delle persone.
Un cattolico però non può accettare
questo, perché bisogna “dare a Cesare
quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di
Dio” e, come ci scrive l’apostolo Giovanni: “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e
in lui non c’è la verità” (1Gv 2,4). La fede cristiana ha bisogno di
incarnarsi e di raggiungere tutti gli aspetti della vita della persona, perché
“la fede senza le opere non ha valore”
(Gc 2,20) .
Madeleine Delbrel – straordinaria figura
del cattolicesimo francese – scrive: “Il
Verbo … vuol farsi carne in noi, impadronirsi di noi, perché con il suo cuore
innestato sul nostro, con il suo spirito comunicante col nostro spirito, noi
diamo un inizio nuovo alla sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in
un’altra società umana” (La gioia di
credere, 30).
Il culto è essenziale nella vita di un
cattolico – credente e non praticante, sono di fatto, una contraddizione in termini -,
perché è la via maestra, anche se non
esclusiva, attraverso la quale il Signore ci raggiunge e ci trasforma. Noi veniamo a Messa, preghiamo, meditiamo la Parola e ascoltiamo con passione e
amore la parola dei nostri pastori, per essere progressivamente trasformati in
Cristo. Ecco allora che l’uomo nuovo, che cresce in questa relazione col Signore, vive gli aspetti della sua esistenza in
modo nuovo e non lascia volutamente spazi nei quali Dio non ha voce in capitolo.
Quando un cattolico comincia invece ad affermare:
“sono cattolico, ma …” e impedisce al Signore di condizionare la sua esitenza, pubblica e privata,
c’è probabilmente qualcosa che non va. Gesù ci chiamerebbe “ipocriti” – da ipokrites, attori
che portavano la maschera e recitavano una parte -.
Oggi il Signore ci chiama a prendere
coscienza del nostro modo di vivere il rapporto con il denaro e l’economia. Anche l'economia per un cristiano è cristiana.
Il racconto evangelico sembra, a prima
vista, legittimare e lodare la disonestà, ma non è assolutamente così: anzi.
Gesù dice che non si può servire Dio e mammona e chi è disonesto nel poco,
sarà disonesto anche nel molto. Anche le parole del profeta Amos ci danno una
chiave di lettura. A lui Dio ha detto: “Certo,
non dimenticherò mai tutte le loro opere” e fa riferimento a coloro che
truffano con bilance false e approfittano della debolezza altrui.Quanti stanno approffittando della crisi economica per sfruttare i propri dipendenti, quasi ricattandoli!
Nel Salmo 93 troviamo: “Fino a quando i malvagi, Signore, fino a
quando i malvagi trionferanno? … Dicono:
«Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non intende». Intendete, … Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi
ha plasmato l’occhio, forse non vede? (93,3;7ss).
Il vero centro della parabola appena scoltata, è racchiuso
nella constatazione che “i figli di
questo mondo, infatti, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce”
(16,8).
Chi sono i figli di questo mondo? Sono
coloro che vivono al di fuori della logica evangelica, che pensano e agiscono
in maniere tutta umana; i “figli della
luce” invece, sono coloro che seguono Gesù – “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9) -.
Il Signore sottolinea la prontezza e la
furbizia con cui il fattore cerca — senza un attimo di esitazione — di mettere
al sicuro il proprio avvenire. Ebbene, il cristiano non dovrebbe essere
altrettanto pronto, scaltro e risoluto nell’assicurarsi nel tempo presente il
regno di Dio?
Dal fattore non dobbiamo imparare la
disonestà, ma la prontezza a fare di tutto per vivere da figli del Regno di
Dio. Dobbiamo imparate per i nostri scopi a essere furbi e determinati come i
figli di questo mondo lo sono per i loro.
O Signore,
che continuamente
c'incitasti
a star svegli
a scrutare l'aurora
a tenere i calzari
e le pantofole,
fa' che non ci
appisoliamo
sulle nostre poltrone
nei nostri anfratti
nelle culle in cui ci
dondola
questo mondo di
pezza,
ma siamo sempre
attenti a percepire
il mormorio della tua
Voce,
che continuamente
passa
tra fronde della vita
a portare frescura e
novità.
Fa' che la nostra
sonnolenza
non divenga giaciglio
di morte
e - caso mai - dacci
Tu un calcio
per star desti
e ripartire sempre.
Madeleine Delbrel
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