XXX DOMENICA T.O.
Parlando del giudizio finale, Gesù
afferma:“verranno radunati tutti i
popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore
dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora
il re dirà a quelli che saranno alla sua destra:
“Venite, benedetti del Padre
mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del
mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i
giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti
abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti”
(Mt 25,32ss)..
Coloro ai quali Gesù sta parlando, non sono
consapevoli del bene fatto; Lui intende “premiarli”, ma essi gli dicono: “Quando
ti abbiamo accolto, vestito, visitato, sfamato e dissetato? Sembrano stupiti.
E’ vero che il Signore sta dicendo soprattutto che, quando si cura una persona
in difficoltà, si ha cura di Lui stesso, ma, penso non sia fuori luogo
affermare che, costoro, nella loro esistenza hanno sparso il dono della
compassione e della carità, ma non se ne sono nemmeno accorti.
Come mai? Perché evidentemente avere cura
e attenzione per gli altri, era il loro
modo di essere. Essi hanno compiuto opere compassionevoli, perché erano
compassionevoli. Un conto è fare la carità e un’altra cosa è essere carità.
C’è invece un’altra parola molto forte di
Gesù: “Quando il padrone di casa si
alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla
porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove
siete”Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e
tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di
dove siete. Allontanatevi da me, voi
tutti operatori di ingiustizia!” (Lc 13,25ss). Questi al contrario,
una volta trovatisi fuori dal Regno di Dio, cercano di elencare le cose buone
che hanno fatte; eppure Gesù gli dice: “Non
so di dove siete!”.
San Paolo ci spiega bene, quando,
scrivendo ai Corinzi, dice: “Se parlassi
le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come
bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della
profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se
possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1Cor 13,1ss). E’ chiaro: si possono fare cose buone, addirittura eroiche, senza che queste contino nulla davanti agli occhi di Dio, perché Dio legge nel cuore di ognuno di noi e sa cosa ci muove ad agire: “Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,13).
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1Cor 13,1ss). E’ chiaro: si possono fare cose buone, addirittura eroiche, senza che queste contino nulla davanti agli occhi di Dio, perché Dio legge nel cuore di ognuno di noi e sa cosa ci muove ad agire: “Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,13).
Confesso che
provo preoccupazione e disagio, quando mi trovo davanti a persone che elencano con soddisfazione le cose che fanno
per Dio e per gli uomini; esse dimenticano infatti, che a Gesù piacciono coloro
“la cui destra non sa ciò che fa la sinistra”. E’ molto difficile aiutarle,
proprio perché credono di non avere bisogno di aiuto. Normalmente si sentono in
pari con Dio, anzi si sentono talmente brave, che è Dio ad avere un debito nei
loro confronti. Il nostro fariseo è talmente contento di sé, che si sente unico
al mondo per la sua bravura: "Non sono come tutti gli altri uomini,
ingiusti, ladri, adulteri".
Dacci o Signore il cuore del pubblicano;
metti dentro noi la capacità di riconoscerci per quello che siamo: creature
fragili, che senza di Te non sanno andare da nessuna parte. Aiutaci, non a fare
il bene, ma a essere bene con te e per te.
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