CRISTO RE DELL’UNIVERSO
Una mattina della settimana scorsa,
si è presentato qui in convento un giovane amico; parlando un attimo e
domandandogli come mai fosse da noi, ho scoperto che era venuto per me. Dovete
sapere che non sono molto abituato a questo, perché spesso le persone mi avvicinano
per chiedere qualcosa – del resto questa è la mia vocazione -. Questo ragazzo
si era accorto che stavo vivendo, per varie ragioni, un momento faticoso e ha
voluto essermi vicino, accompagnandomi per tutta la mattinata, poi si è
congedato, abbracciandomi.
Questa testimonianza non è altro che un’esegesi delle parole di Gesù.
Spesso pensiamo che il Signore ci chieda cose eroiche e dimentichiamo che,
forse, basta guardarci intorno con attenzione, per accorgerci che al nostro
fianco c’è qualcuno che ha fame di una parola che, è malato di solitudine o di
mancanza di autostima; che è imprigionato nel proprio peccato e ha bisogno di
qualcuno che gli dia un suggerimento; che è nudo, perché ha perso la sua
dignità e, ha bisogno di un fratello che lo aiuti a recuperarla; che è affamato
di verità e non sa a chi chiederla.
Per potersi accorgere di chi ci passa vicino, è indispensabile, non
vivere ripiegati solo sui propri problemi e necessità. Purtroppo, ci sono
persone, che hanno lo sguardo sempre rivolto a se stessi; sanno vedere tutto
ciò che gli manca, tutte le ingiustizie – vere o presunte - che subiscono che,
si compiangono di continuo, quindi, non hanno spazio per nessun altro. L’egocentrismo
e l’amore eccessivo per sé, sono due dei motivi fondamentali per cui non si soccorre l’altro. L’eccessiva
compassione per sé toglie forza alla compassione per gli altri.
Gesù non dice che non dobbiamo preoccuparci di noi stessi, guai, ma sa
bene che, nella Chiesa, ognuno deve pensare all’altro. Gesù ci invita a posare
lo sguardo sugli altri e agli altri chiede di posare lo sguardo su di noi. Siamo
chiamati a prenderci cura a vicenda gli uni degli altri.
Sapete che noi frati abbiamo una mensa che, quotidianamente, offre del
buon cibo a circa 120 persone. La città ci è riconoscente per questo, eppure
devo confessarvi che, per me non è sufficiente dare da mangiare; tra l’altro non
è una prerogativa dei cristiani riempire la pancia delle persone. Alcune volte
i nostri ospiti sono venuti a lamentarsi con me, perché da noi o in altre
realtà caritative non sono stati trattati
con cortesia. Queste persone hanno percepito che, anche se gli stava
dando da mangiare, non si era compresa fino in fondo la loro sofferenza. Capite
l‘importanza delle parole di Gesù? Egli vuole che guardiamo l’altro e lo
custodiamo nella sua interezza; che lo accogliamo come persona, non come utente
di servizi.
Mi sto accorgendo dei miracoli che produce l’amore; persone che vivono
da anni in maniera scombinata e, a volte, degradata, vedono germogliare
bellezza.
Scrive don Tonino Bello, vescovo di Molfetta che, Gesù non ha pagato un
salvatore, ma si è incarnato per accostarsi alle piaghe dell’uomo e si è
lasciato uccidere per questo. Sono parole bellissime e molto forti, perché ci
dicono che il Signore interpella noi personalmente, non ci chiede di vedere le
sofferenze e poi, delegare agli altri. Gesù mi dice: “Guardanti intorno e
quello che puoi fare, fallo! Non ce la fai da solo? Chiedi aiuto; ma prima sporcati
le mani, lascia che la fatica dell’altro diventi un po’ tua”.
Lodo il Signore, perché nella mia vita mi ha dato il privilegio di
incontrare frati e, soprattutto laici, capaci di amare con gratuità, accettando
di assumersi tutte le fatiche del caso.
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