I DOMENICA DI AVVENTO
“Non
si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti” (Mt 24,39); “se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro,
veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa”
(24,43). Certo che, se leggiamo
queste parole, senza tenere conto di tutto ciò che Gesù ha detto e fatto, con
la sua stessa vita spesa fino alla morte per noi, rischiamo di prendere paura.
Il diluvio infatti parla di distruzione generalizzata e il riferimento al ladro,
certamente non ci consola - da che mondo è mondo, i ladri non hanno mai portato
nulla di buono - .
L’Avvento avrebbe dunque la funzione di
spaventarci? Di farci ricordare che siamo destinati a un giudizio severo, per
cui è bene mettersi in riga? I cristiani sono persone che rispettano le regole
per paura delle punizioni?
Innanzitutto ricordiamoci bene: l’Avvento
ci prepara al Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, ossia alla memoria di Dio
che si è incarnato; Egli ha scelto di farsi bambino, una creatura fragile della
quale tutti avrebbero potuto fare ciò che ne volevano - infatti Erode ha
cercato di sbarazzarsene -. Un neonato è tutto meno che pericoloso. Nascendo, è
come se Dio avesse detto: “Non avere paura di me”. Dio poi, non cambia idea,
soprattutto non cambia la propria natura: Dio è amore.
Allora che cosa ci vogliono dire i testi
di oggi?
Dio è venuto già una volta nella storia
incarnandosi e tornerà per portare a compimento la storia; ogni giorno,
inoltre, Egli “bussa alla porta” di ogni uomo e donna di questo mondo, per
essere accolto in casa. Per questo penso esprimano bene il tempo dell’Avvento
le parole del Cantico dei Cantici:
“Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene
…
Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata”
Eccolo, viene
…
Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata”
(Ct 2,9;10s).
L’Avvento è tempo di
gioia, non di paura; il grido che scaturisce dal cuore è: “Affretta
l’ora e colma la distanza dal regno in cui attendo d’incontrarti” (Inno
della Liturgia delle Ore).
Scrive papa Francesco nella sua
esortazione apostolica: “invito ogni
cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il
suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di
lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è
motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal
Signore».
Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo
passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte.
Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato
ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di
te.
Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue
braccia redentrici» (Evangelii Gaudium).
Eccoci chiamati ancora una volta. Il
Signore ci vuole portare nella “gioia
piena e dolcezza senza fine alla sua destra” (Salmo 15,11).
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