Per conoscere Gesù
Giovedì, 26 settembre 2013
Per conoscere veramente
Gesù bisogna parlare con
lui, dialogare con lui
mentre lo seguiamo sulla sua
strada. Papa Francesco ha
incentrato proprio sulla
conoscenza di Gesù l’omelia
della messa celebrata questa
mattina, giovedì 26
settembre, nella cappella di
Santa Marta.
Il Pontefice ha preso
spunto dal brano del Vangelo
di Luca (9, 7-9) nel quale
Erode si interroga su chi
sia quel Gesù di cui sente
tanto parlare. La persona di
Gesù, ha ricordato il
Pontefice, ha suscitato
spesso domande del tipo:
«Chi è costui? Da dove
viene? Pensiamo a Nazareth,
per esempio, nella sinagoga
di Nazareth, quando se n’è
andato per la prima volta:
ma dove ha imparato queste
cose? Noi lo conosciamo
bene: è il figlio del
falegname. Pensiamo a Pietro
e agli apostoli dopo quella
tempesta, quel vento che
Gesù ha fatto tacere. Ma chi
è costui al quale
obbediscono il cielo e la
terra, il vento, la pioggia,
la tempesta? Ma chi è?».
Domande, ha spiegato il
Papa, che si possono fare
per curiosità o per avere
sicurezze sul modo di
comportarsi davanti a lui.
Resta comunque il fatto che
chiunque conosca Gesù si fa
queste domande. Anzi,
«alcuni — ha proseguito il
Papa tornando all’episodio
evangelico — incominciamo a
sentire paura di quest’uomo,
perché li può portare a un
conflitto politico con i
romani»; e dunque pensano di
non tenere maggiormente in
considerazione «quest’uomo
che crea tanti problemi».
E perché, si è chiesto il
Pontefice, Gesù crea
problemi? «Non si può
conoscere Gesù — è stata la
sua risposta — senza avere
problemi». Paradossalmente,
ha aggiunto, «se tu vuoi
avere un problema, vai per
la strada che ti porta a
conoscere Gesù» e allora di
problemi ne sorgeranno
tanti. In ogni caso, Gesù
non si può conoscere «in
prima classe» o «nella
tranquillità», tantomeno «in
biblioteca». Gesù lo si
conosce solo nel cammino
quotidiano della vita.
E lo si può conoscere, ha
affermato il Santo Padre,
«anche nel catechismo. È
vero! Il catechismo — ha
precisato — ci insegna tante
cose su Gesù e dobbiamo
studiarlo, dobbiamo
impararlo. Così impariamo
che il Figlio di Dio è
venuto per salvarci e
capiamo dalla bellezza della
storia della salvezza
l’amore del Padre». Resta
comunque il fatto che anche
la conoscenza di Gesù
attraverso il catechismo
«non è sufficiente»:
conoscerlo con la mente è
già un passo in avanti, ma
«Gesù è necessario
conoscerlo nel dialogo con
lui. Parlando con lui, nella
preghiera, in ginocchio. Se
tu non preghi, se tu non
parli con Gesù — ha detto —
non lo conosci».
C’è infine una terza
strada per conoscere Gesù:
«È la sequela, andare con
lui, camminare con lui,
percorrere le sue strade». E
mentre si cammina con lui,
si conosce «Gesù con il
linguaggio dell’azione. Se
tu conosci Gesù con questi
tre linguaggi: della mente,
del cuore, dell’azione,
allora puoi dire di
conoscere Gesù». Fare questo
tipo di conoscenza comporta
il coinvolgimento personale.
«Non si può conoscere Gesù —
ha ribadito il Pontefice —
senza coinvolgersi con lui,
senza scommettere la vita
per lui». Dunque per
conoscerlo davvero è
necessario leggere «quello
che la Chiesa ti dice di
lui, parlare con lui nella
preghiera e camminare nella
sua strada con lui». Questa
è la strada e «ognuno — ha
concluso — deve fare la sua
scelta».
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