VI DO. T.O.
“Chi vede
me, vede colui che mi ha mandato” (Gv 12,45). Ci siamo talmente abituati a Gesù,
alle Sue parole che, a volte, facciamo fatica a riconoscere quanto è dirompente
il Suo Vangelo e quanto è bello il volto di Dio, che solo Lui ci mostra.
“Il
lebbroso colpito da piaghe, porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato
fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!. Sarà impuro finché
durerà in lui il male; è impuro, se ne starà fuori dall’accampamento” (Lv
1345s). Innanzitutto quando la Bibbia parla di lebbra, non intende solamente il
morbo di Hansen, ma ogni malattia della pelle. Quello che è più importante, però,
è che queste malattie, erano considerate manifestazioni esteriori del peccato,
quasi un marchio di infamia impresso da Dio nella carne del peccatore.
Il malato veniva radicalmente emarginato
dal contesto sociale e toccava al sacerdote la dichiarazione di impurità, come
anche la riammissione in caso di guarigione.
Proviamo a guardare Dio che emerge in
trasparenza da questa situazione: Dio emargina e segna visibilmente il
peccatore, affinché tutti possano evitarlo. E’ come la stella gialla che
portavano gli ebrei durante la barbarie nazista o il marchio sulla carne degli
schiavi, come le bestie o la “lettera scarlatta” dell’adultera nel celebre
romanzo di Hawthorne; è lo stesso meccanismo che applicano in mezzi di
comunicazione, quando trovano una vittima da buttare in pasto al pubblico.
Considerando che il primo e fondamentale
comandamento è: “Amerai il Signore Dio
tuo, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze”, è
chiaro che un Dio così, è un po’ difficile da amare.
Ecco allora perché l’episodio evangelico
di oggi e “buona e bella notizia”. La prima reazione di Gesù davanti a quest’uomo
ammalato ed emarginato è la compassione.
Il verbo greco splagchnizomai indica lo sconvolgimento interno
delle viscere (splachna), considerate
la sede dei sentimenti. Come è diverso il volto di Dio. Gesù non si accontenta
di una emozione interiore, ma ci insegna che, la compassione, quando è
autentica, porta all’azione. Egli infatti compie un gesto impensabile: tocca il
malato. Dio per prima cosa, riporta la persona dentro il mondo delle relazioni,
riporta dentro l’emarginato; riduce la distanza voluta dagli uomini.
Non illudiamoci, Dio non ama il peccato; non lo vuole e lo combatte, per
questo dobbiamo smettere di parlare di una misericordia divina che consente
tranquillamente di stare nel peccato. E’ altrettanto certo, però, che Dio ama
ogni persona, nonostante il peccato personale. Dio non vuole emarginare, Dio
vuole guarire.
In questo senso ritorna molto attuale la definizione della Chiesa, come “ospedale
da campo”, detta da papa Francesco. L’ospedale è un luogo dove prima di tutto
si accoglie, non si guarda se chi arriva è amico o nemico, tutti hanno il
diritto di essere ricevuti e curati. La Chiesa è questo luogo di cura, perché
il Suo Signore vuole questo. La Chiesa è il luogo della compassione autentica
e, dove le persone possono lasciarsi toccare.
Io credo che, nonostante i nostri peccati di uomini e donne di Chiesa,
non c’è dubbio che rimaniamo per tanti, se non per tutti, uno spazio
straordinario di compassione. Laddove c’è un cristiano o una comunità che
emargina, stigmatizza, esclude, forse il Signore non è riuscito a mostrare il
Suo volto e a incidere nei cuori.
Signore, fammi
buon amico di tutti,
fa'
che la mia persona ispiri fiducia:
a
chi soffre e si lamenta,
a
chi cerca luce lontano da te,
a chi
vorrebbe cominciare e non sa come,
a
chi vorrebbe confidarsi
e
non se ne sente capace.
Signore
aiutami,
perchè
non passi accanto a
nessuno
con
il volto indifferente,
con
il cuore chiuso,
con
il passo affrettato.
Signore
aiutami, ad accorgermi subito:
di
quelli che mi stanno accanto,
di
quelli che sono preoccupati
e
disorientati,
di
quelli che soffrono senza mostrarlo,
di
quelli che si sentono isolati
senza
volerlo.
Signore,
dammi
una sensibilità che sappia
andare
incontro ai cuori.
Signore,
liberami dall'egoismo,
perché
Ti possa servire,
perché
Ti possa amare,
perché
Ti possa ascoltare
in
ogni fratello
che
mi fai incontrare.
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