Il Magistero di Benedetto XVI
Santa Messa nella Piazza Inferiore della Basilica di San Francesco ad Assisi, 17 giugno 2007
Da quando il volto dei lebbrosi, amati per amore di Dio, gli fece intuire, in qualche modo, il mistero della "kenosi" (cfr Fil
2,7), l’abbassamento di Dio nella carne del Figlio dell’uomo, da
quando poi la voce del Crocifisso di San Damiano gli mise in cuore il
programma della sua vita: "Va, Francesco, ripara la mia casa" (2 Cel I, 6, 10: FF
593), il suo cammino non fu che lo sforzo quotidiano di immedesimarsi
con Cristo. Egli si innamorò di Cristo. Le piaghe del Crocifisso
ferirono il suo cuore, prima di segnare il suo corpo sulla Verna. Egli
poteva veramente dire con Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo
vive in me". Che cosa è stata...la vita di Francesco convertito
se non un grande atto d’amore? Lo rivelano le sue preghiere infuocate,
ricche di contemplazione e di lode, il suo tenero abbraccio del Bimbo
divino a Greccio, la sua contemplazione della passione alla Verna, il
suo "vivere secondo la forma del santo Vangelo" (2 Test 14: FF
116), la sua scelta della povertà e il suo cercare Cristo nel volto
dei poveri. È questa sua conversione a Cristo, fino al desiderio di
"trasformarsi" in Lui, diventandone un’immagine compiuta, che spiega
quel suo tipico vissuto, in virtù del quale egli ci appare così attuale
anche rispetto a grandi temi del nostro tempo, quali la ricerca della
pace, la salvaguardia della natura, la promozione del dialogo tra tutti
gli uomini. Francesco è un vero maestro in queste cose. Ma lo è a partire da Cristo. È Cristo, infatti, "la nostra pace" (cfr Ef 2,14). È Cristo il principio stesso del cosmo, giacché in lui tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3). È Cristo la verità divina, l’eterno "Logos", in cui ogni "dia-logos"
nel tempo trova il suo ultimo fondamento. Francesco incarna
profondamente questa verità "cristologica" che è alle radici
dell’esistenza umana, del cosmo, della storia.
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