Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

martedì 30 settembre 2014

Ho l'onore ...

Ho l'onore di presentarvi un libro scritto da un'amica. Ve lo consiglio, non perché è un'amica, ma perché il romanzo è veramente bello. Ho  letto la prima bozza, è mi ha conquistato subito.
Elena merita di essere letta, perché ha qualcosa da dire e, di questi tempi, non è una cosa scontata. E' una donna colta, ma soprattutto ha cuore.

Le prossime uscite Neri Pozza


Marta nella corrente

Elena Rausa
Marta nella corrente

collana: I narratori delle tavole
Pagine 272
Euro 16,50


I festeggiamenti per la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio impazzano ancora allorché, in un torrido pomeriggio di luglio del 1982, Aldo Fantini riceve la visita della polizia. Sessant’anni appena toccati, Fantini si stava preparando il suo caffè pomeridiano con la meticolosa cura di chi è da due mesi in pensione,
quando si ritrova al cospetto di un poliziotto alto e magro che, con una voce che suona lontana come in un incubo, gli annuncia che sua figlia Bruna è deceduta in compagnia di un amico in un incidente d’auto verificatosi la notte prima lungo un grande viale di Milano. Con lo stesso tono, il poliziotto aggiunge poi che nell’appartamento di Bruna Fantini è stata ritrovata sola, e naturalmente ignara dell’accaduto, la figlia della giovane donna, una bambina di nome Marta, condotta poi in commissariato. Sono dieci anni che Aldo Fantini non ha più notizie di Bruna, precisamente dal momento in cui la scomparsa della moglie ha significato anche l’allontanamento di casa della figlia. Ignorava così tutto della vita di Bruna, innanzi tutto che avesse a sua volta una figlia e che lui fosse diventato nonno.Dolore e compassione cancellano tuttavia le colpe e i torti degli anni, e così l’uomo non esita a decidere di prendersi totalmente cura della nipote. Ne chiede l’affidamento e, dopo essersi recato a casa della figlia, recupera vestiti, bambole, scatole di perline, cassette di lacca rossa per cercare di alleviare sofferenza e solitudine della bambina. Ma è un nonno che Marta non ha mai conosciuto, un estraneo per la ragazzina. Il destino, però, si sa, tesse segretamente i suoi fili, e li svolge  secondo misteriose affinità. Marta viene affidata alle cure della dottoressa Emma Donati, che non è soltanto un’esperta psicologa. Come Marta, un mucchietto d’ossa di sette anni che, con i muscoli tesi, non risponde a nessuno e reagisce alla morte della madre col silenzio ostinato di chi vuole negare la perdita, così Emma Donati è segnata dalla volontà di sfuggire il dolore attraverso il silenzio e la negazione. Sopravvissuta ad Auschwitz, ha nascosto per anni una ferita indelebile apertasi nel suo cuore durante gli anni di prigionia. Una ferita che, al cospetto del senso di colpa di Marta per la tragedia di cui si sente responsabile, sanguina di nuovo e richiede una definitiva guarigione. Con una scrittura impeccabile e attenta ai dettagli, e uno sguardo che spazia dal dramma della Shoah alla Milano degli anni Ottanta, Marta nella corrente svela il talento di una scrittrice capace come pochi di dar voce con grazia alle emozioni e ai moti più intensi dell’animo.
Marta ha sette anni e non parla dopo la morte di sua madre.
Emma deve fare i conti con i suoi fantasmi e le indelebili ferite dell'Olocausto.
Una bambina e una donna unite dal dolore e dalla forza delle parole.
Un romanzo sorprendente per la maturità della scrittura e la forza dei sentimenti.

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