Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 23 novembre 2014

Una mattina della settimana scorsa


CRISTO RE DELL’UNIVERSO


     Una mattina della settimana scorsa, si è presentato qui in convento un giovane amico; parlando un attimo e domandandogli come mai fosse da noi, ho scoperto che era venuto per me. Dovete sapere che non sono molto abituato a questo, perché spesso le persone mi avvicinano per chiedere qualcosa – del resto questa è la mia vocazione -. Questo ragazzo si era accorto che stavo vivendo, per varie ragioni, un momento faticoso e ha voluto essermi vicino, accompagnandomi per tutta la mattinata, poi si è congedato, abbracciandomi.

     Questa testimonianza non è altro che un’esegesi delle parole di Gesù. Spesso pensiamo che il Signore ci chieda cose eroiche e dimentichiamo che, forse, basta guardarci intorno con attenzione, per accorgerci che al nostro fianco c’è qualcuno che ha fame di una parola che, è malato di solitudine o di mancanza di autostima; che è imprigionato nel proprio peccato e ha bisogno di qualcuno che gli dia un suggerimento; che è nudo, perché ha perso la sua dignità e, ha bisogno di un fratello che lo aiuti a recuperarla; che è affamato di verità e non sa a chi chiederla.

     Per potersi accorgere di chi ci passa vicino, è indispensabile, non vivere ripiegati solo sui propri problemi e necessità. Purtroppo, ci sono persone, che hanno lo sguardo sempre rivolto a se stessi; sanno vedere tutto ciò che gli manca, tutte le ingiustizie – vere o presunte - che subiscono che, si compiangono di continuo, quindi, non hanno spazio per nessun altro. L’egocentrismo e l’amore eccessivo per sé, sono due dei motivi fondamentali  per cui non si soccorre l’altro. L’eccessiva compassione per sé toglie forza alla compassione per gli altri.

     Gesù non dice che non dobbiamo preoccuparci di noi stessi, guai, ma sa bene che, nella Chiesa, ognuno deve pensare all’altro. Gesù ci invita a posare lo sguardo sugli altri e agli altri chiede di posare lo sguardo su di noi. Siamo chiamati a prenderci cura a vicenda gli uni degli altri.

     Sapete che noi frati abbiamo una mensa che, quotidianamente, offre del buon cibo a circa 120 persone. La città ci è riconoscente per questo, eppure devo confessarvi che, per me non è sufficiente dare da mangiare; tra l’altro non è una prerogativa dei cristiani riempire la pancia delle persone. Alcune volte i nostri ospiti sono venuti a lamentarsi con me, perché da noi o in altre realtà caritative non sono stati trattati  con cortesia. Queste persone hanno percepito che, anche se gli stava dando da mangiare, non si era compresa fino in fondo la loro sofferenza. Capite l‘importanza delle parole di Gesù? Egli vuole che guardiamo l’altro e lo custodiamo nella sua interezza; che lo accogliamo come persona, non come utente di servizi.

     Mi sto accorgendo dei miracoli che produce l’amore; persone che vivono da anni in maniera scombinata e, a volte, degradata, vedono germogliare bellezza. 

     Scrive don Tonino Bello, vescovo di Molfetta che, Gesù non ha pagato un salvatore, ma si è incarnato per accostarsi alle piaghe dell’uomo e si è lasciato uccidere per questo. Sono parole bellissime e molto forti, perché ci dicono che il Signore interpella noi personalmente, non ci chiede di vedere le sofferenze e poi, delegare agli altri. Gesù mi dice: “Guardanti intorno e quello che puoi fare, fallo! Non ce la fai da solo? Chiedi aiuto; ma prima sporcati le mani, lascia che la fatica dell’altro diventi un po’ tua”.

     Lodo il Signore, perché nella mia vita mi ha dato il privilegio di incontrare frati e, soprattutto laici, capaci di amare con gratuità, accettando di assumersi tutte le fatiche del caso.

    

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