II
DOMENICA PASQUA
DIVINA
MISERICORDIA
“Gesù
ha avuto misericordia di noi non per allontanarci, ma per chiamarci a
sé. E' venuto mite, umile. Ha detto: "Venite
a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò".
Il Signore, dunque, guarisce senza eccezioni, senza riserve. … ha
scelto discepoli che, interpreti del suo volere, raccogliessero e non
tenessero lontano il popolo di Dio”1.
Queste
sono le parole con le quali Ambrogio, Vescovo santo di Milano, apre
un bellissimo testo sulla misericordia di Dio. Egli scrive anche:
“Con quale
animo, ... si potrebbe sottoporre alle tue cure chi hai in antipatia
ed è convinto che sarà non già oggetto di pietà, bensì di
disprezzo da parte del suo medico?”.
Quanta
gente non chiede perdono e sta a distanza, proprio perché pensa di
non essere degna di perdono. Io
stesso sono testimone della sofferenza di persone che per decenni non
si sono accostati al confessionale, proprio nell'erronea convinzione
di non poter essere perdonati.
Invece,
noi
siamo seguaci di
Cristo e del
Suo
Vangelo, che letteralmente significa, buon
messaggio.
La buona notizia è che Dio vuole salvarci
a
tutti i costi. Questa è la misericordia di Dio. Per
questo va in cerca della pecora smarrita e non vuole che si strappi
troppo presto la zizzania che cresce in mezzo al grano. Per
questo, come afferma ancora Ambrogio “non
sono da annoverare tra i discepoli di Cristo coloro i quali pensano
che la durezza sia da preferire alla dolcezza, la superbia all'umiltà
e che, mentre invocano per sé la divina pietà, la negano agli
altri”.
Per
questo invia i suoi affinché siano dispensatori di perdono: “A
chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete
resteranno non rimessi”.
San
Paolo, uomo appassionato e sedotto da Cristo, messaggero
della buona notizia, scrive:
“Mi
sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono
fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno” (1Cor
9,22).
Mandando
i suoi a perdonare, Gesù afferma che è importante la mediazione;
non è vero che è meglio fare tutto da soli, con Dio.
E'
vero che la Chiesa può arrivare a non perdonare, ma Gesù non ha
affidato un potere arbitrario. Cos'è che impedisce alla Chiesa di
perdonare qualcosa? Il rifiuto ostinato di uscire dal proprio
peccato.
Chi
andrebbe da un medico che,
per accontentare i propri pazienti non dice mai loro ciò che
veramente li fa stare male? Che non dà mai una cura adeguata, per
non spaventarli? Un medico così non farebbe il bene dei pazienti,
non li aiuterebbe a guarire, ma a rendere cronica o addirittura
mortale la malattia. Gesù non è un medico così. Egli non vuole la
morte del peccatore, ma che si converta e viva. La Chiesa, che è
Madre e, come ama definirla papa Francesco, “ospedale da campo”,
è il luogo dove chiunque vuole guarire, può trovare spazio. Chi
invece vuole stare nel proprio male, non può chiedere aiuto alla
Chiesa. Pretenderebbe
da Lei quello che non può dare; Cisto stesso non la autorizza.
Papa
Francesco scrive che,
“essere
Chiesa … vuol dire
annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro
mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che
incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino.
La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove
tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a
vivere secondo la vita buona del Vangelo” (EG
114).
La
misericordia di Dio è talmente concreta, che s'è fatto uomo per
venire a cercare e salvare ciascuno di noi. Poteva stare nel Suo
“cielo”, ma voleva insegnarci che chi è misericordioso si sporca
le mani.
Signore,
mentre, doni a me il tuo amore misericordioso; mentre, per l'ennesima
volta mi carichi sulle tue spalle e mi riporti a casa, ti prego,
donami un cuore come il tuo, capace di donare agli altri ciò che io
stesso ho ricevuto.
1Sant'Ambrogio,
La penitenza, I
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