Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 26 aprile 2014

Kirie Elejson

II DOMENICA PASQUA
DIVINA MISERICORDIA

Gesù ha avuto misericordia di noi non per allontanarci, ma per chiamarci a sé. E' venuto mite, umile. Ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò". Il Signore, dunque, guarisce senza eccezioni, senza riserve. … ha scelto discepoli che, interpreti del suo volere, raccogliessero e non tenessero lontano il popolo di Dio”1.
Queste sono le parole con le quali Ambrogio, Vescovo santo di Milano, apre un bellissimo testo sulla misericordia di Dio. Egli scrive anche: “Con quale animo, ... si potrebbe sottoporre alle tue cure chi hai in antipatia ed è convinto che sarà non già oggetto di pietà, bensì di disprezzo da parte del suo medico?”. Quanta gente non chiede perdono e sta a distanza, proprio perché pensa di non essere degna di perdono. Io stesso sono testimone della sofferenza di persone che per decenni non si sono accostati al confessionale, proprio nell'erronea convinzione di non poter essere perdonati.
Invece, noi siamo seguaci di Cristo e del Suo Vangelo, che letteralmente significa, buon messaggio. La buona notizia è che Dio vuole salvarci a tutti i costi. Questa è la misericordia di Dio. Per questo va in cerca della pecora smarrita e non vuole che si strappi troppo presto la zizzania che cresce in mezzo al grano. Per questo, come afferma ancora Ambrogio “non sono da annoverare tra i discepoli di Cristo coloro i quali pensano che la durezza sia da preferire alla dolcezza, la superbia all'umiltà e che, mentre invocano per sé la divina pietà, la negano agli altri”.
Per questo invia i suoi affinché siano dispensatori di perdono: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”.
San Paolo, uomo appassionato e sedotto da Cristo, messaggero della buona notizia, scrive: “Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno” (1Cor 9,22).
Mandando i suoi a perdonare, Gesù afferma che è importante la mediazione; non è vero che è meglio fare tutto da soli, con Dio.
E' vero che la Chiesa può arrivare a non perdonare, ma Gesù non ha affidato un potere arbitrario. Cos'è che impedisce alla Chiesa di perdonare qualcosa? Il rifiuto ostinato di uscire dal proprio peccato.
Chi andrebbe da un medico che, per accontentare i propri pazienti non dice mai loro ciò che veramente li fa stare male? Che non dà mai una cura adeguata, per non spaventarli? Un medico così non farebbe il bene dei pazienti, non li aiuterebbe a guarire, ma a rendere cronica o addirittura mortale la malattia. Gesù non è un medico così. Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La Chiesa, che è Madre e, come ama definirla papa Francesco, “ospedale da campo”, è il luogo dove chiunque vuole guarire, può trovare spazio. Chi invece vuole stare nel proprio male, non può chiedere aiuto alla Chiesa. Pretenderebbe da Lei quello che non può dare; Cisto stesso non la autorizza.
Papa Francesco scrive che, “essere Chiesa … vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo” (EG 114).
La misericordia di Dio è talmente concreta, che s'è fatto uomo per venire a cercare e salvare ciascuno di noi. Poteva stare nel Suo “cielo”, ma voleva insegnarci che chi è misericordioso si sporca le mani.
Signore, mentre, doni a me il tuo amore misericordioso; mentre, per l'ennesima volta mi carichi sulle tue spalle e mi riporti a casa, ti prego, donami un cuore come il tuo, capace di donare agli altri ciò che io stesso ho ricevuto.
1Sant'Ambrogio, La penitenza, I

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